«Il presepe? Fugatti ha fatto bene»
Invertire la rotta in base alla quale il 40% dei fondi della Cassa unica assegni familiari viene distolto per pagare le pensioni e erogare un contributo figurativo alle madri con più figli: è questa la dichiarazione di intenti di Simone Pillon, il contestatissimo senatore della Lega che ha partecipato ieri al Festival della famiglia. «Il presepe nelle scuole? Bene ha fatto il presidente Maurizio Fugatti a chiederlo, fa parte delle tradizioni culturali italiane ed è la rappresentazione plastica della vita che si dona per l’umanità, ciò che fanno le famiglie tutti i giorni». «Se costruiamo una società capace di quella forma di amore — aggiunge — la rendiamo capace di accoglienza, apertura, solidarietà e sussidiarietà. Se togliamo questi modelli che hanno fatto grande l’Italia e ci riduciamo al pensiero unico, avremo una società composta da individui che non sono più capaci di relazione».
A chi gli chiede se la famiglia sia una sola, quella formata da uomo e donna come ha ribadito lo stesso Fugatti nella sua relazione programmatica, Pillon risponde che in Italia lui ne conta «venti milioni»: «Ognuno nel privato fa quello che vuole e deve esser rispettato — sostiene — ma se dobbiamo parlare di generatività, per fare un figlio servono mamma e papà, questo ha deciso la natura». E per favorire la natalità Pillon guarda a Est, all’Ungheria «che dal 2010 investe più del 4% del Pil per consentire alle famiglie di avere il numero di figli desiderato e il tasso di natalità è passato da 1,26 figli per donna del 2010 a 1,45 del 2017. Ogni legge che esce dal Parlamento ungherese deve avere prima una valutazione di impatto familiare, sembra una banalità ma cambia tutto». Non vuole parlare del suo disegno di legge Pillon, «oggi (ieri, ndr) facciamo festa e parliamo delle famiglie che sono coraggiose» dice (è intervenuto in un incontro dedicato alle famiglie numerose), ma rivolto alle duecento persone che cantavano cori contro di lui fuori dal palazzo della Provincia afferma: «Siamo in un Paese democratico e ognuno è libero di contestare, ma la protesta è prematura — osserva — se qualcuno ha delle proposte anziché stare in piazza può venire in Parlamento».