Museion isolato, rifiutano i papabili Resta Ragaglia
I tre aspiranti nuovi direttori rifiutano il posto. Accuse, misteri e dubbi
Museion troppo isolato, difficile da raggiungere per chi arriva da fuori regione. Una bellissima cattedrale di arte contemporanea, «snobbata» però dai tre candidati selezionati al ruolo di nuovo direttore. Letizia Ragaglia, direttrice uscente del Museion di Bolzano, riconfermata a sorpresa per un altro anno (causa defezione dei papabili), è «ancora sotto choc» per questo colpo di scena: il gran rifiuto dei tre che avrebbero dovuto sostituirla. «Mi sentivo già proiettata altrove, con la testa su altre proposte e progetti», rivela. «Per diverse cause non siamo giunti all’assegnazione dell’incarico - dice la nota ufficiale del museo -. Prosegue dunque la ricerca per la nuova direzione di Museion». Così la presidente della Fondazione, Marion Piffer Damiani aveva comunicato la cosa giovedì pomeriggio. Poche parole accompagnate dalla versione ufficiale: tutti e tre i nomi scelti tra i 50 candidati hanno rifiutato la direzione per motivi personali. Motivi su cui nessuno fornisce dettagli, per la clausola di riservatezza inclusa nel bando.
Il Museion è tra i principali musei di arte contemporanea in Italia e nell’area alpina con mostre temporanee e mostre della collezione e un patrimonio di oltre quattromila opere. Il candidato nuovo direttore che cercano, deve avere contatti internazionali e capacità organizzative ed essere in grado di portare avanti il lavoro finora intrapreso. E poi esperienze di successo nelle strategie di fundraising, inclusa l’acquisizione di sponsor e mecenati per mostre e progetti e lavorare su concetti innovativi, tenendo conto delle particolarità di un luogo come l’Alto Adige, al crocevia di tre culture. Una selezione molto severa, quindi. Eppure tre nomi avevano superato tutti gli ostacoli. Fino al rifiuto finale.
Sui motivi del rifiuto, la direttrice Ragaglia ha una precisa opinione. «Credo che ci sia difficoltà a trovare persone che si vogliono realmente mettere in gioco in questo territorio. Probabilmente ancora una volta il problema è stato la difficile raggiungibilità».
Bolzano, insomma, è troppo terra di confine.
«Nel mondo dell’arte si deve viaggiare molto - prosegue la direttrice -. Messo di fronte ai colloqui, dopo averci messo una vita solo per arrivare, magari chi ha famiglia inizia a pensare che è bello venire in Alto Adige in vacanza, ma trasferirsi a viverci non è così semplice. Dispiace, però, perché eravamo tutti, io stessa, entusiasti al pensiero di un nome nuovo. Credo faccia bene a un’istituzione mettersi in gioco con nuove idee, aria fresca. Poi, però, ci si scontra anche con questioni molto pragmatiche».
Una teoria che tocca un tallone di Achille non nuovo: l’aeroporto fantasma di Bolzano.
A escludere questa ipotesi, però, è Federico Giudiceandrea, presidente di Assoimprenditori che come componente del collegio dei fondatori di Museion, porta altre giustificazioni. «Posso garantire che in questo caso il problema della raggiungibilità del luogo era superato, eravamo andati oltre la questione di una Bolzano fuori mano», spiega. Il territorio ha certamente influito sulla scrematura di molti candidati, ammette: «Per il criterio vincolante del trilinguismo: magari conoscevano perfettamente italiano e inglese ma mancava il tedesco. Arrivare a tre candidati con tutti i requisiti non è stato facile, ma alla fine avevamo trovato professionisti eccellenti, molto qualificati e disposti a venire a Bolzano. Se ci fosse stato l’aeroporto non credo sarebbe andata diversamente». Gli impedimenti, ribadisce Giudiceandrea, «riguardano la sfera personale. Coincidenze sfortunate e incredibili, ma purtroppo queste cose capitano. Eravamo già arrivati a una fase di trattative avanzata, in un caso tutto era concordato, ma sono successe cose che hanno impedito il perfezionamento del contratto e che per privacy non posso rivelare. È chiaro che ora sembra che il bando di Bolzano sia andato deserto, ma assicuro che era una posizione molto ambita, erano tutti e tre felici di essere stati scelti. Poi, però, non hanno accettato».
«Il punto dolente - interviene la presidente Marion Piffer - è che i profili dei candidati erano molto alti e ci siamo scontrati con la concorrenza di altre proposte interessanti. Purtroppo, dopo qualche momento di riflessione, la decisione di quelli selezionati non è caduta su Bolzano per motivi personali, non attinenti alla proposta fatta. Venendo a Bolzano si cambia vita e non vorrei entrare nel merito delle motivazioni singole, però i motivi non riguardano l’istituzione Museion, il contratto o motivi economici».
E così, in attesa che la nuova formula della chiamata diretta porti alla conclusione della nomina del nuovo direttore, Letizia Ragaglia resta al timone di Museion in quella che, ridendo, lei stessa definisce «la storia infinita». E precisa: «Ho fatto trenta, farò trentuno: approfitterò dell’occasione per tirare fuori i sogni che erano rimasti nel cassetto, in primis l’ipotesi di riuscire ad accaparrarmi un curatore ospite pazzesco, di cui per ora non rivelo nulla. E nel frattempo potrò vagliare con più calma le proposte per il mio futuro». Sul nome del suo papabile successore ironizza: «Negli ultimi anni c’è stato spesso uno scambio Bolzano-Napoli. Potremmo fare uno scambio, Andrea Viliani e io: lui viene a Museion e io vado al Madre».
Letizia Ragaglia Ancora una volta il problema è la difficile raggiungibilità. Chi è nel mondo dell’arte deve muoversi e viaggiare