Capannone degli orrori, le imprese funebri: vergogna, ci dissociamo
Le imprese: noi non facciamo esumazioni. L’indagine: lo zinco rivenduto ai nomadi
TRENTO La preoccupazione c’è. Oltre alla presa di distanza dalla Linea Momenti di Pergine Valsugana che si occupava dei resti umani che giungevano nel capannone degli orrori di Scurelle da vari comuni del Veneto e della regione — dove mercoledì sono state trovate 27 bare svuotate dei resti mortali che venivano spostati in casse di cellulosa e poi trasportati nei forni crematori — arrivano le reazioni e le preoccupazioni dei responsabili delle imprese di onoranze funebri trentine.
Che spiegano la provenienza di quelle bare. «È sconfortante l’accaduto, così c’è il rischio che la gente faccia di tutta l’erba un fascio. Invece: vogliamo rassicurare tutti: quello che è stato scoperto avveniva attorno alle esumazioni-estumulazioni che avvengono dopo 10-30 anni dal decesso, non per le cremazioni di salme, di persone appena decedute. Di questo ci occupiamo noi», spiegano ad esempio alla Miotto Miorandi pompe funebri di Rovereto. «Non è una bella situazione per chi opera nel settore, ma la gente deve stare tranquilla», fa eco il collega delle Pompe Genetti della valle di Non e val di Sole.
Tutti gli interessati si dissociano da quanto avvenuto, come Robert Zeni delle Pompe funebri Rotaliana (Mezzolombardo e Mezzocorona), che dice: «Le operazioni che facevano nel capannone avvengono solitamente in luoghi cimiteriali, alla presenza di un ufficiale del Comune ed esiste un verbale di chiusura della bara». Sottolineando le differenti procedure per le cremazioni. Per quella destinata per un defunto appena deceduto sono chiamate in causa le onoranze funebri che si occupano di tutte le pratiche burocratiche e amministrative per la denuncia del decesso, la camera ardente e i funerali, oltre alle autorizzazioni per il trasporto e per l’eventuale cremazione. Per l’esumazione e estumulazione, il recupero dei resti di un defunto a 10 anni di distanza, nel primo caso, o a 20-30, nel secondo invece «noi non veniamo chiamati — chiariscono gli addetti — ma vengono eseguite dalle ditte che si occupano di lavori cimiteriali». Come la Linea Momenti, nel mirino della procura di Trento e dei carabinieri del nucleo operativo perché, invece che eseguire queste operazioni in ambito cimiteriale, le effettuava nel capannone tra pneumatici, bidoni e motori vecchi. «Non è questo il luogo adatto», dice Enea Bernardin, dell’omonima agenzia del Primiero, Tesino e Valsugana. E aggiunge: «È una vicenda antipatica, sono procedure corrette ma si devono effettuare al cimitero o nell’impianto di cremazione, non in un capannone».
Ed è questa una delle anomalie più importanti emerse. Queste operazioni di trasporto delle bare per la cremazione devono essere fatte senza soste intermediarie, come invece avveniva in Valsugana dove i resti mortali venivano trasportati dalle casse di zinco di 10-30 anni fa alle scatole di cellulosa e nylon, utilizzabili per legge solo dentro i cimiteri per il trasbordo a mano.
Quelle bare di cartone, invece, venivano usate, secondo le ipotesi accusatorie, perché erano più economiche di quelle in legno che vengono usate per la cremazione una volta esumati i resti del defunto dalla vecchia bara: 2030 euro il costo della prima a fronte dei 200 euro di quelle lignee grezze. Inoltre, occupando meno spazio delle altre, potevano essere trasportate 7-8 resti mortali alla volta anziché tre contenuti nelle bare. Insomma, il business delle cremazioni aveva diverse sfaccettature di guadagno. Anche se non quello dello zinco, come pensato inizialmente
Il profitto
Gli affari per la ditta cimiteriale provenivano dalle bare e dalle camere ardenti
dagli inquirenti.
Tanto che, secondo alcune indiscrezioni emergerebbe come Guido Beber, titolare della Linea momenti, avrebbe cercato di vendere il metallo ai nomadi. L’affare non sarebbe andato a buon fine, poiché lo zinco così deteriorato non sarebbe più utilizzabile. Il profitto accertato invece sarebbe stato quello sulle bare e sulla tariffe del forno crematorio. Se con la bara con lo zinco il costo è sulle 800 euro e anche di più, senza invece si aggira tra i 400 e i 550 euro.