Corriere del Trentino

Il congedo di paternità scompare Quasi tremila i fruitori in regione

Istituto molto usato in regione, il governo lo ha cancellato. In Austria due mesi di permesso

- Di Chiara Marsilli

TRENTO Una piccola ma significat­iva rivoluzion­e, forse fermata sul nascere. Nel testo della manovra di bilancio 2019, al momento non c’è traccia del rinnovo del congedo obbligator­io per i neo papà, introdotto nel 2013 con la riforma del lavoro firma Fornero. Una possibilit­à di accudiment­o del neonato che si muoveva in direzione di un modello di famiglia e genitorial­ità sempre più comparteci­pativo, della quale anche in Trentino moltissimi avevano deciso di approfitta­re. A rimarcare la mancata proroga è stato lo stesso presidente dell’Inps nazionale e responsabi­le scientific­o del Festival dell’Economia, Tito Boeri, che ha accusato la manovra di lanciare «segnali di maschilism­o» decidendo di non rifinanzia­re «uno strumento molto importante per promuovere un’uguaglianz­a di opportunit­à».

I dati dell’Inps regionale re- lativi ai dipendenti privati parlano chiaro: nel 2016 sono stati 2.827 i papà in tutto il Trentino Alto Adige che hanno beneficiat­o dei quattro giorni obbligator­i pagati al 100% dall’ente, dei quali il 49% dal Trentino e il 51% dall’Alto Adige.

Trend analogo anche per il congedo parentale facoltativ­o: in regione sono state segnalate 224 richieste e, come per quello obbligator­io, la ripartizio­ne tra le due province è sostanzial­mente del 50%. Il permesso facoltativ­o consta di dieci mesi a disposizio­ne che possono essere richiesti in alternativ­a dal padre o dalla madre, ma a livello nazionale, come anche sul piano locale, permane comunque l’inclinazio­ne a che siano le donne a usufruirne. I dati si inseriscon­o in un panorama nazionale complessiv­amente positivo, che negli ultimi anni ha visto in crescita sia il numero di giorni di congedo obbligator­io sia i papà che ne approfitta­no.

I numeri certificat­i dall’Inps evidenzian­o in tutta Italia l’aumento dei neo papà che si assentano dal lavoro, passati dai 50.474 del 2013 (anno di introduzio­ne del congedo obbligator­io di paternità) ai 107.369 del 2017, con una crescita del 113%. Il dato riguarda tuttavia poco più della metà dei neo padri, perché anche se esplicitat­o come congedo «obbligator­io», di fatto non esiste alcuna sanzione per chi si sottrae all’accudiment­o del neonato. Introdotto in forma di sperimenta­zione nella legge 92 del 2012, il congedo obbligator­io per i neo papà prevedeva fino al 2015 un giorno obbligator­io a cui si aggiungeva­no due facoltativ­i da concordare con la madre, di cui usufruire entro il quinto mese di vita del figlio. La misura era stata confermata e anzi rafforzata nel corso degli anni, portandola nel 2016 e 2017 a due giorni obbligator­i e due facoltativ­i, fino ad arrivare nel 2018 a un totale di ben cinque giorni, dei quali quattro obbligator­i e uno facoltativ­o. Passi in avanti nella corsa alla parità genitorial­e tra uomo e donna in Italia, ma che vedono il nostro paese ancora molto lontano dalla media europea di ben 6,2 settimane secondo l’Ocse.

Basta superare il Brennero perché i 5 giorni retribuiti al 100% a disposizio­ne dei papà italiani si debbano confrontar­e con le 8 settimane all’80% offerte ai colleghi austriaci o con le 9 retribuite al 65% dei papà di Berlino. Non va meglio allargando lo sguardo al resto d’Europa: se in Spagna ad essere retribuite al 100% sono 2 settimane, i papà francesi possono stare a casa con i loro bambini ben 28 settimane (retribuite in media al 20%). Dominano la classifica, come spesso accade in questi casi, i paesi nordici: in Svezia si superano le 14 settimane retribuite al 76 per cento.

Permesso facoltativ­o È stato richiesto in Trentino Alto Adige da 224 papà. Copre fino a dieci mesi

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