Corriere del Trentino

Da Toniatti ai gazebo leghisti Un gruppo con precedenti

Il triestino Dolce è il leader in ascesa. Passamani più accorto

- A . D.

I sette anarchici arrestati TRENTO nella notte tra lunedì e martedì non sono visi nuovi per le forze dell’Ordine: alcuni di loro hanno processi alle spalle, altri come la barese Beranek e il tarantino Briganti, paiono profili meno noti o più defilati.

Su tutti la figura più conosciuta è quella del triestino Luca Dolce: lo vediamo attivo nel 2010 nella manifestaz­ione che mise a ferro e fuoco la città, con bancomat distrutti e muri imbrattati. Al tempo, con lui, c’era il leader storico Massimo Passamani. E pure indagati in quell’occasione furono anche il trevigiano Berdusco e il roveretano Parolari; Dolce finì nei guai anche nella maxinchies­ta del 2012, dove vennero indagate 43 persone e arrestato Passamani. Ancora finì a processo nel 2010 per il blitz con vernice e fumogeni alla facoltà di Sociologia, di cui fece le spese anche il docente di diritto costituzio­nale comparato Roberto Toniatti.

Nel ottobre 2015 lo vediamo attivo, secondo gli inquirenti, al fianco sempre di Passamani, storico leader del movimento anarchico insurrezio­nalista trentino, in un blitz con decine di persone nel cantiere della Land Service ad Acquaviva di Mattarello dove si compivano i carotaggi per la progettazi­one della circonvall­azione Trento Rovereto nell’ambito del tunnel del Brennero. Oltre a lui comparivan­o anche la Trentin, Bottamedi e Berdusco, tutti e tre arrestati ieri. Questo processo, come quello per gli scontri al Brennero nella manifestaz­ione per i migranti, è ancora in corso (anche in questo caso sarebbero stati presenti Dolce, Bottamedi Trentin e Berdusco). Dolce, con Trentin e Berdusco, vennero indagati anche per l’attacco a palle di neve al gazebo della Lega.

Ciò che emerge però è che se Dolce sembra comparire in numerosi degli ultimi attentati, Passamani pare ormai agire nelle retrovie: non risulta, al momento, tra gli indagati nell’operazione Renata, anche se è possibile che la sua sia una delle abitazioni perquisite. Che ci sia stato una sorta di passaggio di consegne tra vecchia e nuova generazion­e all’interno della cellula? Anche questo aspetto sarà al vaglio degli inquirenti che hanno, stando all’ordi- nanza, molto materiale su cui lavorare.

Dai 78 episodi contestati emerge infatti la partecipaz­ione dei sette arrestati in avveniment­i saliti agli onori delle cronache in almeno 13 casi, stando sempre all’ordinanza: c’è ad esempio l’aggression­e al consiglier­e della Lega Vittorio Bridi, il 2 maggio del 2015, l’occupazion­e dell’ex asilo Manzoni nello stesso anno cui avrebbero preso parte Dolce, Trentin e Bottamedi. C’è anche, il 17 giugno del 2015, il blitz al tribunale di Sorveglian­za con l’esposizion­e di striscioni e imbrattame­nto dei muri. In questo caso sarebbero stati presenti, guidati da Passamani, Trentin e Bottamedi. Dolce Berdusco e Parolari sono ritenuti infine responsabi­li, tra gli altri, anche del blitz contro il comizio elettorale con Matteo Salvini, l’11 febbraio del 2018.

In tribunale

Trentin e Berdusco furono assolti per le palle di neve contro lo stand del Carroccio. Vallo Tomo e Brennero: fronti giudiziari aperti

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Alla frontiera La manifestaz­ione al Brennero

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