«Digito ergo sum, una tesi brillante» Cavaleri ricorda la prima laurea: «Parlavamo spesso del Trentino»
«È tempo che anche la sfera dei diritti si evolva, che si avvicini non solo al cittadino ma anche al navigante, che si renda accessibile attraverso un clic, come un acquisto online, come l’espressione di un pensiero o come l’immissione di un dato generico». Motivo per cui non è tanto assurdo prendere in considerazione «un modo di legiferare che passi dai social network e dai blog, procedere a un esposto utilizzando una mail». Correva l’anno 2015: mancava qualche mese, ancora al grande dibattito sulle fake news, sulle campagne elettorali «eterodirette» dalla propaganda estera, fenomeni di cui si parla oggi nei corsi di laurea di Scienze della comunicazione. Uno studente scriveva nella tesi, scoglio finale del suo percorso triennale di studio, queste parole. Antonio Megalizzi, l’unica vittima italiana dell’attentato di Strasburgo, aveva scelta Diritto dell’informazione come materia per la discussione, avvenuta nell’aprile del 2015. Ieri, il rettore Nicola Sartor, all’ultimo impegno ufficiale dell’ateneo, l’ha ricordato come «un nostro studente, un giovane professionista che aveva fatto palestra nelle radio universitarie».
Megalizzi tornò a Verona proprio nel 2017, in occasione del festival europeo delle web-radio organizzato al Polo Zanotto.Tre anni in un posto come un’università equivalgono a un eone. Ma tra i docenti di Scienze della Comunicazione c’è ancora chi si ricorda benissimo di Megalizzi, trentino trasferitosi a Verona per studi prima di ritornare nella sua città d’origine. È il relatore della tesi di laurea, l’avvocato Mattia Cavaleri, docente di Diritto della comunicazione.
Professore, si ricorda della discussione?
«Ricordo che andò molto bene. Purtroppo non il voto, ma fu sicuramente molto brillante. La tesi, del resto, era molto interessante».
Come si intitolava?
«“Digitum ergo sum: limiti e diritti della democrazia sul web”. Il corso di Diritto dell’informazione verte ancora sui canali tradizionali, come la televisione e la carta stampata, dato che la maggior parte delle leggi specifiche si concentrano su di essi. Durante il semestre si è parlato anche delle problematiche relative ai contenuti online. Antonio ha scelto di concentrarsi su questi».
Per quanto ha avuto occasione di vederlo, che tipo di studente era Megalizzi?
«Era una persona per bene. Ne ho un ricordo soprattutto umano, di un ragazzo vivace, curioso e pieno di idee, ma che aveva anche un certo modo di porsi molto rispettoso nei confronti degli altri».
Tesi a parte, avete avuto modo di parlare anche di qualcos’altro?
«Dato che lui era del Trentino, una zona che frequento molto, abbiamo parlato dei posti che conoscevamo. Ho appreso anche della sua passione per la radio. L’estate successiva alla laurea l’ho sentito mentre interveniva a Radio 2, per un programma estivo. A pochi mesi dal titolo aveva già trovato modo di inserirsi nell’ambiente».
Come ha appreso la notizia?
«Dai notiziari, e mi è dispiaciuto moltissimo. Appena ho sentito il nome e la provenienza ho capito che era lui».
Brillante
«Fu una discussione positiva. Era vivace, pieno di idee e molto rispettoso»