Coali: «Senza la diga di Valda, l’Adige non è sicuro»
TRENTO L’Adige, sicuro ma non sicurissimo. Il fiume del capoluogo, al centro dell’attenzione pubblica nel corso dell’alluvione di fine ottobre, finisce del mirino di Roberto Coali, dirigente del servizio Bacini montani della Provincia.
«Non abbiamo ancora tutti gli strumenti per gestire al meglio eventi alluvionali come quello di fine ottobre — segnala Coali — Manca il fondamentale tassello della diga di Valda, prevista nel piano Demarchi degli anni ’60». L’opera ingegneristica è stata al centro di numerose polemiche all’inizio degli anni 2000, quando la giunta Dellai la ripropose in alternativa al progetto di allagamento della Piana Rotaliana, e fermata da una forte opposizione, proveniente dagli ambientalisti e dalle popolazioni locali per paura del danno ambientale.
«È stata la stessa popolazione che non ha voluto la valutazione di impatto ambientale. — ricorda Coali — In assenza di quest’opera stiamo lavorando per migliorare le capacità di invaso e laminazione sull’altra diga sull’Avisio, quella di Stramentizzo, ma così com’è la situazione non soddisfa le nostre richieste». Una segnalazione tanto più preoccupante se si somma alle due grandi variabili con le quali la moderna ingegneria idrogeologica si trova a dover dialogare per evitare l’alluvione del capoluogo e dell’intero territorio. «Il cambiamento climatico prima di tutto, che causa piogge più intense e frequenti. Ma anche la normativa in termini di sicurezza è cambiata».
A ciò si aggiunge l’ammodernamento delle tecnologie ingegneristiche in materia. Se fino a qualche decennio fa l’imbrigliamento dei fiumi era prassi consueta, con la realizzazione non solo di argini ma anche dell’artificializzazione dei letti, ora tendenza è dare sempre più “spazio ai fiumi”, pur con i limiti relativi all’antropizzazione del territorio. «I fiumi devono dialogare con la falde acquifere» ammonisce Coali.
Nel complesso, però, il sistema di sicurezza ed emergenza della Provincia ha retto il colpo anche a fine ottobre. «La tragedia di Dimaro può essere inserita, anche dal punto di vista normativo, negli eventi di rischio residuo, eventi fuori scala non umanamente ipotizzabile. Ciò che è accaduto nel paese è andato oltre le più pessimistiche previsioni della “Carta del pericolo” redatta per monitorare la situazione del territorio provinciale».