Lub, rivolta dei commissari d’esame «Troppo lavoro». Accolti tre ricorsi
Docenti di diritto precettati per giudicare gli aspiranti avvocati. Il Tar: sono pochi
BOLZANO I docenti di diritto della Libera università di Bolzano, appena sette in tutto, sono costretti ad assentarsi dal lavoro, a turno e per diversi giorni, perché devono partecipare alla commissione d’esame per gli aspiranti avvocati. Le commissioni sono composte da avvocati, magistrati e, appunto, rappresentanti del mondo accademico, cioè docenti di diritto che vengono individuati nelle università più vicine alla sede d’esame. A Bolzano, quindi, vengono chiamati i docenti della Lub, che sono pochissimi in quanto l’ateneo non ha una facoltà di giurisprudenza. E sono quindi sempre gli stessi che, a turno, partecipano alle commissioni d’esame, perdendo in questo modo tempo non solo per le lezioni ma anche per la ricerca.
Si è così venuta a creare una situazione unica in Italia, visto che fuori provincia questo problema non pone, a iniziare dalla vicina Trento dove i docenti della facoltà di giurisprudenza sono una settantina. «Considerando che gli esami per l’iscrizione all’albo degli avvocati si svolgono ogni anno, coinvolgendo almeno cento candidati, i quali sono chiamati a realizzare tre prove scritte a testa, i membri della commissione risultano impegnati ogni volta circa 200 ore in media, oltretutto a fronte di un rimborso economico poco più che simbolico» spiega il professor Paolo Giudici, ordinario di diritto commerciale e storico docente della Lub. «Altrove — spiega — far parte della commissione è una circostanza che accade una volta nella vita professionale di un docente, mentre qui a Bolzano è diventata ormai una routine, che compromette il regolare svolgimento della nostra attività». Giudici è uno dei tre docenti ad avere vinto una causa, promossa davanti al Tar contro il ministero della Giustizia proprio per chiedere l’annullamento del decreto che lo aveva indicato come membro della commissione d’esame. La sentenza, che accoglie questo suo ricorso, è stata pubblicata ieri, ma nelle ultime settimane avevano vinto delle cause analoghe altri suoi due colleghi, la prorettrice Stefania Baroncelli e Stefano Lombardo.
«Al di là dei singoli casi — conclude Giudici — l’importante è che il Tar abbia sancito due importanti principi: il primo è che sia necessaria una rotazione a livello regionale tra i docenti di diritto, di conseguenza coinvolgendo anche l’ateneo di Trento, in maniera da rendere più ampio il novero dei professori tra cui scegliere i membri delle commissioni. Il secondo principio è che nessuno può sottrarsi alla nomina da parte del ministero». Nella sentenza, infatti, i giudici scrivono: «È pacifico che il numero dei professori confermati in materie giuridiche presso la Lub è esiguo e che, tenuto conto degli impegni accademici, non è facile scegliere i professori da nominare. È per questo che si era consolidata negli anni la prassi amministrativa di seguire le indicazioni del rettore il quale può indicare i nominativi, cercando di conciliare le esigenze accademiche con quelle di garantire la presenza dei professori nelle commissioni». Il ricorso faceva infatti riferimento alla nomina del professor Hannes Hofmeister, il quale era però riuscito a farsi esentare dal ministero (nonostante fosse stato indicato dal rettore) per una presunta inadeguata conoscenza dell’italiano, e quindi Giudici sarebbe rimasto l’unico componente della commissione. Ma ora i giudici del Tar hanno condannato il ministero a rivedere la decisione.