Assegno, stimato l’impatto: risparmi fino a 13,3 milioni
Il requisito dei 10 anni «pesa» 3,4 milioni. Oggi il voto in Aula
TRENTO La materia è decisamente ostica. Tanto da costringere i consiglieri provinciali, ieri, a più di un calcolo. E a una sospensione dei lavori dell’Aula, nel pomeriggio, per un confronto tra il presidente della Provincia Maurizio Fugatti e i capigruppo: proprio in quella sede i numeri sono stati «svelati», permettendo di tratteggiare — seppur ancora con tante incognite — l’impatto finanziario che potrebbe avere non solo il reddito di cittadinanza, ma anche il prospettato innalzamento da tre a dieci anni del requisito di residenza richiesto per le misure della cosiddetta «quota A», vale a dire quelle a sostegno della povertà.
I dati sono sintetizzati in una tabella, presentata da Fugatti ai capigruppo. E indicano, per la Provincia, un risparmio che potrebbe arrivare fino a 13,27 milioni.
Il condizionale, però, è d’obbligo, perché alcune variabili non sono ancora definite. In sostanza, oggi i beneficiari della quota A dell’assegno unico sono 10.830, per una spesa totale (compresa quella erogata dallo Stato per il reddito di inclusione) di 25,4 milioni. A questo importo, se venisse approvato l’emendamento alla variazione di bilancio di Fugatti sull’estensione del requisito di residenza da tre a dieci anni, si dovranno togliere 3,4 milioni: questo, di fatto, è il risparmio stimato per la riduzione della «platea» di beneficiari, che scenderebbe fino a circa 9.400 soggetti (rimarranno esclusi dalla manovra i nuclei composti da soli pensionati e quelli con almeno un componente senza possibilità di lavorare per problematiche sociali). Si arriva dunque a 22 milioni.
La seconda voce in ballo riguarda il «famoso» emendamento da presentare a Roma, a cui stanno lavorando gli uffici. E che punta a mantenere la complementarietà delle misure provinciali con quelle statali: di fatto, se le risorse del reddito di cittadinanza sono a carico dello Stato, la richiesta è di fare in modo che le misure già in vigore a livello provinciale vadano a integrare il contributo statale e non viceversa. In questo modo, la Provincia potrebbe risparmiare altri 9,87 milioni. Arrivando a una spesa a carico dell’amministrazione di Piazza Dante di 12,13 milioni. E a un risparmio complessivo di 13,27 milioni. Cifra che si ridurrebbe a 3,4 milioni se l’emendamento non sortisse gli effetti sperati.
Un quadro, questo, che ieri ha condizionato la seduta del consiglio. In mattinata per l’assenza di riferimenti precisi — chiesti a gran voce dall’opposizione — e nel pomeriggio per la complessità della misura. Le minoranze, in conferenza dei capigruppo, hanno chiesto a Fugatti di ritirare l’emendamento, per presentare un apposito disegno di legge. Richiamando anche l’intenzione del Landeshauptmann Kompatscher di impugnare il provvedimento nazionale. «No» secco di Fugatti, che ha liquidato con poche battute l’intenzione di Kompatscher: «Se l’impugnativa è sui diritti umani, non ci interessa».
La discussione sulla variazione di bilancio, quindi, è iniziata nel pomeriggio di ieri (aumentato il tempo a disposizione da 10 a 14 ore, con la possibilità stasera di andare a oltranza). Con un ultimo appunto sugli emendamenti: il presidente del consiglio Walter Kaswalder ha dichiarato «non ammissibile» la modifica del governatore relativa alla Valdastico, perché «non attinente alla materia di bilancio».