«Gli studenti hanno bisogno di spazi di aggregazione Ci vuole una mediazione»
TRENTO «Una città universitaria in genere è accompagnata da una certa effervescenza. È giusto che ci sia una sostenibilità, purché non diventi immutabilità », afferma Luca Fazzi, professore ordinario di Sociologia generale dell’Università di Trento.
Professore, in questi giorni la movida torna a far discutere, sia a Trento che a Bolzano. C’è una reale emergenza?
«Sono due situazioni diverse. A Bolzano c’ è un avita notturna molto vivace e qualche lamentela è comprensibile. Trento invece ha un’offerta ricreativa e culturale che è del tutto risibile rispetto al livello della vita universitaria».
Crede che sia necessario un cambiamento culturale?
«La cultura è sicuramente un fattore dirimente, da cui dipendono anche i livelli di tollerabilità. Se Trento vuole essere un centro universitario capace di imporsi sulla scena nazionale e internazionale, qualche minima modifica è necessaria. Quando si ha un ateneo con migliaia di studenti che portano reddito non si può pensare solo di spremerli, senza offrire nulla, al di fuori delle attività universitarie».
Il problema è conciliare il diritto a divertirsi degli studenti con il diritto alla quiete dei residenti. Cosa suggerisce?
«Innanzitutto serve un confronto tra le parti, cosa che oggi è sempre più difficile. La nostra è una società fatta di tanti gruppi che non hanno nel dna la propensione al dialogo. Anche nel dibattito pubblico vediamo che la capacità di mettersi nei panni dell’altro è molto bassa. Però bisogna provare a mettere le persone intorno a un tavolo. La mediazione è l’unica strada possibile».
Crede che il nuovo regolamento sulla musica a cui sta lavorando il Comune di Trento possa essere un primo passo?
«Penso di sì, anche se poi bisogna vedere cosa ci sarà scritto. Delle buone proposte possono venire anche dagli studenti. I divieti non sono l’unica strada, servono politiche integrative di medio e lungo periodo».
Spesso invece si punta solo al qui e ora, accontentando chi riesce a farsi sentire di più.
«Nell’ultimo periodo abbiamo vissuto forti sconvolgimenti politici e questo influisce sulle scelte. L apolitica però non deve giocare sulle paure in modo improprio, né essere impaurita, altrimenti non è in grado di svolgere la sua funzione. Oggi angoscia e chiusura sono molto forti. Non è tanto un problema di intolleranza, è che ciascuno ha bisogno di sentirsi rassicurato. Credo che però gli spazi per favorire un cambiamento ci siano».
Trento ha un’offerta ricreativa risibile per una città universitaria