Passi, Kompatscher stoppa Trento «Limitazioni almeno a fasce orarie»
Dure critiche dagli ambientalisti. Toffolon (Italia Nostra): «Svolta preoccupante»
TRENTO Sulla chiusura dei passi dolomitici, dopo le sperimentazioni, il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, vuole proseguire con atti concreti. Però, nessuna porta in faccia e rilancio del dialogo, per trovare una soluzione comune, con il Trentino, che è invece pronto a fare marcia indietro, e con il Veneto, che non ha mai sposato l’idea dello stop ai veicoli.
«Noi siamo di un’altra idea e, dopo i test (in particolare sul passo Sella, ndr), è il momento di passare a fatti concreti», ha detto ieri Kompatscher, a margine della consueta conferenza stampa del martedì, dopo la riunione di giunta. «Credo — ha sottolineato — che sia quello che la gente si aspetta. Le Dolomiti, come patrimonio dell’Unesco, non sono compatibili con traffico rumore e inquinamento che, negli ultimi tempi, sono peggiorati. Quindi, bisogna adottare sistemi che diano la possibilità di godere di queste bellezze, almeno in una determinata fascia oraria».
Per il presidente della Provincia di Bolzano «questo è un problema che si pone soprattutto il periodo estivo, ma (e qui la mano tesa a Trentino e Veneto, ndr) cercherò di parlarne con gli altri colleghi per convincerli e trovare assieme una soluzione». Un primo confronto tra Trento e Bolzano è previsto per giovedì. Intanto ieri l’assessore trentino Roberto Failoni, intervenendo in Consiglio provinciale, ha assicurato che è in corso uno studio sui modelli di sviluppo del turismo, che sarà discusso al più presto.
I più critici nei confronti della riapertura dei passi sono gli ambientalisti che vedono in questa scelta un grande passo indietro. «Questa svolta ci sembra preoccupante — afferma Beppo Toffolon, presidente di «Italia nostra» — perché si abbandona un tentativo di risolvere un problema evidente, come quello dell’eccessiva presenza di veicoli sui passi».
Secondo l’architetto, per inseguire gli interessi particolari di singole categorie, si rischia di perdere di vista l’interesse generale: «Continuiamo a indebolire gli elementi fondanti del carattere turistico delle valli con operazioni che, un pezzo alla volta, erodono l’immagine del territorio».
Secondo «Italia nostra» per difendere il patrimonio delle Dolomiti bisogna educare a una fruizione della montagna che non preveda l’uso di auto e moto, puntando sul potenziamento del trasporto pubblico. «Il mercato delle bici elettriche — continua Toffolon — è in continua crescita. Si potrebbero sviluppare degli itinerari dedicati a questo tipo di mezzi per incentivare un turismo sostenibile».
Anche l’apertura delle funivie nel periodo estivo potrebbe offrire una valida alternativa all’uso della macchina, come proposto da Reinhold Messner nell’intervista di ieri al Corriere del Trentino. Tuttavia, sottolinea Toffolon, trovare un accordo con i gestori degli impianti non è così facile. «A Campiglio — ricorda — ci sono già dei collegamenti che nelle intenzioni iniziali dovevano favorire una mobilità sostenibile, ma d’estate rimangono chiusi».
Un altro aspetto su cui gli ambientalisti invitano a riflettere è la pretesa che tutto, comprese le vette, debba essere a portata di mano e facilmente raggiungibile. «Il piacere della montagna — osserva il presidente di «Italia nostra» — è anche quello della fatica che si fa per raggiungere un posto e della soddisfazione che si prova nell’esserci riusciti. La gioia di godere di un bel panorama in silenzio e tranquillità. Esperienza sempre più rara, dato l’inquinamento acustico prodotto dai motori di auto e motociclette».
L’incontro
Failoni ha annunciato che un primo confronto con Bolzano è previsto per giovedì