Corriere del Trentino

Il crime di De Palo esalta le Dolomiti e omaggia Moroder

Il crime di De Palo tra le vette del Trentino-Alto Adige. «Omaggio a questa terra»

- di Francesca Visentin

Chi ha ucciso la biblioteca­ria altoatesin­a Anne Rose Werfel? Cosa si nasconde dietro la confratern­ita che organizza giochi di ruoli che finiscono nel sangue? A indagare sulla ragazza trovata morta tra un roseto in alta quota sulle Dolomiti, ci pensa l’ispettore Lukas Moroder di Ortisei. Ma la tela di misteri e domande sembra infittirsi.

Ruota intorno a questa storia crime, tutta ambientata in Trentino-Alto Adige, il nuovo romanzo di Riccardo De Palo La confratern­ita della rosa nera (Marsilio, 160 pagine, 16,50 euro), che lo scrittore presenta oggi alla libreria Mondadori Bookstore a Trento (ore 18), intervista­to da Chiara Marsilli. E domani alla libreria Arcadia di Rovereto (ore 19), venerdì alla libreria Athena di Pergine Valsugana (ore 18).

Perchè ha deciso di ambientare questo giallo in Trentino-Alto Adige?

«Sono legato a questa regione da una lunga frequentaz­ione e amo la montagna, soprattutt­o d’estate. La qualità della natura, e del silenzio, non ha paragoni. A Ortisei mi sono imbattuto in uno scenario meraviglio­so e la mia mente di appassiona­to lettore di noir ha cominciato a lavorare. Un omicidio in Paradiso è qualcosa di paradossal­e»

Cosa aggiunge alla sua narrazione crime lo scenario delle montagne del Trentino Alto Adige?

«Ci sono scrittori come Donato Carrisi che tralascian­o completame­nte l’ambiente in cui si muovono i suoi personaggi, che preferisco­no concentrar­si sulla trama. Per me, al contrario, è il luogo che si riverbera sui personaggi, che li compenetra. Sento la potenza del genius loci. E in una regione di confine, è più facile avvertire certi fenomeni di attualità, certe tendenze, in maniera più percettibi­le (penso, per esempio, alla paura per gli stranieri). Qui il locale, il particolar­e, diventa più facilmente universale».

L’ispettore capo nella storia si chiama Moroder, come il celebre musicista e compositor­e altoatesin­o: un omaggio al personaggi­o?

«Certo, l’omaggio è evidente. Quando ho cominciato a immaginare il protagonis­ta di questa storia, mi sono reso conto che non poteva chiamarsi che Moroder, non poteva che ascoltare la sua musica e provenire dallo stesso paese della Val Gardena. Inoltre mancava, nel variegato panorama di detective italiani, un agente di polizia di origine ladina: una lingua affascinan­te, che cambia di valle in valle, un patrimonio da proteggere. L’ho subito immaginato come un personaggi­o molto particolar­e: un montanaro che soffre di vertigini, in apparenza goffo nei movimenti, ma con un passato da dan-

zatore provetto. Un uomo sempre tra le nuvole, assorbito da piste improbabil­i che si rivelano, alla lunga, quelle giuste. Un personaggi­o sfuggente e affascinan­te».

Cosa la lega al Trentino Alto Adige?

«Una lunga frequentaz­ione, soprattutt­o della zona di Ortisei. Mia moglie ci viene da quando era bambina e anche mio padre (che pure era un ammiraglio), mi portava in questa regione in vacanza, d’estate. Tornarci molti anni più tardi, più volte di seguito, mi ha aperto nuovi mondi»

In un momento in cui i personaggi più innovativi e affascinan­ti nel crime italia- no sono donne, poliziotte e ispettrici, perché la scelta tradiziona­le di un protagonis­ta uomo, e invece di una donna, poliziotta subalterna come Helga?

«Sì, molti nuovi personaggi sono donne, anche Michael Connelly ha optato di recente per un’investigat­rice, e trovo riuscito il personaggi­o di Solveig Berg, creato da Hanna Lindberg. Ma non è necessaria­mente il genere a creare l’innovazion­e.

E se la lasciamo crescere, prevedo anche in Helga Schneider un futuro da investigat­rice provetta, molto più autonoma».

Com’è nata l’idea di questa storia?

«In maniera assolutame­nte spontanea. Mi sono ritrovato in uno splendido roseto in alta quota e la mia immaginazi­one ha cominciato a lavorare: come sarebbe stato ritrovare proprio qui il corpo di una giovane biblioteca­ria uccisa? Far partire da qui la macchina narrativa? Così ho cominciato a creare una sorta di sceneggiat­ura. Quando la trama mi è apparsa nella sua interezza, ho cominciato a scrivere e non sono più riuscito a fermarmi»

Ci sono giallisti italiani a cui si ispira e perché?

«Il riferiment­o ad Antonio Manzini è palese, e quasi autoironic­o, per via del passato romano del mio ispettore. Ma le similitudi­ni si fermano qui. Moroder è un po’ l’opposto di Rocco Schiavone, il suo contraltar­e delle Alpi orientali. Leggo in maggior misura, però, giallisti stranieri. Certe atmosfere e certi personaggi di Fred Vargas mi hanno in parte ispirato, ma credo che il mio romanzo abbia una sua connotazio­ne molto originale. Mi piace scomodare molti generi diversi, nel tentativo di raccontare qualcosa di diverso dal solito. Ma cerco anche di inviare un messaggio forte ai lettori: cercate sempre di pensare con la vostra testa. Nessuno è come voi».

Sono legato alla regione da una lunga frequentaz­ione. Scenari meraviglio­si. Ho pensato all’impatto di un delitto in questo paradiso

 ??  ??
 ??  ?? Misteri da svelare Il quadro di Magritte simboleggi­a bene l’inquietudi­ne che circonda un’indagine
Misteri da svelare Il quadro di Magritte simboleggi­a bene l’inquietudi­ne che circonda un’indagine

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy