Blitz da Sushiko: arrestati i tre gestori
La Guardia di Finanza: sfruttamento ed estorsione nei confronti dei lavoratori pakistani Il comandante Procucci: «Un precedente in Trentino». La Cgil collabora all’inchiesta
BOLZANO Blitz della Guardia di Finanza, ieri mattina, in uno dei ristoranti più conosciuti e frequentati della città: Sushiko, al centro commerciale Twenty di via Galilei, fa parte di una catena di una cinquantina di ristoranti che propongono sushi con la formula «all you can eat». La Fiamme gialle hanno arrestato i tre responsabili della società che gestiva il ristorante in franchising. Si tratta di tre cittadini cinesi: l’amministratore unico della società, Z. H. le sue iniziali, trentenne, sua moglie nonché socia W. S., di 29 anni, cassiera al ristorante, e un altro socio, L. H. di 39 anni. L’accusa nei loro confronti è pesantissima: sfruttamento aggravato del lavoro ed estorsione a danno dei 14 lavoratori del ristorante, tutti cittadini pachistani di età compresa tra i 20 ed i 25 anni regolarmente residenti in Italia. Si tratta di reati per i quali rischiano da 1 a 6 anni per lo sfruttamento del lavoro (e fino a mille euro di multa per ciascun dipendente sfruttato), e da 5 a 10 anni per l’accusa di estorsione. Le tre ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite a seguito di un provvedimento emesso dal gip di Bolzano nei confronti dei tre responsabili della società, che ora si trovano nel carcere di via Dante in attesa dell’udienza di garanzia.
Le indagini della Guardia di finanza di Bolzano, avviate circa tre mesi fa durante la consueta attività di controllo, «hanno consentito di accertare che i tre arrestati avevano impiantato un sistema criminoso finalizzato al reclutamento di manodopera in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori pachistani, mediante retribuzioni palesemente difformi dai contratti collettivi nazionali o comunque sproporzionate rispetto alla quantità del lavoro prestato» ha spiegato ieri il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Gabriele Procucci, che ha illustrato l’esito dell’indagine assieme al tenente colonnello Manfred Libera, comandante della Compagnia di Bolzano. «Inoltre — ha aggiunto Procucci — i lavoratori venivano sottoposti a condizioni lavorative e alloggiative degradanti. E se cercavano di reclamare i loro diritti, come ad esempio di poter usufruire di ferie, venivano minacciati di licenziamento: per questo viene contestato anche il reato di estorsione».
Da sottolineare che i 14 di- pendenti non perderanno il posto di lavoro: il giudice per le indagini preliminari, avvalendosi di una normativa in vigore dal 2016, ha infatti disposto su richiesta del pm il «controllo giudiziario» del ristorante. In questo modo si evita il sequestro preventivo dell’azienda e viene nominato un amministratore giudiziario, il quale è tenuto a controllare il rispetto delle leggi e delle condizioni di lavoro dei dipendenti. Proprio grazie a questa iniziativa, il ristorante rimane dunque aperto ed i lavoratori non perderanno il posto. E inizieranno finalmente a poter anche godere dei diritti basilari, come la fruizioni delle ferie e dei giorni di malattia. La Finanza ha anche collaborato con il sindacato Cgil, per gli approfondimenti sulle varie posizioni lavorative.
E la segretaria provinciale del sindacato, Cristina Masera, rivela un particolare: «Il primo giugno 2017 tutti i dipendenti del ristorante furono costretti dai titolari a licenziarsi ed a venire riassunti con un nuovo contratto, non riconosciuto dai sindacati confederali, ma da sigle minori, e dai contenuti decisamente negativi per i lavoratori». Il comandante Procucci ricorda che, lo scorso novembre, un’indagine del tutto simile si era svolta anche a Riva del Garda: le Fiamme gialle avevano in quel caso scoperto che nel ristorante Sushiko del centro commerciale Blue Garden, i due titolari cinesi sfruttavano i dipendenti pachistani, e furono quindi arrestati. «Due indagini distinte, ma sovrapponibili talmente sono simili — commenta Procucci — e questo ci fa pensare che vi possano essere ulteriori casi di questo tipo in Alto Adige come nel resto d’Italia».