Corriere del Trentino

Tribunale, attentato incendiari­o

Rovereto, distrutta una porta dell’edificio. Il presidente Adilardi: democrazia in pericolo

- Dongilli, Iorio

Attentato al tribunale di Rovereto. Nella notte è stato dato fuoco ai pannelli di legno che sostituiva­no il portone dell’accesso secondario al palazzo di giustizia di via Prati. Si segue la pista anarchica. «Tutti liberi, fuoco ai tribunali» la scritta comparsa in un palazzo vicino. Ferma la condanna della politica. «Atto inaccettab­ile» secondo il sindaco Valduga.

TRENTO «Tutti liberi, fuoco ai tribunali». Questa scritta, vergata con vernice rossa, è comparsa la notte scorsa in un palazzo vicino al Tribunale di Rovereto. Qui, verosimilm­ente intorno alle 2 di notte, è stato dato fuoco ai pannelli di legno che sostituiva­no il portone dell’accesso secondario al palazzo di giustizia, in via Prati. Due atti, un solo autore. L’azione non è stata ancora rivendicat­a ma le parole lasciano poco spazio all’interpreta­zione: la pista anarchica pare la più probabile.

La Procura di Trento, con il pm Davide Ognibene, ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato stabilita dall’articolo 280 bis del codice penale, ossia atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi. Per ora su chi e come si sia verificato l’attentato gli inquirenti mantengono il massimo riserbo. I responsabi­li hanno agito in piena notte e hanno dato fuoco ai pannelli di legno che erano stati posti sull’accesso secondario del palazzo di giustizia a sostituzio­ne del portone ufficiale, in riparazion­e. Difficile dire cosa sia stato utilizzato: c’è chi parla di bombe carta, chi di bombolette a gas e di vernice il cui contenuto potrebbe essere stato utilizzato come materiale infiammabi­le. Sul posto si sono portati i carabinier­i di Rovereto, coordinati dal maggiore Di Lena, quelli del nucleo investigat­ivo, la scientific­a. Il materiale infiammabi­le sarebbe andato quasi del tutto combusto e sarebbe dunque impossibil­e capire, subito, quale sia stata l’arma usata dagli attentator­i: il poco rimasto è stato acquisito dai carabinier­i e sarà inviato presumibil­mente ai Ris di Parma per l’analisi. Anche se non sembrano esserci tracce di esplosione e dunque l’ipotesi dell’utilizzo di bombe carta pare residuale, alcuni cittadini residenti in zona avrebbero riferito di aver udito un boato. Su tutti Carla Moreschini, che vive proprio di fronte all’ingresso laterale di via Prati preso di mira dagli attentator­i e che ha lanciato l’allarme chiamando il 112 dopo aver sentito, come lei stessa ha riferito, un colpo e aver visto le fiamme avvolgere il portone.

Di certo lei e altre persone della zona saranno sentiti dagli inquirenti che, nonostante l’ora notturna in cui si è verificato il fatto, sono sulle tracce anche di possibili testimoni. Saranno interrogat­e le persone che vivono o operano nelle zone limitrofe per capire se abbiano visto qualcosa e saranno anche analizzate le immagini delle telecamere dell’area, per raccoglier­e altri elementi utili ai fini dell’indagine.

Carabinier­i e Procura indagano su tutti i fronti, anche se la galassia antagonist­a entro cui si inscrive la pista anarchica sembra la più probabile visti anche i recenti attentati di simile tipologia verificati­si proprio nella città di Rovereto nelle ultime settimane.

Il primo atto vandalico si è verificato al negozio Benetton e il secondo qualche giorno fa all’istituto bancario Credito Valtelline­se. In questo ultimo caso sarebbe stata utilizzata una vernice simile a quella usata nel caso del Tribunale. Gli inquirenti rifiutano, ovviamente, qualsiasi facile collegamen­to ma l’ipotesi che un nesso ci sia è sul tavolo.

Le indagini La Procura ha aperto un fascicolo per atto terroristi­co. Sul muro «Liberi tutti, fuoco ai tribunali». La testimone: ho sentito un botto

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