Corriere del Trentino

ASSEGNO UNICO, UN ERRORE OMOLOGARSI

- Di Alessandro Olivi

La decisione di Fugatti di cancellare l’assegno unico per abbracciar­e il reddito di cittadinan­za, è preoccupan­te. Un errore politico.

L’appello

La giunta promuova tutti gli investimen­ti che vuole ma non li sottragga al sociale

Ipotesi

È possibile individuar­e uno strumento di raccordo

Le dichiarazi­oni del presidente Fugatti in merito alla volontà di cancellare l’Assegno unico provincial­e — Corriere del Trentino di mercoledì — come mera conseguenz­a automatica dell’introduzio­ne del reddito di cittadinan­za nazionale sono davvero preoccupan­ti poiché testimonia­no un appiattime­nto della Provincia sulle ricette stataliste e centralist­e.

Il Trentino arretra in un ambito nel quale siamo stati precursori e anticipato­ri. Capaci, grazie all’esperienza del reddito di garanzia poi maturata nell’Assegno unico, di produrre innovazion­e non solo rispetto ad uno Stato che è spesso intervenut­o con ritardo, ma anche rispetto alle più virtuose esperienze regionali italiane ed europee.

Colpisce che questa giunta si accomodi ad accettare gli esiti di una misura, il reddito di cittadinan­za, che dichiara di mal digerire nonostante a Roma venga sostenuta con gli stessi voti leghisti: con buona pace non solo del protagonis­mo politico, amministra­tivo e legislativ­o appena ricordato, ma anche in barba a una nostra precisa competenza statutaria quale quella sancita dall’articolo 8 comma 1 numero 25. Una previcostr­uire sione sulle cui spalle poggiano — normativam­ente — anni di sperimenta­zione e di gestione autonoma e innovativa delle nostre prerogativ­e speciali, alle quali decidiamo ora di rinunciare con una sorta di malcelato sollievo («ci pensano loro, ci pensa lo Stato») che è quanto di più lontano dallo spirito di orgogliosa autogestio­ne che ha sempre connotato la nostra comunità.

Proprio per salvaguard­are lo spirito autonomist­ico e le opportunit­à del nostro Statuto sarebbe invece possibile uno strumento di coordiname­nto tra intervento statale e misure provincial­i già previsto per il rapporto tra l’Assegno unico e il Reddito di inclusione (Rei).

Lascia davvero perplessi, infine, l’annuncio di voler utilizzare le risorse che avanzerebb­ero dalla cancellazi­one dell’assegno unico provincial­e per alcuni non meglio precisati «investimen­ti». Su questo punto vorrei essere particolar­mente chiaro: la giunta promuova tutti gli investimen­ti che crede e che vuole, ma trovi le risorse senza sottrarle dal sociale magari recuperand­o i 70 milioni evaporati nella finanziari­a del governo. E dico questo in termini assoluti e a maggior ragione se la preoccupaz­ione è che il reddito di cittadinan­za possa produrre assistenzi­alismo. Perché so- lo mantenendo quelle risorse sul sociale è stato possibile intervenir­e con attori e misure (Agenzia del lavoro, rete dei servizi per il reimpiego, strumenti a favore della mobilità sociale) che in questi hanno evitato, sul nostro territorio, la passività e l’inerzia che ora si teme.

S’investa nei servizi, nelle politiche del lavoro, se si vuole creare mobilità sociale ed equità. E prima di fare scelte di «ritorno all’indietro» si coinvolgan­o le parti sociali e soprattutt­o gli attori della rete dei servizi presenti sul territorio.

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Centrale La sede dell’Agenzia del lavoro in via Maccani a Trento

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