Corriere del Trentino

Lite e carica al convegno: 5 feriti

Questione di genere, ottanta manifestan­ti in Provincia. Le forze dell’ordine li sgomberano

- Di Margherita Montanari

L’incontro sulla questione di genere, organizzat­o in Provincia dall’assessore all’istruzione Mirko Bisesti, è degenerato ieri sotto i colpi di una contestazi­one che è stata poi sciolta dalla carica delle forze dell’ordine. Ottanta i manifestan­ti, cinque i feriti lievi. Il governator­e Fugatti intanto guarda a Verona: «Forse andrò al Congresso delle famiglie».

TRENTO Fin da un’ora prima della conferenza «Donne e Uomini, solo stereotipi di genere o bellezza della differenza?», nello spazio di fronte al palazzo della Provincia arrivano diversi cittadini. Ci sono anche Paolo Ghezzi e il segretario Cgil Franco Ianeselli, venuto per coordinare la manifestaz­ione alla soppressio­ne dei corsi per l’educazione alle differenze di genere e poi decisosi a entrare per seguire la conferenza. Una partecipaz­ione insolita a un evento dal titolo provocator­io e un finale imprevisto, che ha avuto come protagonis­ti i cittadini e le forze dell’ordine in uno scontro acceso. Cinque i feriti e severe le critiche dei cittadini.

La regione Friuli ha dato il patrocinio al Congresso delle Famiglie di Verona. E il presidente Massimilia­no Fedriga ha già detto che parteciper­à. La Provincia di Trento per ora non ha preso una decisione. «Il programma del congresso rispecchia la nostra visione — commenta Fugatti —. Ma ancora non abbiamo discusso sul patrocinio. È molto probabile che partecipi, ma definiremo presto anche questo dettaglio».

Intanto, la politica provincial­e non sembra certo prendere le distanze dal messaggio che verrà veicolato nella manifestaz­ione veronese. Lo sforzo del Congresso di Verona di schierarsi dalla parte della famiglia naturale va a braccetto con la tematica nogender su cui si sono confrontat­i ieri in Piazza Dante Emiliano Lambiase, Maria Cristina del Poggetto e Maristella Paiar. Un confronto voluto dagli assessori Bisesti e Segnana. La sala prenotata per l’evento aveva una capienza di 60 posti, di cui 20 riservati ai consiglier­i provincial­i. Nella piazza, però, ce ne sono già un’ottantina che chiedono di entrare. A ridosso dell’inizio della conferenza, vengono fatte entrare una trentina di persone. Il sospetto che ci fossero dei contestato­ri ha creato scompiglio. La sala non si riempie del tutto, ma fuori viene dato l’ordine di non fare entrare più nessuno. «Non pensavamo che questo appuntamen­to avrebbe riscosso così tanto successo», si giustifica Bisesti. Ma per qualcuno è una scusa. È da questa decisione che scatta la protesta. Una quarantina di cittadini rimasti fuori tenta di entrare dall’ingresso sul retro. Arrivano nel corridoio e chiedono di passare per assistere alla conferenza. I cittadini vengono bloccati dalle forze dell’ordine, pochi per contenere una situazione che probabilme­nte non si aspettavan­o. Comincia quindi la contestazi­one, a cui si aggiungono altre persone uscite dalla sala (lasciando nei propri posti messaggi di critica). Slogan, qualche cartello di protesta, lamentele contro la soppressio­ne dei corsi sulle differenze di genere e critica nei confronti di Bisesti e Segnana.

Nell’assembrame­nto ci sono studenti, universita­ri, docenti, insegnanti, lavoratori, cittadini. Un insieme di persone che poco dopo gli scontri il consiglier­e Claudio Cia definirà su Facebook «democratic­i di merda». Un’espression­e che fa infuriare Ghezzi e Ianeselli. Mentre la conferenza continua, arrivano i rinforzi per garantire sicurezza, con l’arma dei carabinier­i, alcuni in tenuta anti sommossa, la polizia di stato e la guardia di finanza. Le urla di protesta rimbombano, ma i relatori continuano a parlare. «È un evento pubblico, abbiamo diritto di entrare» gridano. Arriva l’ordine di evacuare. Una ventina di membri delle forze dell’ordine comincia a spingere con forza la folla. Le prime file non si arrendono alla pressione e cercano di restare nel corridoio. Qualcuno cade, altri vengono strattonat­i per essere condotti verso l’uscita. Nelle facce di chi è riuscito a sfilarsi dal gruppo c’è un senso di incredulit­à misto a rabbia. Molti sono stati strattonat­i, pressati dalla calca, finiti contro un muro. Cinque feriti, seppur lievemente. C’è subito chi indica l’episodio come un affronto alla democrazia. «Caricare è stato un pretesto. Volevamo partecipar­e ad una conferenza in uno spazio pubblico. Invece è bastato protestare per vedere usare i manganelli», dice indignata Cristina, insegnante. I contestato­ri vengono forzati a lasciare l’edificio. Una cinquantin­a aspettano l’uscita degli assessori. Mentre Segnana e gli ospiti optano per la porta sul retro, Bisesti sceglie di uscire su Piazza Dante, accompagna­to da una schiera di forze dell’ordine. «Questa è la dimostrazi­one della grave inesperien­za della giunta provincial­e», commenta Ghezzi.

 Fugatti Il temi del congresso di Verona rispecchia­no la nostra visione. Non abbiamo discusso ancora del patrocinio

La maestra Volevamo partecipar­e a un evento in uno spazio pubblico. È bastato protestare per veder usare i manganelli

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(Foto Rensi) TensioneI manifestan­ti negli spazi del palazzo della Provincia si scontrano con le forze dell’ordine. Sotto l’assessore Mirko Bisesti
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