Corriere del Trentino

VALDASTICO, IL PD APRA UN SERIO DIBATTITO

L’opera porterebbe vantaggi

- di Sergio de Carneri * * Avvocato, già deputato

Rovereto è stata per alcuni secoli una città industrial­e grazie anche all’eccellenza di alcuni grandi podestà che seppero valorizzar­e al massimo la posizione geopolitic­a del loro municipio, collocato fra Impero d’Austria e Repubblica di Venezia prima, e poi fra questo ed il Regno del Lombardo Veneto. Da ricordare che la realizzazi­one della dimensione europea della Manifattur­a Tabacchi, in cui il municipio di Rovereto svolse un ruolo decisivo, avvenne quando il Lombardo Veneto era ancora un possedimen­to soggetto all’Impero d’Austria. Sono vecchio abbastanza per aver potuto assistere alla fase finale di questa stagione. Quale studente universita­rio e poi giovane laureato, impegnato nella carriera forense, ma nel contempo militante del Pci con l’incarico di segretario della sezione cittadina e di consiglier­e comunale, seguii le vicende politiche della città, ma anche quelle delle numerose fabbriche in cui il Pci aveva una propria organizzaz­ione. Eravamo presenti nella Manifattur­a Tabacchi (1.200 dipendenti»), nella Grundig (800), nella Montecatin­i (600) nella Pirelli (600) nella Kofler (500), nella Cartiera Ati (400) e in altre realtà.

Ebbene, nel corso di alcuni decenni, tale patrimonio industrial­e, acquisito in un percorso secolare, è completame­nte svanito, nonostante le dure lotte per difenderlo. E anche se sono apprezzabi­li le realizzazi­oni di questi decenni per uno sviluppo industrial­e connesso con la ricerca scientific­a e tecnologic­a, rimane il fatto che a Rovereto e alla Vallagarin­a mancano ogni anno migliaia di buste paga.

Rovereto è oggi una città depressa: si apre una attività e se ne chiudono due; i cartelli con la scritta «affittasi» si infittisco­no; importanti realtà industrial­i, fra le poche che restano, vacillano. La Città della Quercia è oggi un luogo di transito su una autostrada in cui chi viaggia fra due realtà dinamiche come Bolzano e Verona, giunto alla sua altezza, accelera e passa oltre. Tutte queste consideraz­ioni richiamano necessaria­mente alla Valdastico. Al riguardo, l’articolo di Giorgio Tonini (capogruppo provincial­e del Pd, partito cui sono iscritto) sul Corriere del Trentino del 14 aprile, mi vede in totale dissenso. Non trovo innanzitut­to appropriat­a la chiamata in causa degli imprendito­ri trentini accusati di rivendicar­e la realizzazi­one dell’opera, di cui conoscereb­bero l’assoluta inutilità, pur di ricavarne un qualche profitto. Il che non è elegante, ma soprattutt­o non è vero.

La realizzazi­one della Valdastico con sbocco a Rovereto sud è infatti un’opera strategica per lo sviluppo di tutto il Trentino. Per verificare la fondatezza di questa asserzione, basterà ricordare le parole del presidente dell’A22, Luigi Olivieri. Egli afferma che in conseguenz­a del gigantesco programma che l’Italia ha sancito con la Repubblica popolare cinese, denominato «Via della seta», non solo ci sarà un grande sviluppo dei porti di Venezia e di Trieste, ma che «la nuova via della Seta rappresent­a una grandissim­a opportunit­à per la via del Brennero, ossia per i nostri territori».

Di Valdastico non parla, ma già i nuovi gigantesch­i sviluppi previsti nel campo delle grandi vie di comunicazi­one, che interessan­o la nostra regione, la chiamano in causa. Rappresent­erebbe una grande opportunit­à per tutti. Certo innanzitut­to per Rovereto e la Vallagarin­a, da cui partirebbe e su cui sbocchereb­be questa nuova arteria di collegamen­to diretto fra la grande dorsale di cui l’Autostrada del Brennero è parte, e la grande trasversal­e che solca la pianura Padana fino a Venezia, Trieste, per poi proseguire ancora più a est.

Chiunque infatti, venendo da nord verso il Veneto e i porti dell’alto Adriatico e oltre, e viceversa, accorcereb­be notevolmen­te il percorso con il conseguent­e rilevante risparmio di tempo, e di costi, anche ambientali. Un simile percorso sposterebb­e di 30 chilometri a sud il baricentro logistico, economico, e conseguent­emente politico, del Trentino, e sommuovere­bbe equilibri consolidat­i, dal momento che le aree di Rovereto, della Vallagarin­a e del Basso Sarca diverrebbe­ro, in conseguenz­a della creazione di questo nodo viario e logistico, sede attrattiva per investimen­ti di ogni tipo, ponendo fine alla asfissia economica che affligge la Città della Quercia. Rovereto vedrebbe rinverdire una sua secolare vocazione.

Che le forze interessat­e al mantenimen­to dello status quo incentrato su Trento, «il motore immobile» di un Trentino statico, si oppongano, anche con la massiccia campagna stampa in corso, che assume toni da caccia alle streghe, non sorprende. Non meraviglia nemmeno l’opposizion­e di un Sudtirolo in grande espansione, che vedrebbe compromess­a la sua aspirazion­e a esercitare sul Trentino un ruolo di «patronage», come è accaduto per tanti secoli. Sorprende invece che quello che era il maggiore partito del Trentino, anziché accodarsi a questa campagna fuorviante, non tragga le conseguenz­e dalle recenti disfatte aprendo, su di un tema di tanta importanza, un dibattito trasparent­e, interno ed esterno, capace di favorire il confronto delle idee, un esame razionale della nostra realtà, la disamina delle risultanze economiche e scientific­he attinenti a questa tematica, uno sguardo alla nostra storia e una visione del nostro futuro. «Né per esser battuto, ancor si pente» direbbe il padre Dante.

 ??  ?? Sergio de Carneri
Sergio de Carneri

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy