Corsi d’italiano, Trento e Rovereto non si arrendono
Nel capoluogo 11 seminari. «Servono spazi»
Nonostante i tagli della Provincia, i corsi di italiano per i richiedenti asilo vanno avanti. A Trento 11 associazioni si sono già organizzate per portare avanti i loro progetti e altre si sono unite alla rete che la prossima settimana sottoporrà all’amministrazione comunale una carta programmatica.
I corsi di italiano per i TRENTO richiedenti asilo vanno avanti. E se la Provincia ha deciso di non farsene più carico, tagliando i fondi destinati a questo servizio, i trentini non sono dello stesso avviso e in tanti si stanno impegnando per portarlo avanti. Proprio ieri sono stati consegnanti pubblicamente i soldi raccolti dall’associazione Demo per regalare delle lezioni di italiano agli stranieri. In 20 giorni sono stati donati 12.840 euro che il Centro Astalli insieme alla cooperativa Samuele e a quanti vorranno aggiungersi si è impegnato a convertire in almeno 642 ore di lezioni di italiano. «Con questa raccolta— spiega Mattia Civico, presidente di Demo — non vogliamo né possiamo sostituirci all’ente pubblico. Per questo chiediamo che chi ci governa riveda le proprie scelte. E a chi non governa ma siede nelle istituzioni chiediamo di facilitare e promuovere una revisione degli attuali indirizzi, per il bene di tutti».
In attesa che questo avvenga, a Trento 11 associazioni si sono già organizzate per portare avanti i loro progetti e altre si sono unite al tavolo di discussione. Il sindaco Alessandro Andreatta ha ribadito che l’amministrazione è pronta a collaborare: «Attendiamo di avere una fotografia più chiara di quello che si sta facendo per poi intervenire se serve, ad esempio fornendo degli spazi comunali per i corsi».
Entro la prossima settimana la rete di coordinamento dovrebbe presentare all’amministrazione una carta degli obiettivi che dia conto delle attività in corso e di quelle da organizzare per sopperire ai tagli della giunta Fugatti. «Nel proporre delle soluzioni bisogna tener conto del fatto che da un richiedente all’altro la situazione varia. C’è chi è in Italia già da alcuni anni e magari ha solo bisogno di rafforzare una conoscenza di base della lingua e ci sono fasce più deboli che hanno bisogno di un percorso più strutturato», spiega Paolo Facinelli, uno dei promotori della rete di associazioni, nonché coordinatore del Centro di prima accoglienza di via Fersina e socio della cooperativa Kaleidoscopio. «Una cosa su cui concordiamo tutti — aggiunge Facinelli — è la necessità di continuare a sviluppare attività e contesti che favoriscano l’uso della lingua italiana che non devono essere necessariamente solo delle lezioni, ma anche conversazioni cineforum o attività manuali».
I fondi raccolti da Demo sono un importante punto di partenza per evitare discriminazioni tra chi è ancora in attesa di una risposta e chi si è già visto riconoscere il diritto alla protezione sussidiaria. «Per i rifugiati infatti — ricorda Stefano Canestrini, coordinatore generale del Centro Astalli — il ministero ha confermato i fondi per i corsi di lingua. Le risorse che ci sono state donate ci consentiranno di aprire anche quelli per i richiedenti asilo».
Tra le associazioni che continuano ad offrire le lezioni di italiano c’è anche «Il gioco degli specchi», che oltre ai corsi base organizza momenti di conversazione, lezioni per le mamme con servizio baby sitter e lezioni per chi vuole conseguire la patente di guida. Il progetto viene portato avanti grazie all’8 per mille della Chiesa valdese.
Al centro sociale Bruno ogni venerdì si tengono gli incontri della scuola di italiano «LiberaLaParola». Appuntamenti che vedono dottorandi a fianco di senza dimora e persone in Italia da anni che si confrontano con i richiedenti asilo. L’8 gennaio sono ripartite anche le lezioni della Penny Wirton. «Insegnare la lingua italiana agli immigrati uno a uno, senza voti, senza giudizi, senza burocrazie, senza soldi, significa imparare a conoscere Mohamed, Alina e Petrit: guardarli negli occhi, sorridergli, stringergli la mano, accoglierli con fiducia e benevolenza, sapendo che tutti possiamo sbagliare, noi per primi, ma nessuno potrà impedirci di continuare a puntare sulla qualità della relazione umana», scrivevano i fondatori Eraldo Affinati e Anna Luce Lenzi nella loro lettera di auguri per il nuovo anno.
Un messaggio condiviso dai tanti trentini che si stanno attivando sul territorio. «C’è una forte reazione da parte dei cittadini. Lo vediamo dal fatto che i volontari sono in aumento», racconta Ivonne Peroni, responsabile del servizio di conversazione e approfondimento della lingua italiana del Centro di educazione alla pace di Rovereto. «Da quando sono stati tagliati i fondi per i corsi — aggiunge — il numero di persone che si rivolgono a noi è aumentato. Dovremo capire come allargare l’offerta, coordinandoci con le altre realtà».
A Rovereto parte delle attività delle associazioni e delle cooperative sono finanziati con i fondi del cosiddetto «bonus gratitudine» che la giunta comunale aveva deciso di reinvestire su un bando rivolto ai soggetti del terzo settore impegnati nell’integrazione degli stranieri. Il resto è affidato al volontariato e alle parrocchie.
Facinelli
Tra i richiedenti asilo ci sono fasce più deboli di altre
Peroni
Dopo i tagli della giunta sempre più persone si rivolgono a noi
Il tavolo
La prossima settimana le associazioni presentano al Comune la carta degli obiettivi