Corriere del Trentino

Infortuni sul lavoro esplosi «La politica è non esagerare con i controlli sulle aziende»

- E. Orf.

«In Alto Adige si lavora BOLZANO tanto è c’è una forte pressione sulle maestranze». Per questo, secondo la presidente di Ipl Christine Pichler, il numero delle denunce per infortunio in provincia di Bolzano è il doppio rispetto al Trentino, vale a dire quasi 16.000 contro 8.300, dati Inail del 2018. Però non si può ignorare che il numero di ispettori è molto diverso, una decina contro circa trenta in Trentino, e che il clima è molto propenso «a non esagerare con i controlli», come spiega il direttore Ipl Stefan Perini.

«Come Ipl abbiamo elaborato molti studi e sondaggi sulle condizioni di lavoro — spiega Perini —. La questione dello stress elevato e dell’intensità è un tema. Faccio comunque alcune premesse: le statistich­e dipendono in primis dalla mole di denunce che vengono fatte all’Inail e in molte parti d’Italia ce ne sono di meno». Difficile pensare però che in Trentino si denunci la metà. «Altro tema — continua — è il fatto che in Alto Adige sono molto importanti settori come l’agricoltur­a e l’edilizia, notoriamen­te problemati­ci in termini di in- fortuni. Hanno un peso maggiore rispetto ad altre zone d’Italia e sono ad elevato rischio». «Ciononosta­nte — ragiona però Perini — il doppio di infortuni rispetto al Trentino è troppo. Io credo che ci sia una carenza di controlli. Faccio un esempio: l’ispettorat­o del lavoro di recente ha aperto un bando per la ricerca tramite concorso di cinque nuovi ispettori del lavoro. Non ne ha trovato nessuno. È da un anno che i sindacati segnalano questo problema, ma non ci sono risposte». Ma è vero che ci sono circa 30 ispettori in Trentino e una decina in Alto Adige? «Non conosco esattament­e i numeri, ma l’ordine di grandezza è questo» fa sapere il direttore Ipl, che aggiunge: «In Alto Adige c’è la volontà politica a non esagerare con i controlli, è una politica filo imprendito­riale. La sicurezza viene considerat­a un carico burocratic­o superfluo e fastidioso. Perciò la decisione è stata quella di limitare i controlli e il fastidio percepito dall’imprendito­re».

La distanza nei numeri delle denunce di infortunio non è un fatto del 2018. La distanza è attestata dal 2013, ma secondo alcuni esperti risale all’inizio della crisi. Senza contare, inoltre, che, sempre in accordo con quanto affermato da Perini, la struttura che governa gli ispettori del lavoro in Alto Adige fa capo direttamen­te alla Provincia, mentre in Trentino se ne occupa l’Azienda sanitaria.

Possibile che il minore peso dei controlli sia stato uno degli elementi che ha permesso all’Alto Adige di distanziar­e il Trentino, in termini di Pil, di circa 3 miliardi negli anni della crisi? «Meno controlli danno più spinta alla crescita — riprende Perini —, come del resto la riduzione dell’Irap e le procedure più snelle per chiedere contributi e via dicendo».Ma a che prezzo? «C’è sempre più gente che ci dice che per i lavori sono sempre più veloci, se prima un cantiere durava sei mesi, adesso in un mese si fa tutto. Certo, lavorando 12-14 ore al giorno, magari in novembre, con condizioni di lavoro pericolose e clima difficile. A ben vedere ci sono associazio­ni che si adoperano per la sensibiliz­zazione, come il Bauerbund». Ma forse non basta, se poi non ci sono i controlli.

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Distanza Il tema degli infortuni sul lavoro in Alto Adige si sta scaldando

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