Guidi la cruda poetica dei bunker
Bolzano, da mercoledì al 5 maggio, il Foto Forum propone gli scatti delle fortificazioni difensive nordeuropee Il fotografo ha immortalato i manufatti nazisti per il progetto «The Atlantic Wall»
Èstato il primo, in Italia, a attraversare le periferie urbane con la sua fedele macchina fotografica, a imprimere nella pellicola edifici e spazi della marginalità e, spesso, del degrado fisico e anche sociale. Dalla sua Cesena, dov’è nato nel 1941, Guido Guidi ha, ad esempio, percorso i luoghi e immortalato case e fabbriche lungo la statale Romea fino a Venezia, dove nei primi anni Sessanta ha studiato Architettura e Disegno industriale allo Iuav, seguendo le lezioni di docenti come Carlo Scarpa, Bruno Zevi e Luigi Zannier che oggi rientrerebbero a pieno titolo nella categoria «archistar».
È questo suo essere un «pionere» della fotografia paesaggistica e architettonica, impegnato a ritrarre spazi marginali e «anti-spettacolari» del paesaggio, registrandoli nelle lastre di una macchina grande vecchio stile, che hanno spinto Gennaro Postiglione, professore di Architettura degli interni al Politecnico di Milano, a coinvolgere Guidi in un progetto europeo, di quelli decisamente anomali: mappare e studiare i bunker nazisti della Seconda guerra mondiale in nord Europa.
E sono proprio gli scatti a questi manufatti (in tutto sono dodici mila, disseminati in sette paesi tra Scandinavia e costa Atlantica) ad essere al centro della nuova mostra in calendario alla galleria Foto Forum di Bolzano con inaugurazione mercoledì 27 marzo e apertura fino al 4 maggio: «Photographic Visions of Modernist Architecture» (Visioni fotografiche dell’architettura modernista).
«L’idea di questo percorso espositivo nasce dal progetto dedicato ai bunker, “The Atlantic Wall Linear Museum” – spiega la curatrice Sabine Gamper – eravamo in contatto con gli scienziati che ci hanno lavorato, tra cui il professor Postiglione, cui va il merito di aver invitato e coinvolto Guidi con l’obiettivo di fornire un’inquadratura e uno sguardo diverso a questi manufatti: Guidi è andato a vederli e ne sono nate le immagini che mostriamo».
Questi bunker non erano solo fortificazioni: sono le ultime grandi linee di difesa del Ventesimo secolo realizzate tra il 1941 e il 1944 dall’esercito nazista, e Hitler ha voluto che avessero precise caratteristiche estetiche e architettoniche. «Fornì un manuale dettagliatissimo: voleva rispondessero agli standard e ai criteri delle architetture modernistiche, alla fine risultano simili alle opere di Le Corbusier e Carlo Scarpa, con cui Guidi studiò e di cui ha ri- tratto alcune creazioni e questi scatti rientrano nella mostra», continua Gamper. Si tratta del Tumulo di Brion di Scarpa (San Vito di Altivole nel Trevigiano, ritratto in 118 immagini da Guidi nell’arco di dieci anni) e dell’ex fabbrica di tessuti Duval (Saint-Dié-des-Vosges, Francia).
«I bunker sono manufatti molto particolari – sottolinea la curatrice – le fotografie non rispondono ai tradizionali canoni di bellezza, fuor di metafora non sono immagini propriamente belle: sono crude ma racchiudono un che di poetico». È la poesia della marginalità degli spazi periferici o industriali (in questo caso post-bellici), magari abbandonati e lasciati nel degrado, e che collegano con un fil rouge tut- to il lavoro del fotografo di Cesena, non a caso apostrofato con l’appellativo «fotografo delle periferie» per la sua attenzione e sensibilità verso quei non-luoghi che non attraggono l’attenzione dei più, se non per fatti e notizie di cronaca, per la loro caratteristica di essere isolati e dimessi. «Guido Guidi fu uno dei primi a creare questo nuovo linguaggio», dice Gamber.
I bunker nazisti rientrano, in quest’ottica, nell’ambito di quell’architettura che rischia di venire dimenticata e il progetto «The Atlantic Wall», promosso dal Politecnico di Milano con il Raymond Lemaire International Centre for Conservation di Lovanio (Belgio) e l’École d’Architecture de Versailles (Francia), si occupa, appunto, di far sì che la memoria non venga cancellata e i manufatti finiscano nell’oblio.
Le fotografie di Guidi, ineccepibili per quanto non esteticamente ammiccanti, restituiscono a queste opere architettoniche la loro anima «brutalista», prendendo a prestito l’aggettivo che Foto Forum usa per descriverle. La mostra «Photographic Visions of Modernist Architecture» (Visioni fotografiche dell’architettura modernista) sarà inaugurata mercoledì prossimo alla presenza di Postiglione, coordinatore di «The Atlantic Wall Linear Museum» e dell’architetto Guido Pietropoli, collaboratore e assistente di Carlo Scarpa.