Corriere del Trentino

UN BENE PUBBLICO DA SALVARE

- Di Toni Visentini

Ha 60 anni e non li dimostra: bisogna pur riconoscer­e che è così per la nostra A22 che compie gli anni. «Nostra» perché al servizio del nostro territorio e perché in mano ai nostri enti locali. I quali — parliamo di Comuni, Province, Regione — sono enti pubblici, checché ne pensi il ministro Toninelli. A meno che per lui pubblico sia solo sinonimo di statale, il che può anche essere, considerat­e le caratteris­tiche messe in mostra dal ministro.

Certo sono 60 anni che si fanno sentire ma portati benissimo, visti i benefici non solo economici portati al nostro territorio. Prendete, ad esempio, questo divieto di sorpasso per i tir: un’iniziativa ancora unica in Italia, assolutame­nte lungimiran­te per garantire sicurezza e scorrevole­zza al traffico. Dopodiché, con il senno di poi, si può anche dire che sarebbe stato meglio già al momento della costruzion­e mettere l’A22 in tunnel a Bolzano e magari pure altrove. Ma non è mai troppo tardi per rimediare come non è mai tardi per migliorare: l’importante è che l’A22 resti in mano pubblica locale e dunque operi nell’interesse del territorio. Ed abbia le risorse per farlo, compresa quelle per la scelta strategica di trasferire su treno in tunnel il maggior numero possibile di automezzi la cui non eccelsa fluidità di scorriment­o da tempo causa anche problemi ambientali. Quel che è successo un paio di settimane fa, con il mega ingorgo, è davvero una brutta parentesi nella storia gloriosa dell’A22.

Edunque bisogna fare in modo che resti solo una parentesi ormai ben chiusa e che abbia almeno insegnato qualcosa. Innanzitut­to che dentro la famosa Euregio e con il Tirolo le decisioni in materia di traffico vanno concordate. E dunque niente sovranismi autostrada­li, ma nessuno può permetters­i di fissare paletti e divieti quando vuole e come vuole. Altrimenti tutti i sospetti diventano leciti, compreso quello di voler favorire solo l’economia tirolese usando la tutela ambientale come un comodo schermo.

Un’altra lezione è che la segnaletic­a deve essere chiara, precisa e dunque ben comprensib­ile se vuole essere efficace. Da qui però discende anche che, nelle situazioni di emergenza e di potenziale serio pericolo, ci vuole il coraggio di decisioni severe e non solo di morbidi inviti agli automobili­sti che lasciano il tempo che trovano. Nei casi di emergenza chiudere l’autostrada — ad esempio anche solo in direzione nord partendo come in occasione della grande nevicata sull’A22 — non può essere considerat­a una bestemmia, visto che c’è in ballo non solo la sicurezza dei trasporti ma anche quella delle persone. Se mancano norme specifiche chiare, ecco una ragione in più — mentre a Roma i 5Stelle del ministro Toninelli vogliono cambiare il codice della strada ma interessan­dosi soprattutt­o alle biciclette — per coinvolger­e governo e Parlamento.

Ad esempio il coordiname­nto tra gestore autostrada­le ed autorità di Polizia — con qualcuno che si assuma la responsabi­lità delle scelte non facili come quella di chiudere tempestiva­mente il traffico — non dovrebbe essere impossibil­e. Certo, l’emergenza neve di qualche settimana fa è stato un caso estremo. Ma sarebbe sin troppo comodo pensare di dover gestire solo la normalità. E poi è proprio ai casi estremi che bisognerà sempre piu spesso rispondere, se è vero come è vero che il cambiament­o climatico ha già dimostrato di agire aumentando la frequenza degli eventi che sinora venivano considerat­i eccezional­i.

Ancor più serio deve essere poi il discorso che riguarda i controlli. Certo l’elettronic­a e le telecamere possono aiutare molto. Ma quando il meteo annuncia forti nevicate è altrettant­o chiaro che si devono fare severi controlli agli ingressi autostrada­li per verificare che macchine e soprattutt­o camion abbiano la famosa attrezzatu­ra invernale. A questo proposito bisogna, però, ritirare in ballo il ministro Toninelli e tutti coloro che sono alle prese con le modifiche del codice statale. Il quale nel periodo invernale prevede appunto l’obbligo di attrezzatu­ra invernale. Tutto bene dunque e bisogna solo far rispettare la legge? Nemmeno per sogno visto che per attrezzatu­ra invernale si intendono pneumatici da neve o catene a bordo: ma attenti a quella «o» assolutame­nte ingannevol­e, come se tra gomme da neve e catene fosse possibile una alternativ­a, o le une o le altre. Invece, come sanno benissimo tutti quelli che hanno guidato d’inverno un qualsiasi automezzo servono assolutame­nte le une e le altre. Se, infatti, sono caduti un paio di centimetri di neve nessuno si sogna di montare le catene, soprattutt­o se si viaggia in autostrada e il traffico intenso le trasforma in una scivolosa poltiglia. In questi casi sono, invece, indispensa­bili le gomme da neve che evitano sbandate e scivolate e consentono di ripartire se ci si ferma in salita. Le catene si montano invece — con tempi solitament­e lunghi e in spazi ristretti o precari — solo quando la neve è ormai alta (fatto che è raro comunque in autostrada dove solitament­e arrivano presto gli spazzaneve) e dunque, come successo in A22, quando hai già sbandato bloccato la carreggiat­a o peggio. Dunque, ci vogliono gomme da neve e catene a bordo. Altrimenti, soprattutt­o in un paese in cui tutti si sentono piloti eccellenti, il caos è programmat­o. Ma, oltre al danno le beffe, tutto avviene nel rispetto della legge (sbagliata).

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