MIGRANTI, CHIESA E VERITÀ
La Lega di governo ha mostrato finora una sola corda: il contrasto all’immigrazione. In questi mesi è stato il solo tema programmatico del vicepremier Matteo Salvini che ha lasciato nelle mani del Movimento 5 stelle il resto dell’azione governativa. Dalle grandi opere al welfare (con il caotico reddito di cittadinanza) all’interdizione dei processi autonomistici, i pentastellati condizionano l’esecutivo più di quanto non riesca a fare il Carroccio anche se i risultati sono spesso esiziali e l’opinione pubblica comincia a mostrare i primi segnali di insofferenza.
Salvini, e le sue articolazioni più strette, sono invece fermi lì. Sulla banchina di un porto, sperando di scorgere il profilo di una carretta del mare da respingere, o nel territorio per smembrare anche le buone prassi. C’è un’evidente discrasia tra le dichiarazioni e l’azione politica: la Lega non vuole interdire i processi d’integrazione, afferma, ma la delinquenza. Eppure tutto quello che sta accadendo in Trentino e nel Paese va nella direzione di disfare il dispositivo di accoglienza e di integrazione come nel caso delle 24 ragazze nigeriane a Lavarone che hanno avviato un processo di radicamento territoriale o la cancellazione dei corsi d’italiano che sono propedeutici ad una nuova vita. Ma quello di Lavarone è soltanto un esempio che ha già molti emuli in provincia: 159 migranti verranno spostati dalle valli al capoluogo entro giugno.
La questione sta pericolosamente dividendo la società trentina. E la Chiesa stessa, lacerata tra l’idea di interloquire con il potere politico per attutire la caduta di queste persone e il desiderio di manifestare apertamente il proprio dissenso, rivendicando una solidarietà storica ora notevolmente prosciugata dall’egoismo e dal pregiudizio. Entrambe le posizioni sono, però, accomunate da un profondo disagio per la degenerazione dell’ossessione antiimmigrazione che peraltro rimpicciolisce il valore dell’Autonomia agli occhi di molti osservatori.
Certamente, il Carroccio può speculare su queste lacerazioni — come anche all’interno della cooperazione — per pianificare una sua presenza più strutturata o per destrutturare quella altrui, ma rischia anche di ricompattare aree di consenso moderate che si sono sbilanciate nella doppia tornata elettorale (politiche e provinciali) a favore della Lega e del suo leader. Al governatore Fugatti forse converrebbe stringere qualche mano — a partire dall’incontro di venerdì con la Chiesa e le associazioni — che ancora gli viene tesa e normalizzare il tema perché quando l’ultimo migrante sarà espulso, rischia di rimanere senza il core business. Il consenso speculativo — qui come a Roma — non alimenta cicli politici lunghi. C’è un’ampia pubblicistica fondata sulla storia politica recente.
Michel Foucault, a proposito dell’alterità, della diversità e del loro ruolo nel percorso di conoscenza di ogni soggetto, lasciò un appunto che sembra rivolgersi a tutti i tempi storici: «Ciò su cui vorrei insistere, per finire, è questo: non vi è instaurazione della verità senza una posizione essenziale dell’alterità; la verità non è mai il medesimo; non può esserci verità che nella forma dell’altro mondo e della vita altra».