Nuovi occhi dopo la malattia La vita riparte dagli abiti
Al Centro moda Canossa un progetto per chi ha subito interventi
TRENTO A un certo punto è come se la forza di gravità moltiplicasse il suo effetto. Quando la notizia arriva sconvolge corpo e pensieri. E poi quando il corpo, sì il corpo, viene trasformato, da interventi che lo mutilano e lo privano di sue parti, non sai più come tenere insieme un’idea accettabile di te. Così Emanuela Fellin descrive quello che emerge analizzando le esperienze di donne che hanno subito interventi chirurgici per asportare tumori. Da qualche tempo si occupa dei processi di cura e del ruolo che può avere l’educazione, non solo nella prevenzione ma anche nella vita successiva a esperienze traumatiche. Oltre a occuparsi di educazione nella relazione tra esseri umani e ambiente, e del possibile sostegno individuale all’emancipazione e al benessere. Le chiediamo quale importanza può avere l’aspetto esteriore per le persone. Scopriamo che l’aspetto esteriore è decisivo per il mondo interno di ognuno e, soprattutto, per chi ha problemi. «Del resto — sostiene — la relazione e i beni relazionali non sono né scontati né secondari nelle relazioni di cura, e dobbiamo conquistarceli».
Un progetto in corso presso il Centro Moda Canossa, da lei coordinato, coinvolge le studentesse e gli studenti dell’ulspendere timo anno, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, sede di Trento, e il corpo docente. Tutto è cominciato da un racconto di una donna che ha sperimentato la malattia e che con coraggio ha deciso di affrontarla e raccontarla. Le studentesse e gli studenti sono stati invitati a prendere in considerazione il problema e a occuparsene nelle loro attività
Emanuela Fellin
«È necessario tenere conto di alcuni aspetti, come il rapporto con lo specchio»
di studio e progettazione di abbigliamento, impegnando la propria conoscenza, la sensibilità al tema e il design e le tecniche relative a tessuto e colore. «Insomma — dice la dottoressa Fellin — così come chi sperimenta la malattia si trova nella necessità di darsi nuovi occhi per vedersi e ridefinirsi, anche chi studia è stato coinvolto ad adottare nuovi occhi per progettare e realizzare abbigliamento per situazioni particolari».
La reazione delle allieve e degli allievi è stata all’inizio di incredulità, ma anche di connessione impegnativa tra fenomeni, con l’impegno a le proprie competenze in formazione per realizzare project work inediti e socialmente rilevanti. Dopo aver compreso la natura della domanda di chi deve vestirsi accettando le trasformazioni del proprio corpo e della propria immagine di sé, con l’aiuto della coordinatrice, della Lilt e degli insegnanti, gli allievi si sono messi a cercare idee appropriate per l’abbigliamento delle persone che hanno avuto esperienze di malattie con modificazioni corporee. «Lavorando con gli allievi sulle modalità con cui si sviluppa un’idea creativa fino al prodotto finito, l’attenzione prinpersone cipale è stata riservata alle aspettative e ai bisogni delle persone interessate, con una particolare cura per l’ascolto delle condizioni per arrivare a favorire la loro possibilità di sentirsi sufficientemente bene nella loro vita sociale».
La mediazione psico-pedagogica in un progetto con queste caratteristiche svolge la funzione di avvicinare gli allievi al problema, ma connette anche le diverse componenti del progetto. Si scopre così che possono essere molteplici i soggetti da coinvolgere, dai fornitori di materiali speciali e tessuti naturali, fino a chi studia i percorsi esistenziali delle interessate. Allo stesso tempo i progetti possono essere molti e vanno dall’abbigliamento adatto a persone operate al seno, ai costumi da bagno, ai guanti, ai cappelli a falde larghe per proteggere dal sole, ai foulard.
Al centro dell’attenzione, con l’aiuto della Lilt, è stato posto il rapporto col proprio corpo, gli aspetti psicologici della percezione di sé, le emozioni come la paura e il senso di colpa. «È necessario — sostiene Emanuela Fellin — tenere conto di aspetti anche molto peculiari, come il rapporto con lo specchio, i vissuti di intimità e di immagine pubblica, il lavoro con la rete affettiva, fino alla riorganizzazione degli spazi domestici». Mentre il progetto si sviluppa e la scuola si apre a una delle problematiche più significative delle persone e della realtà sociale, i risultati conseguiti col progetto vanno dalle competenze professionali delle allieve e degli allievi, all’avvicinamento al mondo del lavoro, ma anche e soprattutto alla creazione di prodotti socialmente utili. L’attenzione e l’impegno degli studenti evidenzia anche l’importanza del progetto per l’orientamento professionale a occuparsi di temi di particolare rilevanza umana e sociale.