Bolzano decisa «Impugnamo»
L’Alto Adige non applicherà il provvedimento. Deeg: vogliamo difendere il nostro welfare
«No» bolzanino al reddito di cittadinanza. «Pronti a impugnare il provvedimento» ha detto il governatore Arno Kompatscher.
BOLZANO Sul reddito di cittadinanza Provincia e governo vanno allo scontro. «Si tratta di un’intromissione nelle nostre competenze, siamo pronti ad impugnare il provvedimento», spiega il presidente della Provincia, Arno Kompatscher annunciando che a Bolzano il reddito di cittadinanza non arriverà.
Ieri la giunta provinciale ha affrontato la questione reddito di cittadinanza. Un argomento che è stato liquidato abbastanza in fretta: la giunta infatti ha deciso di non implementarlo in Alto Adige. Le ragioni sono molteplici: da un lato ci sono le difficoltà tecniche, dall’altro non c’è la volontà politica.
«Abbiamo un sistema di welfare che funziona bene, non c’è alcun bisogno di cambiarlo», spiega l’assessora Waltraud Deeg che insieme a Kompatscher pone il problema della competenza. Secondo la giunta infatti la legge statale interviene in un ambito — il sociale — in cui la Provincia ha competenza primaria. Da qui la scelta di non applicare la normativa e di reagire con veemenza all’intromissione del governo impugnando il provvedimento bandiera dei pentastellati.
«Non è una questione economica: se introducessimo il reddito di cittadinanza risparmieremmo un sacco di soldi perché lo Stato finanzierebbe una parte delle prestazioni che oggi paghiamo con fondi provinciali. Il punto è la violazione delle nostre competenze: dobbiamo difenderle sia se lo Stato ci toglie risorse sia se ce ne assegna di ulteriori» chiarisce Kompatscher, precisando che la decisione definitiva sarà presa dopo il confronto all’interno della Conferenza delle Regioni. «La questione reddito di cittadinanza sarà affrontata nella seduta del 13 febbraio: ci sono diverse perplessità anche in altre Regioni. Perché questa legge viola anche le competenze delle Regioni ordinarie», aggiunge Kompatscher.
Attualmente la Provincia garantisce un reddito minimo di inserimento di 600 euro (contro i 500 previsti dal reddito di cittadinanza) più un contributo per l’affitto che parte da un minimo di 390 euro al mese (450 per i Comuni più grandi dove gli affitti sono più cari) più 90 per le spese accessorie. Molto di più dei 280 euro previsti dal reddito di cittadinanza. Nel 2016, gli altoatesini che hanno richiesto il reddito minimo sono stati 4.007, il 12% in meno rispetto al 2015. La spesa sostenuta dalla Provincia è stata di 9,3 milioni. Il contributo sull’affitto e le spese accessorie invece è stato erogato a 13.712 persone con una spesa di oltre 43 milioni.
Ma oltre a garantire più soldi, il welfare provinciale pone anche meno restrizioni rispetto alla norma statale che invece fissa un sacco di vincoli su proprietà, situazione lavorativa e residenza.
La norma nazionale stabilisce infatti che il reddito di cittadinanza venga concesso solamente da chi risiede da almeno 10 anni in Italia mentre per accedere al welfare provinciale bastano 12 mesi di residenza ininterrotta. Altra grossa differenza è legata ai vincoli. Con il welfare provinciale i soldi arrivano direttamente sul conto corrente, il reddito di cittadinanza invece sarà caricato su una carta del tipo «Poste pay» ma solo una parte dell’assegno potrà essere prelevata in contanti. Nel caso gli importi non vengano utilizzati del tutto nel mese in corso scatterà un taglio del sussidio dal mese successivo.
Ma la differenza più grande è legata alla situazione lavorativa. Chi percepirà il reddito di cittadinanza infatti dovrà firmare un patto di lavoro impegnandosi a cercare un impiego attraverso le piattaforme online. «Questo sistema — conclude Deeg — presuppone una collaborazione per la gestione dei dati tra Inps, Provincia, Comuni e centri per l’impiego che pare molto complessa. Mi chiedo quante Regioni riusciranno a far partire il progetto».
Sussidio provinciale Sono più di quattromila gli altoatesini che oggi accedono al reddito minimo d’inserimento