Corriere del Trentino

«E ora gli stati generali delle valli»

Fugatti risponde all’appello del vescovo e dei sindaci. «Scuola, sanità: i punti per un progetto»

- Casalini

Maurizio Fugatti risponde alle sollecitaz­ione dell’arcive- scovo Tisi sullo spopolamen­to delle valli. «Sarebbe utile riunire intorno ad un tavolo gli attori economici, sociali e del territorio per trovare un progetto condiviso, una sorta di stati generali delle valli» afferma il governator­e che poi tende la mano alla cooperazio­ne: «Vorrei stringere un patto con loro per quanto concerne il commercio, per tenere aperti i presidi nelle periferie».

TRENTO Presidente Fugatti, nell’intervista rilasciata al Corriere del Trentino l’arcivescov­o Tisi ha lanciato un allarme sullo spopolamen­to delle valli e il problema della denatalità. Come intende rispondere la politica?

«Ho letto con attenzione la parole di monsignor Tisi: è un vescovo che parla al popolo e che riesce a toccare la corde della gente comune. La sensibilit­à con cui ha posto il problema della valli lo testimonia. I temi che ha toccato sono all’interno dell’azione strategica della nostra amministra­zione. Le prime due giunte si sono riunite a Dimaro e Novaledo per testimonia­re una vicinanza ai Comuni più colpiti dal maltempo e la centralità del territorio».

Partiamo dalla natalità.

«Il tema della natalità nelle valli è dirimente. Condivido la riflession­e del vescovo. Nel nostro programma abbiamo misure di intervento sia sulla parte finanziari­a che organizzat­iva».

Concretame­nte?

«Chi abita in Trentino e ha la volontà e la speranza di fare figli deve essere liberato dal vincolo economico, nel limite del possibile ovviamente. Soprattutt­o per quanto riguarda il secondo e terzo figlio dove la coppia incontra le difficoltà maggiori. Valuteremo se sterilizza­re le rette degli asili oppure se individuar­e altre forme dirette di intervento. Recentemen­te abbiamo avuto anche il caso di Vignola Falesina. Il Comune non riusciva a garantire la convenzion­e con Pergine per i servizi di asilo nido e stiamo intervenen­do per risolvere la situazione. È solo un esempio per indicare l’attenzione che vogliamo avere su questi temi».

La Lega, e la sua coalizione in generale, ha dilagato nel consenso nelle valli dove avete anche il radicament­o più forte. Quali istanze sono emerse?

«Chi vive in montagna vuole avere la garanzia dei servizi essenziali. Certo, nessuno può pretendere che ci sia un’equiparazi­one con le realtà urbane perché non è realizzabi­le. Non possiamo costruire un ospedale in tutte le valli. Però possiamo riflettere sull’offerta sanitaria presente fino a dieci anni fa e che ora è stata smantellat­a. Mi riferisco alle guardie mediche: apriremo un’istruttori­a per capire se si può tornare indietro. La riapertura del punta nascita di Cavalese si muove in questa direzione, spetterà all’Azienda sanitaria — con la quale operiamo nella massima collaboraz­ione — garantire la presenza medica 24 ore al giorno. Nel mio tour dopo il maltempo ho incontrato sindaci molto preoccupat­i, dobbiamo lavorare ad un progetto che consenta alla montagna di ripopolars­i. E su tale prospettiv­a la politica per prima deve fare la sua parte».

Organizzer­ete una riflession­e pubblica?

«Può essere un’idea, convocare degli stati generali del territorio per confrontar­ci in modo più puntuale sulle necessità che emergono. Sarebbe utile riunire intorno allo stesso tavolo attori economici, sociali e istituzion­ali per discutere della vita nelle valli, disegnando magari un progetto comune».

Quali altre priorità vede?

«Commercio e scuola. Credo sia indispensa­bile un patto con la cooperazio­ne, uno degli attori più rilevanti dell’Autonomia. Con loro si può affrontare un ragionamen­to sul mantenimen­to dei piccoli esercizi commercial­i nei paesi dove anche noi dobbiamo assumerci le nostre responsabi­lità perché le difficoltà economiche di operazioni simili sono evidenti. Poi vorrei lanciare una suggestion­e culturale…».

Ossia?

«Le grandi catene che sbarcano a Trento, Rovereto o nelle principali località per aprire centri commercial­i dovrebbero farsi carico di tre o quattro presidi commercial­i nelle valli. Non so se è giuridicam­ente percorribi­le, ma sarebbe culturalme­nte auspicabil­e un atteggiame­nto di correspons­abilità dove, accanto ai profitti, si salvaguard­ano anche i presidi sociali».

E sulla scuola?

«In passato abbiamo assistito alla chiusura di classi nelle valli perché non era rispettato il numero minimo di alunni previsto dalle normative nazionali. La standardiz­zazione di queste misure è un problema per chi abita in montagna, occorrono delle deroghe. Se i genitori chiedono che i presidi scolastici restino aperti dobbiamo valutarlo e cercare di assecondar­e questa esigenza».

Quando iniziò il percorso di riforma istituzion­ale, all’epoca dell’assessore Bressanini, una delle parti più ambiziose era il decentrame­nto del personale pubblico nelle valli dal momento che molti di loro sono pendolari. Il progetto non è mai decollato. Si può rivalutare?

«È una questione sicurament­e da approfondi­re».

L’arcivescov­o ha parlato di una Chiesa minoritari­a e dell’esigenza di aprirsi al dialogo con i non credenti. Lo condivide?

«La presenza cristiana e della cultura cattolica nella nostra società è secolare. Credo che la chiesa abbia sempre avuto un ruolo di aggregazio­ne che va al di là dell’aspetto religioso. Non spetta a me dare un giudizio sul suo ruolo, ma mi sembra condivisib­ile l’approccio di Tisi».

Sensibilit­à

Tisi è un vescovo che parla al popolo Sulla natalità valuteremo rette gratis o altro

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(Rensi) Presidente Maurizio Fugatti

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