Renata Pighetti non si dà pace «Tante liti, ma mai stato violento»
Omicidio, armi tenute nascoste. Giovedì l’ultimo abbraccio ad Alessandro
TRENTO Non si da pace Renata Pighetti. Le ore passano, gli investigatori dell’Arma della compagnia di Rovereto e del nucleo investigativo di Trento continuano a lavorare senza sosta per ricostruire attimo dopo attimo l’agghiacciante tragedia, le ore prima del delitto e la vita di Massimo Toller oltre le mura domestiche. Ma per lei la vita si è fermata venerdì quando il marito, quell’uomo che aveva amato e difeso, nonostante tutto, aveva cercato di aiutare con coraggio e sacrificio, ha esploso i colpi che hanno ucciso il suo Alessandro. Aveva solo 31 anni e una vita tutta da costruire. Quel giorno Alessandro aveva un colloquio di lavoro a Mattarello, la mamma si era affrettata a stampargli il curriculum. È difficile anche solo immaginare un dolore così profondo. Il mondo di Renata in pochi attimi è crollato e ora il pensiero continua a tornare sulle liti, frequenti, tra il marito e il figlio, «ma mai violente», ha spiegato.
Renata l’ha ripetuto tante volte agli amici, che in questo momento così difficile si stanno prendendo cura di lei, e agli stessi carabinieri che ieri l’hanno sentita a lungo, su richiesta del pm Fabrizio De Angelis. La donna ha parlato dei litigi che si acuivano soprattutto quando Massimo Toller beveva. «Spesso litigavano, altre volte andavano d’accordo, ma non era mai stato violento». Quel giorno però qualcosa è scattato nella mente del sessantenne, annebbiata dall’alcol. Ha preso la pistola e l’ha rivolta contro Alessandro, lui era riuscito a disarmarlo e aveva chiamato la mamma. Lei aveva cercato, ancora una volta, di rimettere le cose a posto per amore delglie la sua famiglia, ma Massimo aveva perso la testa. La sera ha imbracciato il fucile e ha sparato uccidendo Alessandro dal balcone della sua casa a Costa di Folgaria, poi ha rivolto l’arma contro se stesso. Un raptus, è difficile capire. I carabinieri sono al lavoro, si cercano risposte anche se da un punto di vista giudiziario l’inchiesta è già chiusa e con la morte di Massimo verrà archiviata. Ora le indagini si stanno concentrando soprattutto sulle armi delle quali la mo- non ha mai saputo nulla, fino a venerdì. Si cerca di capire dove Massimo Toller aveva acquistato la vecchia pistola Walther P38 e il fucile, un Voerw calibro 22 (un’arma spesso usata dai bracconieri perché è piccola ed è facile da nascondere), quando le aveva comprate e soprattutto da chi. I militari insieme ai colleghi della stazione hanno cercato ovunque tracce, biglietti, appunti che possano aiutarli a capire dove e quando sono state acquistate le armi e dove Toller le aveva nascoste. Nel frattempo ieri il pm ha concesso il nulla osta per la sepoltura per Alessandro Pighetti. I funerali si terranno giovedì pomeriggio alle 14.30, quelli di Massimo Toller non sono stati fissati.