Vestiti contraffatti, maxi-indagine Scoperto laboratorio clandestino
La merce prodotta in Campania era venduta in Alto Adige. Nei guai 16 persone
BOLZANO Il mercato della moda contraffatta univa il Sud con il Nord dell’Italia: la merce veniva realizzata in provincia di Napoli e poi raggiungeva l’Alto Adige.
È stata la Guardia di Finanza di Bolzano a individuare e bloccare un’intera filiera produttiva di capi d’abbigliamento contraffatti, che venivano prodotti su larga scala all’interno di un laboratorio clandestino situato a Giuliano, in Campania. Parte della merce era destinata al mercato altoatesino. Le indagini sono state dirette dalla Procura di Bolzano, dopo che, durante un monitoraggio su internet da parte del nucleo di polizia economico-finanziaria di Bolzano, era stato scoperto un uomo residente a Merano che vendeva capi d’abbigliamento ed accessori contraffatti di qualità, pubblicizzandoli tramite un profilo Facebook. La Finanza ha seguito il flusso d’approvvigionamento dei venditori di merce contraffatta (abiti, loghi, cartellini, confezioni e accessori), riuscendo a individuare il laboratorio clandestino in Campania. Nel laboratorio veniva eseguito l’assemblaggio di tutte le parti, mediante l’impiego di apparecchiature industriali che consentivano di realizzare i capi contraffatti di buona qualità. Nel corso delle indagini, sono stati segnalati all’autorità giudiziaria 16 responsabili tra cui il meranese che commercializzava i prodotti via Facebook. Inoltre nel laboratorio campano sono state colte in fragranza di reato 3 persone, denunciate per contraffazione e ricettazione.
«Nel complesso — spiega il comando provinciale della Finanza in una nota — sono stati sequestrati circa 300.000 loghi, scudetti, etichette e cartoncini identificativi dei marchi contraffatti, nonché circa 7.000 capi di abbigliamento abilmente contraffatti di noti marchi, fra cui Robe di Kappa, Emporio Armani, Fila, Adidas, Nike e Gucci, nonché i materiali e le attrezzature industriali utilizzati per apporre i marchi contraffatti sui capi di vestiario. In molti casi è stato accertato che non erano solo i capi di abbigliamento ad essere contraffatti ma anche le confezioni. Inoltre su determinati prodotti venivano apposti prezzi elevati, fino a 480 euro per una t-shirt, e questo fa ritenere che parte della produzione potesse essere destinata alla vendita in boutique». La Finanza chiederà all’autorità giudiziaria l’autorizzazione, previa rimozione del marchio, ad assegnare i capi a persone bisognose.