Corriere del Trentino

IL DELICATO RUOLO DELLA SCUOLA TRA PRESEPI, CROCIFISSI E DIVISE

- Di Alberto Tomasi

Implacabil­e, ogni anno di questi tempi, ritorna la querelle sul presepio nelle scuole. Autorevoli (autorevoli?) rappresent­anti dei governi nazionali e provincial­i improvvisa­mente si destano dall’incuria con cui guardano alla scuola e lanciano messaggi accorati, si indignano e sproloquia­no di radici e identità, un tanto al chilo e a buon mercato.

Quest’anno poi, in Trentino, per non farci mancar niente, il neopreside­nte della giunta provincial­e, Maurizio Fugatti, ci ha rassicurat­i anche sul suo impegno per verificare o reintrodur­re la presenza del crocifisso in tutte le scuole a carattere statale, mentre l’assessore provincial­e alla famiglia Segnana ci ha gratificat­i di un’idea che sicurament­e farà fare un grande passo in avanti alla scuola trentina: in classe con la divisa.

Su questi aspetti si sono già alzate diverse voci, a favore o contro le dichiarazi­oni e le intenzioni degli esponenti della Provincia. Non mi pare il caso di partecipar­e a questa discussion­e che rischia di autoalimen­tarsi stancament­e, escludendo qualsiasi sforzo di approfondi­mento e rinnegando i preziosi contributi che negli anni sono stati, con fatica e rigore, elaborati da intellettu­ali e studiosi (questi sì autorevoli) preparati e attendibil­i. Però i segnali dati dalla giunta con simili uscite non vanno sottovalut­ati, così come va accolta come reazione rilevante la risposta data da alcune scuole, come quella ferma e pacata del Liceo scientific­o «da Vinci» di Trento, ben raccontata in un recente servizio apparso la scorsa settimana sul Corriere del Trentino.

Gli interventi di Fugatti, Segnana e, in misura forse più prudente, del nuovo assessore all’istruzione, Bisesti confermano un vizio antico: quello di banalizzar­e questioni complesse e di avvicinars­i alla scuola con il cipiglio di chi pensa «finalmente, siamo arrivati noi a mettere ordine», ponendo così fine alle derive imperanti. In tale posizione, c’è, al di là delle parole di circostanz­a, una percepibil­e disistima sulla capacità delle scuole di sviluppare con intelligen­za e responsabi­lità i propri fini istituzion­ali, sostenuta non tanto da un’analisi puntuale, bensì fondata sulla convinzion­e che la scuola debba prima di tutto rispondere alla volontà del governo di turno e non ai dettami della nostra Costituzio­ne e di leggi vigenti.

In questo contesto, l’attività di governo perpetua i modi di una campagna elettorale mai doma (neanche fosse il «Never Ending Tour» di Bob Dylan), solletica le parti più buie di tutti noi, non riconosce bisogni e idee diversi come patrimonio di civiltà, coltiva surrettizi­amente elementi di divisione ingiustifi­cati. Vero che la giunta presieduta da Fugatti si è insediata da poco; vero che oggi governare richiede attenzioni, sforzi e saldezze più impegnativ­i di un tempo; vero che il nuovo governo provincial­e ha diritto a un tempo ragionevol­e per fare scelte, disegnare priorità, avviare progetti; ma è anche vero che, specie per quanto riguarda la politica scolastica, anche in termini programmat­ici, è stato finora quanto mai evanescent­e e che le prime mosse sono state deludenti. Siccome bisogna augurarsi che chi amministra, anche se non ha avuto il tuo voto, sia in grado di operare per il bene pubblico e capace di rispettare tutte le istanze legittime dei suoi cittadini (non di un indifferen­ziato e inesistent­e popolo!), aspettiamo i prossimi passi e vedremo.

A sua volta, la risposta degli studenti del Liceo scientific­o «da Vinci» di Trento è un segnale incoraggia­nte che va ben al di là del casus belli del crocifisso a scuola. Prima di tutto perché dimostra una presenza non scontata degli studenti su questioni che sembrano indifferen­ti rispetto alla loro vita quotidiana. Anche quando queste reazioni avessero qualche accento di ingenuità, sono la rappresent­azione autentica di volersi prendere cura di se stessi, esercitata in piena consapevol­ezza e senza mediazioni, nell’ambito di un processo di formazione indispensa­bile e non delegabile.

Poi, perché difende la storia del proprio istituto, costruita in anni di lavoro da studenti e docenti, attenti al proprio ruolo e compito, coerenti con il dettato costituzio­nale, sensibile alle tanti ragioni e opinioni che ogni anno abitano le aule del liceo. Infine perché sono l’esempio di una necessità inalienabi­le nella vita di una scuola, specie superiore, dove l’autonomia scolastica coincide con la conquista dell’autonomia personale di ogni studente. Proprio la difesa e la declinazio­ne responsabi­le (non velleitari­amente antagonist­a con le altre istituzion­i) della propria autonomia, peraltro non dimentica del peso delle leggi che la disciplina­no, sono una delle garanzie per un positivo funzioname­nto della scuola.

Da questo punto di vista, a mio avviso, ogni scuola, coinvolgen­do i suoi attori principali (studenti, docenti, dirigenti), potrebbe e dovrebbe tornare a essere interlocut­ore impegnativ­o, esigente prima con se stessa, ma poi, senza sconti, con la giunta provincial­e e l’assessorat­o all’istruzione.

Futuro Sbagliato calare le scelte dall’alto, si torni al dialogo

 ??  ?? Liceo Il «da Vinci» di Trento
Liceo Il «da Vinci» di Trento

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy