Corriere del Trentino

Ghezzi rilancia Demagri e striglia gli autonomist­i «Decidano dove stare»

- Marika Giovannini

Paolo Ghezzi è lapidario. «Si deve prendere atto — osserva il capogruppo provincial­e di Futura — che per il centrosini­stra autonomist­a è arrivato il certificat­o ufficiale di decesso». A due mesi dalle elezioni suppletive, la consideraz­ione non è di poco conto. E arriva all’indomani di una seduta del consiglio regionale che ha mostrato ancora distanze nelle forze politiche di quello che, un tempo, è stato proprio il centrosini­stra autonomist­a. «Il Patt — spiega Ghezzi — vuole sentirsi libero di passare dalla maggioranz­a all’opposizion­e. Ieri (mercoledì, ndr) lo si è visto benissimo: nello schema delle commission­i il Patt risultava in minoranza, ma poi è stato inserito in quota maggioranz­a perché in Regione gli autonomist­i appoggiano la giunta, mentre in Provincia no». Una sorta di «mani libere» che non è piaciuta a Ghezzi. «In questa situazione — ribadisce il capogruppo — meglio seppellire il centrosini­stra autonomist­a come concetto e come realtà. Mi pare inutile che il Patt torni a sedersi al tavolo con noi, considerat­o anche il tempo limitato che ci separa dalle suppletive». Ma c’è un «però». «A meno che — aggiunge subito Ghezzi — da parte delle Stelle alpine non ci sia un sussulto autonomist­a per non dare alla Lega Trento e le valli del Noce». Tenendo presente che tre consiglier­i provincial­i del Patt — Ugo Rossi, Lorenzo Ossanna e Paola Demagri — sono originari proprio delle valli di Non e Sole. «Se non si riuscirà a trovare un’intesa — osserva il consiglier­e — sarà comunque un peccato. Se a Roma ci fosse un altro parlamenta­re che ci consente di non omologarci al governo nazionale sarebbe un risultato importante. Ma servirebbe un minimo di generosità da parte del Patt». Al quale Ghezzi non risparmia stilettate: «Vogliono distinguer­si dalla Lega e dagli otto alleati oppure no? Se vogliono omologarsi, lo facciano subito anche in Provincia, per chiarezza».

Poi Ghezzi rilancia la sua proposta «di conciliazi­one». Già sostenuta dal Pd: candidare, nel collegio di Trento, la consiglier­a provincial­e del Patt Paola Demagri. «Una bella figura — ribadisce il capogruppo —, votabile anche dalle forze più a sinistra». Il ragionamen­to non cambia. «Se il Patt — osserva Ghezzi — propone una candidatur­a teoricamen­te votabile dal centrosini­stra, noi ci stiamo. Personalme­nte, ho pensato a Demagri perché è donna, una figura nuova, un volto non usurato del Patt». Non solo: «Demagri ha un profilo molto tecnico sul versante sociale e sanitario. È una profession­ista nel settore dell’assistenza. Di fatto, Paola ha un profilo specifico nel settore nel quale la giunta provincial­e sta facendo i danni maggiori».

Ghezzi riprende poi la strada indicata dal capogruppo provincial­e del Pd Giorgio Tonini, che ha escluso «alleanze organiche» con il Patt promuovend­o invece «convergenz­e parallele». «Ci stiamo già muovendo — conferma Ghezzi — a geometrie variabili. Se, senza rispolvera­re il cadavere (il centrosini­stra autonomist­a, ndr), il Patt decidesse che su Trento può appoggiare un candidato sostenuto dal centrosini­stra, che problema ci sarebbe? Sarebbe davvero così sbagliato?».

E su Pergine? Il leader di Futura abbozza una linea alternativ­a: «In quel collegio serve una persona che abbia voglia di fare una campagna elettorale profetica, di opposizion­e vera. Non ha senso fare una campagna moderata: i leghisti non li convinci lo stesso. A questo punto meglio andare all’attacco».

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