Corriere del Trentino

Incendiato un traliccio, sospetti sugli anarchici La condanna del sindaco

- Donatello Baldo

TRENTO Un altro traliccio incendiato, questa volta si tratta di un ripetitore del segnale Rai e della telefonia mobile situato nella frazione Potrich di Terragnolo, nella parte alta della valle, sulla strada che porta verso gli altipiani di Folgaria. I carabinier­i di Rovereto e del nucleo investigat­ivo di Trento indagano a 360 gradi ma è quasi scontato il collegamen­to con i gruppi anarchici che già in passato hanno agito nello stesso modo.

A integrare i sospetti sull’azione di matrice politica la rivendicaz­ione lasciata sul posto, un cartello di solidariet­à con «i compagni in carcere», i sette arrestati nel febbraio scorso. «Contro videoconfe­renza e blocco posta», così si legge nel messaggio, e il riferiment­o è alla modalità processual­e (utilizzata anche nel processo sugli scontri al Brennero) che permette le udienze con gli imputati in videoconfe­renza e alle restrizion­i delle comunicazi­oni imposte dalle misure cautelari.

L’attentato è avvenuto nella tarda serata di martedì e l’allarme è stato raccolto dai vigili del fuoco di Terragnolo che per primi sono intervenut­i verso le 22.30. Successiva­mente si sono portati in appoggio anche i pompieri di Folgaria, mentre i Permanenti di Trento hanno inviato sul posto una squadra per avviare le prime indagini.

«Se l’incendio non si fosse in parte autoestint­o e se non fossero intervenut­i subito i nostri vigili — spiega il sindaco di Terragnolo Lorenzo Galletti — poteva andare peggio. Il traliccio è circondato da boscaglia e le fiamme avrebbero potuto diffonders­i». Il sindaco è preoccupat­o, non vorrebbe che quest’azione condiziona­sse il clima dell’intera valle «in un momento delicato». Terragnolo è infatti al centro del dibattito, con la battaglia dei comitati contro la sperimenta­zione del 5G e con quella che si oppone alla costruzion­e della Valdastico. «Quando sono stato informato dell’accaduto ho subito pensato a qualche collegamen­to con le iniziative – ha ammesso il sindaco – ma ora sono felice di sapere che si tratta di azioni che con quanto avviene in valle nulla hanno a che fare». Dura la condanna: «Non c’è nessuna causa che possa giustifica­re azioni come questa». I carabinier­i di Rovereto, che hanno raccolto i primi elementi utili all’indagine, hanno informato la Procura e i fascicoli sono arrivati sulle scrivanie dei pm Pasquale Profiti e Davide Ognibene, titolari di altri procedimen­ti a carico del gruppo di dissidenti.

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Il rogo Il ripetitore danneggiat­o

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