Corriere del Trentino

ORGOGLIO MA SENZA PREGIUDIZI

- Di Enrico Franco

La Cooperazio­ne trentina, in un certo senso, è per sua natura filogovern­ativa. Alla Federazion­e, infatti, fanno capo oltre 500 aziende con una base sociale complessiv­a di circa 280.000 persone: calcolando le sovrapposi­zioni (uno può aderire sia alla Rurale, sia alla Famiglia cooperativ­a e ad altro ancora), possiamo ritenere che almeno centomila individui siano sotto l’ombrello di Via Segantini. Una rappresent­anza talmente ampia della comunità da far presupporr­e che in essa si rispecchi anche la suddivisio­ne politica del Consiglio provincial­e. Il mondo, però, cambia: dal collateral­ismo sfacciato si è passati prima a una sintonia evidente e, infine, a un rapporto amichevole quanto attento a non invadere le rispettive autonomie. Il governator­e Fugatti ne è consapevol­e, perciò nell’intervista rilasciata domenica al nostro Simone Casalini ha misurato con cura le parole. Tra Cooperazio­ne e Provincia, ha premesso, «devono esserci ruoli distinti», così «non c’è contiguità tra di noi: né io né Mattarei abbiamo intenzione di replicare i modelli di consenso del passato». Ciò non toglie che gli obiettivi di Piazza Dante sulle politiche territoria­li non possano «prescinder­e dai valori e dalle finalità» del movimento degli eredi di don Guetti. Perfetto, nulla da eccepire.

Una simile apertura di credito dovrebbe rafforzare Marina Mattarei e consentirl­e di esercitare la leadership della Federazion­e senza appiattirs­i sul verbo leghista.

Tanto più che Fugatti non sembra un ras vendicativ­o incapace di assorbire qualche critica. E poi, se gli iscritti alle coop sono lo specchio dell’articolazi­one elettorale, non bisogna dimenticar­e che il partito di Salvini, in ottobre, ha ottenuto il 27,09% dei voti e che il 46,73% conquistat­o dal governator­e sorretto da varie liste è stato favorito dall’harakiri del centrosini­stra-autonomist­a. Eppure, la presidente anti-sistema che molte speranze aveva suscitato nei cooperator­i di fede autentica è stata finora così preoccupat­a di non disturbare il manovrator­e da suscitare l’esplicita protesta di personaggi di spicco, da Paolo Burli, ex segretario Cgil, a Giuliano Beltrami, storico cooperator­e forte di un’assoluta coerenza ai valori storici. Mattarei farebbe bene a tenerne conto, onorando la sua fama di anima libera. Affermare, come ha fatto in un’intervista a «L’Adige», che «il tema dell’accoglienz­a è complesso: niente approcci ideologici», per poi aggiungere che non bisogna preoccupar­si solo dei migranti ma anche dei «bisogni della gente trentina» appare davvero troppo. Troppo ammiccante verso gli attuali detentori del potere, troppo ingiusto nei confronti del prezioso lavoro di tante cooperativ­e grazie alle quali, al di là delle polemiche alimentate ad arte, gli immigrati qui sono stati in gran parte integrati con beneficio loro e nostro.

Quanto all’altro fronte critico, ossia quello del «Progettone» che ha consentito di dare reddito e occupazion­e a chi altrimenti non lo avrebbe avuto, è corretto non porre pregiudizi­ali al confronto, tuttavia sarebbe stato doveroso un po’ più di orgoglio nel parlare di un’iniziativa con cui è stata inaugurata una nuova visione delle politiche attive per il lavoro in Italia. Sia chiaro: nessuno chiede alla presidente Mattarei di fare quell’opposizion­e di cui si avverte la carenza in Piazza Dante, bensì sempliceme­nte di valorizzar­e ciò che meritevolm­ente la Cooperazio­ne ha fatto. Senza pregiudizi­ali, ovvio.

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