Corriere del Trentino

Rabbia Passerini «Decisione ipocrita Immagine penosa dell’Autonomia»

- E. Fer.

TRENTO Vincenzo Passerini, già presidente del Coordiname­nto nazionale comunità di accoglienz­a del Trentino Alto Adige, come giudica la decisione di Fugatti di accogliere solo metà dei richiedent­i asilo ospitati alla residenza Fersina pur non essendo inseriti nel classico percorso di accoglienz­a?

«La ritengo una decisione ipocrita, perché queste persone o avevano il diritto di restare, dunque Comune e questura che li hanno accolti avevano ragione, oppure di questo diritto erano privi e allora se ne dovevano andare tutti. Ci sono delle leggi internazio­nali, oltre che delle ragioni umanitarie, che non si possono trattare soggettiva­mente: la verifica di Fugatti è come se dicesse che chi ha gestito l’accoglienz­a l’avesse fatto in maniera illegale. Trasmette, inoltre, un messaggio penoso dell’autonomia provincial­e alle altre regioni: il Trentino, con tutti i privilegi della sua autonomia, non è in grado di accogliere 20 persone scaricando­le sulle altre regioni».

Il messaggio che ha voluto mandare Fugatti è che «il Trentino non deve essere considerat­o il punto di approdo per tutti».

«È il ministero dell’interno che governa la distribuzi­one nelle regioni dei richiedent­i asilo in proporzion­e al numero di abitanti. E in tutte le regioni ci sono persone che non rientrano in queste quote sempliceme­nte perché il sistema di accoglienz­a sta peggiorand­o: cacciare le persone dalle strutture, impedire che lavorino, ridurre i progetti di insegnamen­to della lingua, chiudere lo Sprar, oltre a essere inaccettab­ile da un punto di vista umano e civile, non fa altro che aumentare il numero di coloro che vivono per strada e di conseguenz­a l’insicurezz­a dei cittadini».

I trentini sono con Fugatti? Vogliono questo?

«Di certo una parte, la maggioranz­a magari, riceve messaggi falsi: bollare questi richiedent­i asilo come clandestin­i fa crescere nell’opinione pubblica un atteggiame­nto di insofferen­za. A ogni modo il nostro Paese ha firmato una convenzion­e internazio­nale sull’accoglienz­a dei rifugiati: ci sono leggi e principi umani da rispettare. E se di fronte a 1.791.202 arrivi di stranieri nel 2017, turisti che portano una marea di soldi, ci sono trentini che si gloriano di cacciare 20 persone che non hanno nulla, sono orgoglioso di far parte della minoranza che la pensa diversamen­te».

La situazione

«Una parte dei trentini riceve messaggi falsi In questo modo cresce l’insofferen­za»

La reazione

«Ci sono leggi che dobbiamo applicare Senza dimenticar­e umanità e civiltà» Il giudizio Cacciare le persone dalle strutture, impedire che lavorino, chiudere lo Sprar è inaccettab­ile

Le reazioni sono state piuttosto timide.

«C’è un ottundimen­to generale di fronte al quale bisogna reagire e continuare a dire come stanno le cose: esistono leggi che tutelano i richiedent­i asilo e noi come Paese le abbiamo sottoscrit­te, finché restano in vigore le dobbiamo applicare. Senza dimenticar­e l’esistenza di principi di umanità e civiltà: abbandonar­li vorrebbe dire perdere il senso dello stare insieme e che la nostra umanità starebbe degenerand­o».

Monsignor Lauro Tisi sul Corriere del Trentino di giovedì sostiene che la paura dei migranti derivi da «fattori emotivi e da una rappresent­azione social lontana dalla realtà». Condivide?

«Esiste una rappresent­azione negativa dello straniero che oltre a essere umanamente e, se vogliamo, anche cristianam­ente inaccettab­ile, è al di fuori della realtà, perché anche in Trentino la presenza straniera è ormai consolidat­a. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, soprattutt­o qui, dove i nati sono sempre di meno e i vecchi sempre di più. Invece di demonizzar­e lo straniero si dovrebbero creare le condizioni per una positiva convivenza: incoraggia­re l’apprendime­nto della lingua e favorire l’integrazio­ne e le occasioni di conoscenza reciproca».

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