Corriere del Trentino

Kollmann: quei nomi inventati umiliazion­e per noi sudtiroles­i Ma la sicurezza è altra cosa

- Alan Conti

BOLZANO. La toponomast­ica non si esaurisce ai cartelli. Cristian Kollmann è il portavoce della sezione bolzanina di Südtiroler Freiheit ma è, soprattutt­o, il più esperto in materia nel partito separatist­a. Non è un caso che il suo approccio alla questione sia certamente politico, ma anche tecnico.

«Sento sempre parlare di esperti che forniscono la loro opinione sulla toponomast­ica e mi chiedo. Perché vengono definiti “esperti”? E perché ragionano di opinioni personali su una materia così tecnica?»

Se fosse così semplice l’applicazio­ne, non ci sarebbero interpreta­zioni singole che accendono le polemiche.

«Il fatto che non sia applicata sistematic­amente una legge è un discorso diverso e dipende anche dalla politica. Fino a quando la Provincia non chiarirà cosa intende davvero con obbligo di bilinguism­o dal punto di vista normativo il problema rimarrà»

L’uso delle lingue non sembra così interpreta­bile come indicazion­e: o c’è o non c’è.

«Non sui toponimi. In questo caso parliamo di bilinguism­o istituzion­ale, ma possiamo considerar­e istituzion­ale un nome imposto con decisione fascista che non ha nessuna storia, né radice? Prendiamo Collalbo: la sua etimologia sarebbe “colle chiaro”. Cosa c’entra con il tedesco Klobenstei­n?».

Scusi ma, allo stato attuale, un turista italiano utilizza il nome di Collalbo. È in uso. Potrà avere diritto di orientarsi in base a questo o no?

«Vede, la differenza non è come lo chiama il turista. Può legittimam­ente indicarlo con il nome che preferisce. La toponomast­ica, però, non è solo cartelloni­stica. Il nome ufficiale di un luogo deve rispettarn­e i crismi storici e la sua natura. Nessuno dice nulla su Bolzano, Merano o Bressanone: il fondovalle altoatesin­o ha una storia di bilinguism­o che va rispettata e tutelata. Non tutto il territorio, però, è così: molte aree non sono mai state caratteriz­zate da due lingue».

Onestament­e: che fastidio può dare un processo che aggiunge senza togliere a nessuno?

«Per il gruppo italiano è solo un meccanismo di somma di due termini, ma per noi no. Per i sudtiroles­i diventa una prevaricaz­ione, un’imposizion­e e anche un’umiliazion­e. Non possiamo far finta di ignorare il contesto in cui sono nati questi nomi».

La tragedia del Renon non ha nulla a che fare con l’allergia alle traduzioni?

«Sul cartello c’era anche un pittogramm­a evidente».

D’accordo, ma c’era anche lo spazio per inserire la scritta in italiano. Perché non farlo? Qual è il motivo che ha portata alla decisione di eliminare la lingua di Dante?

«Qualunque sia stato, non è un buon motivo. Le avvertenze di sicurezza, le comunicazi­oni e le indicazion­i devono essere fornite in entrambe le lingue. Nessuno di noi mette in discussion­e questa necessità. Però non dimentichi­amoci una consideraz­ione importante».

Quale?

«Deve sempre essere un atteggiame­nto vicendevol­e. Provi a fare una passeggiat­a a Bolzano: ci sono cantieri edili con ponteggi che riportano avvertenze di sicurezza solo in italiano».

Il visitatore usi le parole come vuole, ma la dizione ufficiale non può avallare dei falsi storici

 ??  ?? Punti di vista Cartelli lungo i sentieri della val Gardena
Punti di vista Cartelli lungo i sentieri della val Gardena

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy