Mezzacorona, ricavi oltre i 180 milioni
Cantina, bilancio record nonostante le difficoltà. Rigotti: finito il tempo dei capricci
Fatturato a 188 milioni e utile a tre. Numeri record per il gruppo Mezzacorona che ieri ha approvato il bilancio in assemblea, «un risultato importante in un’annata non facile». La sostenibilità diventa sempre di più un obiettivo, per cui la cantina difende il marchio ministeriale Sqnpi, «l’ape» riportata nelle bottiglie, che però ha bisogno ancora di un po’ di tempo radicarsi. Ma a Rigotti piacerebbe che il Trentino fosse più compatto, «è finito il tempo dei capricci».
TRENTO L’assemblea di Mezzacorona ieri pomeriggio ha approvato un nuovo bilancio record: il fatturato supera i 188 milioni di euro (+1,9%) e l’utile netto i 3 milioni (+96,7%). Anche per la produzione dell’uva nel 2018 è stata ottenuta la certificazione ministeriale Sqnpi, premessa per poter certificare anche i vini del gruppo, che già da un anno e mezzo sono contraddistinti dall’«ape». Le ricadute di questa iniziativa ancora non sono tangibili, ma i vertici del gruppo sono fiduciosi: «È un processo lungo».
L’assemblea dei soci, tenuta dal presidente Luca Rigotti, ha preso in esame i numeri del gruppo. Il fatturato consolidato è aumentato a 188,2 milioni rispetto ai 184,7 dell’esercizio precedente. L’utile consolidato è quasi raddoppiato, «merito dei buoni risultati di tutte le società del gruppo» nota il neo direttore generale Francesco Giovannini. Il patrimonio netto consolidato vale 98,3 milioni (+4,6%) , 17 milioni in più rispetto all’indebitamento bancario netto, sceso a 81,1 milioni di euro (-8,4 milioni). In particolare i debiti in senso lato calano valgono 105,4 milioni, (-8,9 milioni) di cui i prestiti ai soci ammontano a 11 milioni e le obbligazioni a 13,3 milioni. Il cash-flow generato si attesta intorno ai 16,4 milioni. Per quanto riguarda il personale, in tutto il gruppo lavorano 479 persone, 7 in più rispetto ai 12 mesi precedenti, di cui 250 nella sede principale di Mezzocorona. Una forza lavoro che al 90% è a tempo indeterminato, come spiega Laura Ricci, curatrice del secondo bilancio di sostenibilità. «È una soddisfazione non da poco dare lavoro a tante persone, sostenendo i loro progetti di famiglia» ammette Rigotti. E tutto è ciò è possibile se la macchina corre veloce, se riesce a ottenere «un risultato importate in un’annata non facile» come sintetizza Giovannini.
Per quanto riguarda i coltivatori conferitori, l’annata difficile a causa di gelate e grandinate ha colpito duro, anche se comunque sono stati superati i 56 milioni di euro di liquidato finale. Per quanto riguarda il comparto mele, le difficili condizioni meteo hanno provocato la diminuzione del raccolto del 30%, ma i liquidato ha comunque garantito una media di 51 euro a quintale, con una crescita di mezzo milione di euro.
Terminati da qualche anno gli investimenti infrastrutturali, Mezzacorona punta molto sul fronte commerciale. L’export è rivolto verso 60 Paesi nel mondo e vale l’80% delle vendite complessive. Il mercato più importante è quello degli Statuti Uniti, presidiato con la controllata Prestige wine import. Per la Germania invece opera Bavaria Gmbh. Entrambe le società sono in crescita del 2-3%, pur tenendo conto della diminuzione dei consumi, soprattutto di vini fermi in Germania. All’orizzonte però c’è la conferma dell’impegno sul mercato tedesco, tanto più che ci sono risultati positivi in un generale rallentamento.
Un altro fronte delicato è quello delle mele, anche se Mezzacorona non ha sofferto come altri produttori. «Il 40% dei nostri conferitori è dotato di reti antigrandine — ricorda il presidente Rigotti —. L’obiettivo è di arrivare almeno al 70%, anche perché queste reti salvano non solo dalla grandine, ma pure dalle scottature e da altri pericoli. Per quanto riguarda le varietà, al momento la Golden (che quando è poca funziona), vale circa il 47-48%, mentre l’obiettivo è di abbassarla al 30%. Stiamo inserendo altre varietà club, come la Tessa, molto adatta al clima del Trentino: siamo fra gli esclusivisti».
Il direttore di Nosio, Stefano Fambri, dal canto suo difende l’investimento in sostenibilità, quello della certificazione Sqnpi, «dai consumatori abbiamo richieste specifiche, come del resto dalla grande distribuzione. Il consumatore è bombardato di informazioni: noi dobbiamo sostenerlo perché possa discernere». La certificazione è a livello provinciale sull’uva, mentre sul vino si sta radicando un po’ alla volta. Una prospettiva, si spera, di azione di sistema. «Non c’è più spazio per capricci e protagonismi, il mondo corre — conclude il presidente — Serve più armonia, anche se grazie alla competizione ci manteniamo svegli».