ORGOGLIO MA SENZA PREGIUDIZI
La Cooperazione trentina, in un certo senso, è per sua natura filogovernativa. Alla Federazione, infatti, fanno capo oltre 500 aziende con una base sociale complessiva di circa 280.000 persone: calcolando le sovrapposizioni (uno può aderire sia alla Rurale, sia alla Famiglia cooperativa e ad altro ancora), possiamo ritenere che almeno centomila individui siano sotto l’ombrello di Via Segantini. Una rappresentanza talmente ampia della comunità da far presupporre che in essa si rispecchi anche la suddivisione politica del Consiglio provinciale. Il mondo, però, cambia: dal collateralismo sfacciato si è passati prima a una sintonia evidente e, infine, a un rapporto amichevole quanto attento a non invadere le rispettive autonomie. Il governatore Fugatti ne è consapevole, perciò nell’intervista rilasciata domenica al nostro Simone Casalini ha misurato con cura le parole. Tra Cooperazione e Provincia, ha premesso, «devono esserci ruoli distinti», così «non c’è contiguità tra di noi: né io né Mattarei abbiamo intenzione di replicare i modelli di consenso del passato». Ciò non toglie che gli obiettivi di Piazza Dante sulle politiche territoriali non possano «prescindere dai valori e dalle finalità» del movimento degli eredi di don Guetti. Perfetto, nulla da eccepire.
Una simile apertura di credito dovrebbe rafforzare Marina Mattarei e consentirle di esercitare la leadership della Federazione senza appiattirsi sul verbo leghista.
Tanto più che Fugatti non sembra un ras vendicativo incapace di assorbire qualche critica. E poi, se gli iscritti alle coop sono lo specchio dell’articolazione elettorale, non bisogna dimenticare che il partito di Salvini, in ottobre, ha ottenuto il 27,09% dei voti e che il 46,73% conquistato dal governatore sorretto da varie liste è stato favorito dall’harakiri del centrosinistra-autonomista. Eppure, la presidente anti-sistema che molte speranze aveva suscitato nei cooperatori di fede autentica è stata finora così preoccupata di non disturbare il manovratore da suscitare l’esplicita protesta di personaggi di spicco, da Paolo Burli, ex segretario Cgil, a Giuliano Beltrami, storico cooperatore forte di un’assoluta coerenza ai valori storici. Mattarei farebbe bene a tenerne conto, onorando la sua fama di anima libera. Affermare, come ha fatto in un’intervista a «L’Adige», che «il tema dell’accoglienza è complesso: niente approcci ideologici», per poi aggiungere che non bisogna preoccuparsi solo dei migranti ma anche dei «bisogni della gente trentina» appare davvero troppo. Troppo ammiccante verso gli attuali detentori del potere, troppo ingiusto nei confronti del prezioso lavoro di tante cooperative grazie alle quali, al di là delle polemiche alimentate ad arte, gli immigrati qui sono stati in gran parte integrati con beneficio loro e nostro.
Quanto all’altro fronte critico, ossia quello del «Progettone» che ha consentito di dare reddito e occupazione a chi altrimenti non lo avrebbe avuto, è corretto non porre pregiudiziali al confronto, tuttavia sarebbe stato doveroso un po’ più di orgoglio nel parlare di un’iniziativa con cui è stata inaugurata una nuova visione delle politiche attive per il lavoro in Italia. Sia chiaro: nessuno chiede alla presidente Mattarei di fare quell’opposizione di cui si avverte la carenza in Piazza Dante, bensì semplicemente di valorizzare ciò che meritevolmente la Cooperazione ha fatto. Senza pregiudiziali, ovvio.