Anche Ghezzi è d’accordo «Giusta l’idea del tavolo Ma si rifletta sul personale»
TRENTO Al netto della sua posizione di consigliere di opposizione, in attesa di capire se ricoprirà davvero, come da lui stesso proposto un mese fa, il ruolo di «assessore ombra» alla cultura, Paolo Ghezzi si trova a essere d’accordo con Mirko Bisesti nel metodo e nel merito a proposito dell’annunciata revisione della riforma della cultura, chiedendo tuttavia un surplus di attenzione alla partita del personale.
«Ritengo positivo che Bisesti proponga la creazione di un tavolo che lavori per tutto il 2019, significa voler riflettere in maniera approfondita sulla questione senza prendere decisioni affrettate ed essenzialmente politiche, come è accaduto per il punto nascite di Cavalese — spiega il leader di Futura 2018 — tempo ne serve, perché la questione è complessa». Ghezzi sostiene di aver sempre considerato «discutibile l’enfasi posta sulla necessità di creare un cda unico per tutti i musei». «In Trentino sono oltre centoventi — evidenzia — un ente unico finirebbe per comprimere questa realtà variegata, posto che una regia unica a livello provinciale ci debba essere». E poi la gestione amministrativa non è la questione più importante secondo il consigliere: «Il destino dei musei, con tutto il rispetto per i consigli di amministrazione, non è in mano loro, bensì della Provin- cia, finanziatrice per buona parte e alla direzione culturale e scientifica — sostiene Ghezzi — e quest’ultima ha tutte le carte in regola per garantire operatività, vita e strategie dei musei». A ogni modo, secondo il consigliere, non per forza è necessario che la giunta promulghi una nuova legge: «Si potrebbe piuttosto correggere quello che ne ha bisogno all’interno dei regolamenti attuativi». E se Ghezzi è d’accordo con Bisesti anche sull’im- plementazione della collaborazione fra scuole e musei («l’assessore dice qualcosa di saggio, ci sono delle occasioni formative in alcuni nostri musei che non sono assolutamente valorizzate»), su una partita chiede attenzione particolare, ovvero il trasferimento del personale alla Provincia. «Penso al Muse — conclude — rispetto alla sua eccellenza e alla sua capacità attrattiva, l’esternalizzazione degli animatori scientifici, persone laureate e spesso in possesso anche di diplomi post laurea, non era il modo migliore per garantire una continuità di approccio anche del pubblico. A questi lavoratori occorre dare garanzia di pari dignità con gli altri dipendenti provinciali».