RAZZISMO, SI CERCANO ANTICORPI
Come stiamo ad anticorpi contro il razzismo e in particolare contro l’antisemitismo in questa Europa incubata da populismo e sovranismo e prossima ad avere una nuova guida politica? Non bene, a giudicare dai risultati del sondaggio lanciato dall’emittente televisiva americana Cnn «Anti-Semitism in Europ Poll 2018». L’indagine ha preso in considerazione sette Paesi: Austria, Francia, Germania, Gran Bretagna, Ungheria, Polonia e Svezia. Se si considera che tra questi Paesi vi sono la patria di Hitler, la culla del nazismo e le sedi dei peggiori lager nazisti dove si è consumato lo sterminio degli ebrei, sorprende — ma si dovrebbe dire allarma — che un cittadino su 20 non abbia mai sentito parlare dell’Olocausto. In Austria un terzo degli intervistati pensa ancora che gli ebrei abbiano troppa influenza nella finanza, in Ungheria e Polonia la percentuale sale al 40 per cento. A rafforzare antichi pregiudizi vi è anche quel cittadino su cinque che crede che gli ebrei esercitino la stessa troppa influenza nei media e nella politica. In tutti i sette Paesi la metà degli interpellati pensa che celebrare il 27 gennaio la «Giornata della memoria» aiuti a combattere l’antisemitismo ma è un dato che va confrontato con quel 30 per cento del campione che ritiene che ricordare l’Olocausto sia un modo per distrarre da altre atrocità. L’ignoranza, a braccetto con il pregiudizio, fa dire a due terzi di tutti gli intervistati che gli ebrei al mondo sono molti di più di quanto non lo siano in realtà.
Secondo gli ungheresi sarebbero addirittura più del 20 per cento della popolazione mondiale. Il sondaggio offre ancora qualche utile dato rispetto ai pregiudizi presenti tra gli europei verso altri gruppi minoritari, in particolare Rom (39%), musulmani (37 %), immigrati (36%) e omosessuali (16%).
E in Italia? Il sondaggio Ipsos dello scorso anno, commissionato dall’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned), ha rivelato che tra i ragazzi compresi tra i 16 e i 25 anni, uno su tre non sa cosa voglia dire il termine Shoah. Semplice dimenticanza? Uno dei tanti buchi nozionistici che accompagnano la carriera scolastica dei nostri giovani? Guardava lontano Primo Levi, quando nella poesia «Se questo è un uomo» comandava di non scordare «queste parole». Già, perché oggi con la scomparsa degli ultimi testimoni ci rimangono solo queste per non dimenticare. E non si tratta di parole come le altre.
Calato lo sguardo verso le latitudini regionali, il contrasto fa male. Sconfortante e insieme preoccupante dover constatare che tra le priorità della nostra nuova classe di governo vi sia la ripresa della crociata per l’introduzione del crocifisso e del presepe nelle aule.
Un perfetto esempio di come sia possibile trasformare la scuola in palestra per generare tensioni tra genitori, insegnanti e studenti oltre che attizzare inutili polemiche sulle religioni. A che tipo di anticorpi pensano questi signori? A quali cittadini della futura Europa?