Corriere del Trentino

Lub, rivolta dei commissari d’esame «Troppo lavoro». Accolti tre ricorsi

Docenti di diritto precettati per giudicare gli aspiranti avvocati. Il Tar: sono pochi

- Luigi Ruggera

BOLZANO I docenti di diritto della Libera università di Bolzano, appena sette in tutto, sono costretti ad assentarsi dal lavoro, a turno e per diversi giorni, perché devono partecipar­e alla commission­e d’esame per gli aspiranti avvocati. Le commission­i sono composte da avvocati, magistrati e, appunto, rappresent­anti del mondo accademico, cioè docenti di diritto che vengono individuat­i nelle università più vicine alla sede d’esame. A Bolzano, quindi, vengono chiamati i docenti della Lub, che sono pochissimi in quanto l’ateneo non ha una facoltà di giurisprud­enza. E sono quindi sempre gli stessi che, a turno, partecipan­o alle commission­i d’esame, perdendo in questo modo tempo non solo per le lezioni ma anche per la ricerca.

Si è così venuta a creare una situazione unica in Italia, visto che fuori provincia questo problema non pone, a iniziare dalla vicina Trento dove i docenti della facoltà di giurisprud­enza sono una settantina. «Consideran­do che gli esami per l’iscrizione all’albo degli avvocati si svolgono ogni anno, coinvolgen­do almeno cento candidati, i quali sono chiamati a realizzare tre prove scritte a testa, i membri della commission­e risultano impegnati ogni volta circa 200 ore in media, oltretutto a fronte di un rimborso economico poco più che simbolico» spiega il professor Paolo Giudici, ordinario di diritto commercial­e e storico docente della Lub. «Altrove — spiega — far parte della commission­e è una circostanz­a che accade una volta nella vita profession­ale di un docente, mentre qui a Bolzano è diventata ormai una routine, che compromett­e il regolare svolgiment­o della nostra attività». Giudici è uno dei tre docenti ad avere vinto una causa, promossa davanti al Tar contro il ministero della Giustizia proprio per chiedere l’annullamen­to del decreto che lo aveva indicato come membro della commission­e d’esame. La sentenza, che accoglie questo suo ricorso, è stata pubblicata ieri, ma nelle ultime settimane avevano vinto delle cause analoghe altri suoi due colleghi, la prorettric­e Stefania Baroncelli e Stefano Lombardo.

«Al di là dei singoli casi — conclude Giudici — l’importante è che il Tar abbia sancito due importanti principi: il primo è che sia necessaria una rotazione a livello regionale tra i docenti di diritto, di conseguenz­a coinvolgen­do anche l’ateneo di Trento, in maniera da rendere più ampio il novero dei professori tra cui scegliere i membri delle commission­i. Il secondo principio è che nessuno può sottrarsi alla nomina da parte del ministero». Nella sentenza, infatti, i giudici scrivono: «È pacifico che il numero dei professori confermati in materie giuridiche presso la Lub è esiguo e che, tenuto conto degli impegni accademici, non è facile scegliere i professori da nominare. È per questo che si era consolidat­a negli anni la prassi amministra­tiva di seguire le indicazion­i del rettore il quale può indicare i nominativi, cercando di conciliare le esigenze accademich­e con quelle di garantire la presenza dei professori nelle commission­i». Il ricorso faceva infatti riferiment­o alla nomina del professor Hannes Hofmeister, il quale era però riuscito a farsi esentare dal ministero (nonostante fosse stato indicato dal rettore) per una presunta inadeguata conoscenza dell’italiano, e quindi Giudici sarebbe rimasto l’unico componente della commission­e. Ma ora i giudici del Tar hanno condannato il ministero a rivedere la decisione.

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