L’apertura dell’Apss. Domani il vertice
Carcere, carenze sanitarie Bordon: sì a più infermieri
Sarà rafforzata la presenza di infermieri che si occupano dell’assistenza e della cura dei detenuti nel carcere di Spini di Gardolo. Giovedì la questione è stata discussa durante un vertice, nel corso del quale il personale ha chiesto anche intervento sulle attrezzature per migliorare la quotidianità del proprio lavoro. «Siamo disponibili» ha detto il direttore generale dell’Azienda sanitaria Bordon. Anche le associazioni chiedono un incontro. Domani vertice al commissariato.
TRENTO In arrivo più infermieri nel carcere di Spini di Gardolo che si aggiungono alle attuali 13 figure che si occupano dell’assistenza e della cura dei detenuti (circa 350 persone nel 2018), ma anche interventi sulle attrezzature e l’informatizzazione per migliorare la quotidianità del proprio lavoro. «Siamo aperti a rafforzare l’organico e a trovare ogni soluzione per migliorare il lavoro degli operatori sanitari in carcere», spiega il direttore generale dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon che giovedì ha incontrato, insieme al direttore sanitario Dario, al direttore del servizio ospedaliero Guarrera gli infermieri del carcere che hanno esposto le proprie esigenze dopo la rivolta di dicembre che ha fatto emergere le problematiche esposte dai detenuti tra cui quelle sanitarie. «È un gruppo molto coeso e motivato che ringrazio — prosegue Bordon — ora siamo nella fase di brain storming generale, ma entro fine mese saremo in grado di definire un modello organizzativo nuovo».
Prima però il passaggio importante di domani alle 10 al Commissariato del governo dove si riunirà il “Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica” allargato: attorno al tavolo il prefetto Sandro Lombardi, il questore Giuseppe Garramone, il governatore Maurizio Fugatti e l’assessora alla salute Stefania Segnana, la direttrice del carcere Francesca Gioeni, i vertici dell’Azienda sanitaria, la garante dei detenuti Menghini e il provveditore dell’amministrazione penitenziaria di Padova Sbriglia, che con i vertici della Camera penale Fedrizzi e del Consiglio dell’ordine degli avvocati de Bertolini oltre al cappellano del carcere Mauro Angeli, parleranno dei «nodi» del carcere da risolvere.
«L’avevamo promesso dopo la rivolta e ora lo facciamo per trovare soluzioni e fare prevenzione — commenta il questore Garramone — sono state invitate tutte le persone e gli enti convolti dalle problematiche nel penitenziario di Spini. Erano sostanzialmente due: uno legato al personale di sorveglianza e l’altro all’assistenza sanitaria». Problemi che il questore, il prefetto e la direzione del carcere avevano capito fin da subito e raccolto nella lunga e difficile trattativa con i detenuti rivoltosi del 21 dicembre scorso.
Con loro c’era anche la garante dei detenuti Antonia Menghini che con i carcerati è a stretto contatto. «Abbiamo tutti molta fiducia di poter trovare da questo incontro soluzioni migliorative e di prevenzione — spiega la docente di diritto penale all’università di Trento — al di là dell’importante fotografia dell’esistente, credo si possa immaginare in chiave operativa come si può procedere per migliorare la situazione, serve subito una linea operativa».
Fiducioso anche il direttore Bordon, che formalizzerà a breve al governatore Fugatti e all’assessore Segnana la sua relazione sull’attività attualmente garantita in carcere e sulle nuove proposte di modello organizzativo che emergerà dagli incontri. E precisa: «È stato proprio il presidente Fugatti a chiedermi di fare un lavoro di ricognizione di avanzare delle proposte: voglio dire che c’è una grande disponibilità del presidente per migliorare la situazione attuale: mi pare ci siano tutte le premesse per trovare soluzioni ottimali per chi lavora in carcere e per chi è detenuto».
Il comitato allargato è una tappa importante annunciata dopo la rivolta
La garante Molta fiducia in questo incontro, serve subito una linea operativa