«Sapevo sarebbe andata così Ognuno fa il proprio gioco Ma io rimango tranquillo»
TRENTO Ha seguito tutti gli interventi seduto al suo posto tra i banchi della maggioranza. Accogliendo le parole di sostegno degli alleati di governo (la leghista Mara Dalzocchio, Rodolfo Borga di Civica Trentina, Claudio Cia di Agire, Giorgio Leonardi di Forza Italia e lo stesso governatore Maurizio Fugatti). Ma anche le riflessioni degli «avversari» dell’opposizione, che «nulla» hanno obiettato su di lui «a livello personale» («Non è quello che contestiamo» hanno precisato tutti). Ma che di fatto — uscendo dall’Aula per ben due volte e facendo mancare così il numero legale — hanno bloccato un’elezione a presidente del consiglio provinciale che già probabilmente in cuor suo pregustava. «Io in ogni caso rimango sereno» ha spiegato a tutti, ieri mattina, Walter Kaswalder (Autonomisti popolari), diventato il vero protagonista della prima seduta del consiglio provinciale. Fuori dall’Aula, alla buvette, ha stretto mani e raccolto pacche sulle spalle, mantenendo la solita tranquillità. «Sono stato eletto come consigliere. Il resto è in più» ha sottolineato ancora Kaswalder, che ora avrà una settimana di attesa prima di capire se potrà sedersi sullo scranno che la scorsa legislatura era di Bruno Dorigatti e che ieri ha occupato, come consigliera anziana, l’ex presidente del consiglio comunale di Trento Lucia Coppola. «La Lega — ha osservato l’autonomista — ha proposto me e non credo ora voglia cambiare idea».
Consigliere Kaswalder, due fumate nere nella prima seduta del consiglio e terza votazione rinviata a martedì prossimo. Non succede di frequente: solo nel 1998 il presidente non era stato eletto durante la prima seduta. Cosa ne dice? È un piccolo record.
I precedenti
«Le due fumate nere? Le avevo messe in conto, non mi hanno sorpreso»
Le posizioni
«Non temo che la Lega cambi idea sul mio nome: mi pare ci sia convinzione»
«In realtà mi pare normale così. Mi ricordo della trafila di tre mesi vissuta nel 1998, che terminò con l’elezione di Mario Cristofolini. Ma anche l’elezione di Kessler non fu così lineare».
Quindi non è sorpreso dell’esito di questa prima giornata di consiglio provinciale?
«No, sapevo che sarebbe andata così. Mi aspettavo due fumate nere anche dopo le dichiarazioni degli ultimi giorni».
L’opposizione sostiene che la presidenza del consiglio dovrebbe essere frutto di un confronto condiviso tra le forze politiche dell’Aula. Giorgio Tonini ha fatto due ipotesi: o un nome di minoranza o un consigliere di maggioranza condiviso però con le opposizioni. Cosa risponde?
«Che è ormai prassi consolidata che il nome del presidente del consiglio venga fatto da chi sta alla maggioranza. Vediamo ora come andrà avanti e se si riuscirà a trovare una quadra. Io, in ogni caso, sono tranquillo».
Però il ruolo di presidente del consiglio lo stava già un po’ pregustando: dopo giorni di trattative, il suo nome di fatto è stato condiviso dall’intera coalizione. Non te-
me che ora cambi qualcosa?
«Ripeto: io sono tranquillo. Sono stato eletto consigliere provinciale. Tutto il resto è in più».
Ha parlato con il presidente della Provincia Maurizio Fugatti? Dopo le due votazioni mancate e le prime trattative è emerso anche il nome della leghista Mara Dalzocchio come possibile mediazione.
«La Lega ha proposto il mio nome e mi pare che sia convinta di questa scelta. Non mi pare ci siano cambiamenti in vista».
Come giudica gli interventi del centrosinistra nei suoi confronti? È davvero una questione di metodo o secondo lei ci sono veti anche sul suo nome? Magari dai suoi ex compagni di partito del Patt.
«Con gli esponenti del Patt non parlo da due anni. E, onestamente, non mi interessa cosa pensano di me. Loro facciano pure il loro gioco. Tutti si prenderanno le proprie responsabilità».