«Offerta risibile per gli studenti»
Bazzanella: «Trovare risposte collettive». Facchini: bene l’apertura dei parchi
«Trento ha una offerta ricreativa risibile per una città universitaria». Lo sostiene il sociologo Luca Fazzi. «Serve qualche modifica».
TRENTO Suonare fino a mezzanotte? Non è una soluzione. A ribattere in maniera critica alle proposte dell’assessore comunale Corrado Bungaro sono proprio gli stessi musicisti ai quali le ipotesi di apertura dell’ amministrazione si dovrebbero rivolgere .« Estendere l’ orario perla musicali ve non è una risposta efficace alle problematiche degli artisti. Già ora il limite è fissato alle 23 e si possono chiedere deroghe per eventi o iniziative specifiche – fa notare Giulio Bazzanella dei Radio Palinka – Quello che manca pertanto non è la regolamentazione, ma un percorso collettivo che comprenda tutte le parti in causa, maggiore sinergia tra tutti i promotori culturali e uno spazio virtuale o fisico dove trovarsi per discutere dei temi più condivisi e urgenti».
Buona parte del discorso verte sul significato che si vuole dare a eventi quali concerti e festival. «Manca la percezione che la musica live anche dei piccoli gruppi locali sia un elemento culturale. Gli eventi del Centro Santa Chiara hanno il rilievo e la considerazione giusta per questo tipo di eventi, ma spesso sono lontani dalla scena musicale locale ». Scenam usicale che resta in mano all’organizzazione dei gestori privati dei locali, i quali hanno a cuore però non solo la dimensione culturale e artistica, ma anche commerciale. «Per i gruppi più piccoli è molto difficile riuscire a suonare — conferma Marco Andrea Micheli dei The Rumpled — Noi stessi che suoniamo anche all’estero siamo riusciti ad ottenere date in alcuni locali solo di recente, quando abbiamo potuto garantire un certo seguito di pubblico. I lo-
Micheli Le aree dedicate? Il problema sono le regole, non i cartelli
cali incassano sulle consumazioni delle persone che vengono ad assistere al concerto, non sul concerto stesso, e chiamare degli emergenti sconosciuti può essere un rischio ». Per questo anche la proposta di individuare un singolo locale specifico in cui suonare fino a molto t ardi suscita qualche perplessità. «O tutti o nessuno. Un solo gestore avrebbe la possibilità di programmare dei concerti molto più frequentati. Questo genererebbe tensioni e disuguaglianze lì dove invece bisognerebbe costruire una rete».
Stessi dubbi per quanto riguarda l’idea di togliere i cartelli che delimitano le aree riservate ai musicisti di strada in città, al momento dislocati in punti periferici. «La possibilità di suonare in centro esiste già, basta seguire il regolamento comunale ed è relativamente semplice ottenere il permesso. Ma non si possono utilizzare amplificazioni, il che limita moltissimo le possibilità dei musicisti. Il problema sta nel regolamento, non nei cartelli». «Ovviamente va identificata una terra di mezzo dove trovarsi tra amministrazione, musicisti, fruitori e cittadini — sottolinea Matteo Facchini dei Povero Diavolo — Già la possibilità di suonare fino a mezzanotte può essere un buon orario, così da evitare di iniziare i concerti alle 19 nel caso in cui ci siano più band». Ritorna però l’opinione che il problema vada affrontato in un modo più complesso. «Non si può di punto in bianco svecchiare la città, ma ci sono delle strategie. Uno dei problemi più sentiti almomento è che se un singolo cittadino chiamala polizia, quella interviene con controlli anche se il gestore del locale ha tutti i permessi in ordine per suonare. Si dovrebbe cambiare il regolamento stabilendo che se un evento musicale è stato autorizzato dall’ amministrazione tutta la cittadinanza deve adeguarsi di conseguenza, rispettando il concerto stesso». Apprezzata invece l’idea dell’assessore di aprire i parchi agli eventi musicali. «Aprire i parchi li renderebbe vivi, evitando che come ora venissero frequentati solo nel pomeriggio da anziani con badanti e dai proprietari dei cani con i loro animali». Un punto di vista già emerso nel corso dell’incontro con l’assessore di lunedì: rendere la città più vissuta da giovani e non la renderebbe anche più sicura, limitando il degrado tipico delle zone meno frequentate.