Polizia locale, più soldi per il servizio notturno
Nei guai due odontoiatri di Piné. Corte dei Conti: doloso sviamento di fondi pubblici
TRENTO Nessuna truffa, forse un’irregolarità. «I pazienti avevano tutti i requisiti necessari e avevano diritto alle cure come previsto dalla legge provinciale 22 del 2007, sono stati curati nello studio di Cavalese e non in quello principale solo per agevolarli perché era più vicino». La difesa parla di «un’irregolarità formale che non avrebbe comportato alcun sviamento delle risorse pubbliche percepite». Non ci sarebbe quindi alcun dolo e neppure il danno erariale ad avviso degli avvocati Monica Baggia, Ilaria Marchi e Flavia Betti Tonini. Ma i giudici contabili hanno tirato dritto. Il danno c’è e i due dentisti dovranno risarcire l’Azienda Sanitaria. Il conto è salato: 126.717 euro (la cifra chiesta dalla Procura regionale della Corte dei Conti).
Nessuno sconto, quindi, per i due odontoiatri di Baselga di Pinè,Valter Firmani e Laura Sighele (quest’ultima dovrà pagare solo il 10% del danno contestato perché riveste un ruolo più marginale) finiti nei guai con la giustizia contabile per una presunta truffa ai danni dell’Azienda sanitaria trentina. La sentenza di condanna della Corte dei Conti, depositata giovedì scorso, arriva dopo una prima condanna dei due dentisti incassata nel penale (è pendente il ricorso in appello).
Secondo i giudici non ci sono dubbi sul presunto «doloso sviamento dei fondi pubblici», ipotizzato dalla Procura. «È evidente — si legge in sentenza — che se per un professionista privato è ininfluente che i clienti vengano curati in una località piuttosto che in un’altra, per l’amministrazione pubblica, che si avvale per l’erogazione dei propri servizi di strutture private convenzionate individuate in aree geografiche determinate, la modifica del luogo in cui viene erogato il servizio non dà luogo a una mera irregolarità amministrativa, ma all’integrale sviamento delle finalità assegnate all’intervento finanziato». Ma cosa accadeva nei due studi dentistici? La legge prevede la possibilità per i clienti in regime di agevolazione Icef di fruire di alcune prestazioni odontoiatriche, ma bisogna avere il requisito della residenza in provincia di Trento da almeno tre anni. I pazienti curati a Cavalese ce l’avevano, quindi avrebbero avuto diritto, ma lo studio non era convenzionato. Secondo la ricostruzione effettuata dai carabinieri del Nas di Trento i due dentisti, soci e proprietari di due studi a Baselga di Piné e Cavalese, avrebbero ottenuto la convenzione con l’Azienda sanitaria solo per uno dei due studi, quello di Piné, per non perdere però una bella fetta di clientela avrebbero fatto figurare che alcuni clienti dello studio di Cavalese erano stati curati a Baselga, ossia nello studio convenzionato. In questo modo il paziente avrebbe potuto ottenere la tariffa agevolata e i dentisti avrebbero incassato i soldi della prestazione dall’Azienda sanitaria. La difesa ha annunciato l’impugnazione della sentenza.