Luca Pisoni antropologo di Trento e l’indagine tra i bagagli
IL LIBRO
In fuga dal tuo Paese, costretto a lasciarlo, cosa porti con te? Se l’è chiesto l’antropologo Luca Pisoni di Trento, che ha tentato di ricostruire le storie (e i mondi) di chi arriva in Italia, incontrando e intervistando i profughi che hanno attraversato il Mediterraneo. Uno studio inconsueto e non facile, raccolto nel libro Il bagaglio intimo. Gli oggetti dei migranti in viaggio verso l’Europa (Meltemi Linee editore).
Luca Pisoni ha incontrato i migranti che arrivavano nelle stazioni di Bolzano e del Brennero e quelli accolti nel centro di residenza Fersina a Trento, cercando di scoprire tra bagagli e tasche, i microcosmi al seguito.
«Chi si mette in movimento per migrare porta un importante carico di aspirazioni, ricordi, simboli», fa notare Massimo Vidale nella prefazione al libro.
Cinquanta profughi hanno risposto alle domande del ricercatore, con qualche naturale difficoltà sia per le barriere linguistiche che per la diffidenza a spiegare a uno sconosciuto il contenuto dei bagagli. Ma alla fine, i racconti sono scaturiti e l’analisi ha preso il via.
Quali sono gli oggetti che i migranti portano con sé? Medaglioni, santini plastificati, piccole Bibbie, breviari, amuleti, anelli di amici e parenti, foto dei propri cari. E non solo. Da tasche, zaini, valige sono uscite anche magliette della squadra di calcio e di cricket, palle da cricket, vestiti tradizionali della propria terra.
«Quello che mi ha più sorpreso è stato trovare le magliette del calcio per i senegalesi e le palline da cricket dei