NON PRENDO LEZIONI DAL M5S
Verrebbe voglia di non rispondere alla consueta litania di richiami a sentenze sommamente ingiuste — ricordate da Alex Marini nell’intervento pubblicato domenica dal Corriere del Trentino — dal momento che ho spiegato diverse volte i fatti.
Verrebbe voglia di non rispondere alla consueta litania di richiami a sentenze sommamente ingiuste — ricordate da Alex Marini nell’intervento pubblicato domenica dal Corriere del Trentino — dal momento che è sufficiente leggere sul Corriere della Sera di sabato l’intervista di Aldo Cazzullo dove io, per la centesima volta, spiegavo di essere stato condannato per la denuncia di un fascista dichiarato, Italo Tassinari, che si convinse subito dell’errore ritirando la querela. Il processo, però, andò avanti mancando dell’oggetto. Io, infatti, ero sì assente, ma perché in aspettativa senza retribuzione con l’incarico esclusivo della Provincia di Rovigo (nel territorio della Soprintendenza di Venezia) di realizzare l’inventario del patrimonio artistico della città, tra l’altro con la collaborazione di una studiosa che oggi lavora alla sezione arte della Fondazione Museo civico di Rovereto, Paola Pizzamano, mia bravissima allieva, che può raccontare la verità umana di questo insensato processo.
Io non mi sono mai assentato dal lavoro pubblico, sono andato in aspettativa per assumere un altro incarico pubblico che ho portato a compimento con la formula del «comando» — dallo Stato alla Provincia — nello stesso ambito professionale. Dovrebbe essere comprensibile a un consigliere provinciale nello Stato italiano quale è Alex Marini. L’esempio che do è nelle attività che ho fatto, nelle opere e nelle innumerevoli mostre che ho realizzato; e nell’aver lavorato, come farò a Rovereto, senza stipendio. Assente da che? È il consigliere provinciale del M5S a essere assente da se stesso. Come si spiega una condanna per truffa per uno che non era pagato? Truffa di cosa? Non una lira, chiaro? Mai sentito parlare di sentenze ingiuste?
Il nostro catalogo di «Rovigo-Le chiese», un grande volume, fu pubblicato da Marsilio, sotto il patrocinio e per iniziativa della Provincia di Rovigo. Nessun altro ispettore delle belle arti, pagato, ha fatto una cosa simile. Però, così va il mondo. Allora io sarò costretto a chiedermi: a che titolo e con quale dignità parla il rappresentante locale di un partito fondato da un pregiudicato condannato in via definitiva per omicidio, assassino di tre persone? Il medesimo fondatore, che io ben conosco, ha compiuto la sua benemerita azione politica attraverso l’uso sistematico dell’offesa, dell’insulto, della parolaccia e del programmatico «vaffa». Un mio epigono o un mio simile.
Ricorderò soltanto, oltre agli insulti e alle aggressioni al presidente della Repubblica Napolitano, l’attacco insensato al grande oncologo Umberto Veronesi, chiamato dal Grillo «Cancronesi»; per non parlare della lunga campagna, poi ritrattata, sui vaccini. Non si vergogna di rappresentare quelle posizioni politiche oscurantiste, nel civile Trentino vaccinato e all’avanguardia nella medicina, il consigliere di Cinque stelle? Che poi io sia o non sia un artista non è materia che tocchi a lui giudicare. La pensava diversamente il grande Gianfranco Contini (certamente ignoto al consigliere), ritenendo scrittori creativi — quindi artisti — alcuni critici. Opinioni. Vedo che, parlando in libertà, confusamente, pensa che un critico d’arte debba occuparsi anche di cambiamenti climatici, tema evidentemente a lui caro. Ricorderò, in ogni caso, che per quello che riguarda la natura e l’integrità del paesaggio, io sono il solo che si è pronunciato da anni contro la mafia dell’eolico, che si è spinta fino a lambire il Trentino, ad Affi. Credo invece che un pur piccolo politico locale dovrebbe entrare nei contenuti e verificare, nelle mie funzioni pubbliche, ciò che ho realizzato nel merito, al di là della mia presenza fisica che, per un ruolo presidenziale, di indirizzo e non operativo, poco importa. Ma sarò presente perché amo il Trentino e gli uomini onesti e autentici che lo popolano e il meraviglioso paesaggio che va difeso da aggressioni e da ignoranza. Io sono stato, oltre che deputato italiano e europeo, sottosegretario ai beni culturali, presidente della Commissione cultura della Camera, sindaco di Sanseverino, Salemi e Sutri, assessore alla cultura di Milano, Sanseverino, Cosenza, Urbino, Alto commissario a Piazza Armerina, assessore alla cultura della Regione Sicilia, Soprintendente alle belle arti di Venezia; sono stato direttore del padiglione Italia alla Biennale di Venezia, direttore del settore arte del Festival di Spoleto, Commissario (attualmente) per le arti ad Amelia, presidente (attualmente) della Fondazione Canova; oltre a scrivere, da sempre, su molti giornali e ad aver pubblicato circa duecento libri e innumerevoli, nell’ordine delle centinaia, cataloghi. Non ho mai chiesto niente. Mi chiedo perché non hanno chiamato, per analoghe funzioni, il consigliere provinciale dei Cinque stelle, persona educata e per bene, e forse persino incensurato? Anche se il paragone è azzardato vorrei chiedere: perché per giudicare l’attività di Caravaggio o di Egon Schiele non si fa riferimento alle loro ben più gravi situazioni giudiziarie: l’uno assassino, l’altro pedofilo? Perché, per giudicare una persona, si valuta il suo merito specifico, quello che ha fatto, la sua opera. Ecco: io suggerirei al consigliere di leggere qualche mio libro e di vedere, da Aosta a Catania, quante iniziative e mostre si devono al mio impegno come ideatore o curatore. In ogni parte d’Italia. E a Parigi, a Vienna, in America Latina, in Brasile, in Argentina, a Buenos Aires, a San Paolo, Rio de Janeiro. E ancora: in Australia, a Melbourne, Sidney, Vittoria. In tutti gli istituti di cultura del mondo, dico tutti.
Allora vi invito a verificare e immaginare cosa potrò fare in un museo che non dirigo ma presiedo e in cui non è richiesta la mia presenza come un dipendente (che non sono) e alla cui direzione proporrò — e ho evidentemente già in mente, progetti e idee — senza ricevere stipendi. Aggiungo che sono anche presidente del- la Fondazione Cavallini-Sgarbi, dotata di una grande collezione d’arte che, prima di essere nominato presidente del Mart, si era programmato di esporre a Castel Caldes. Per capire cosa vuol dire avere un nome, come temo non avrà mai il consigliere provinciale, il quale divaga parlando di «produzioni cinematografiche» che non pertengono al Mart, ricorderò che, restando alla mia intervista al Corriere, è anche oggi il pezzo più letto del sito. Non sarà, come pensa il consigliere provinciale, la prova di un «accresciuto senso civico e il desiderio di praticare il dialogo democratico in maniera pacata e aperta»; ma mi chiedo: non è forse una prova di attenzione con la quale misurarsi per essere all’altezza delle aspettative? E ancora: l’atteggiamento, lo spirito, il linguaggio, del suo leader maximo, grazie al quale il consigliere è stato eletto, rappresentano forse una testimonianza di «dialogo democratico in maniera pacata e aperta»? Perché non pensa alle proprie origini anziché giudicarmi senza conoscere il mio lavoro specifico di promotore e animatore d’arte? Porto alcuni esempi: come Soprintendente speciale del Polo museale di Venezia rianimai la Ca’ d’oro e aprii palazzo Grimani, fino ad allora visitabile solo su appuntamento, con le mostre di Giorgione e di Bosch. Il museo passò da 5 visitatori al giorno a 800. Così ho fatto ora, aprendo a Sutri il museo di palazzo Doebbing: 6mila abitanti, 11mila visitatori, il più visitato museo della Tuscia. A Noto, come commissario per la ricostruzione, feci eseguire l’intera decorazione della cattedrale a venti valorosi artisti contemporanei. Uno spettacolo di vera arte religiosa. Vedere per credere. Da assessore a Milano portai Palazzo reale da 350 a 700mila visitatori e ora sono oltre un milione. A Salemi inventai il Museo della mafia, inaugurato da Napolitano, e costato (come documentano due bellissime pagine di Gianantonio Stella sul
Corriere e un’intera pagina di Philippe Ridet su Le monde) solo 63mila euro che recuperammo in quattro mesi. Ho citato qualche dato sparso, a cui aggiungerei i 350mila visitatori della mostra «Caravaggio in Europa» a Palazzo reale a Milano e i 700mila della mostra il «Tesoro d’Italia» nel padiglione Eataly all’Expo di Milano con Oscar Farinetti che ho già invitato per animare al Mart un’iniziativa su Cultura-Agricoltura: le mele di Cézanne e le mele del Trentino. Ho in mente anche una mostra su Casaleggio: «Arte comica e politica». O no? Un ramo d’ulivo al grillino perché si faccia sgarbino. Amen.
A che titolo parla Marini? Il suo partito è stato fondato da un pregiudicato
Sarò presente perché amo il Trentino, le persone oneste che lo abitano e il paesaggio