VALDASTICO UTILE ANCHE PER ROVERETO
Miopia, fattore pericoloso
allora si chiamava «la Magnifica comunità di Rovereto», intervenne per difendere la libertà di circolazione e di libero scambio tra la propria comunità e la Repubblica Veneta. Raccontano i documenti che nel gennaio del 1612 si tenne una spedizione (durata 3 giorni) «della justitia et soldati» assieme a 16 uomini con cavalli e altre persone «su le montagne alte» all’estremo confine della Vallarsa allo scopo di «tagliar la forca che aveva fatto li Vicentini sul Nostro». All’epoca i veneti, allo scopo di bloccare il danno economico che derivava loro dal traffico verso Rovereto della seta cruda che veniva lavorata dalla fiorente industria roveretana, avevano eretto sul valico una forca per ammonire i contrabbandieri e quindi bloccare i traffici. La Magnifica comunità di Rovereto abbattè tale forca, simbolo «drammaturgico» contro la libertà di movimento e di libero scambio.
Oggi, rileggendo l’episodio sotto un’altra chiave, sembrerebbe che le parti si siano invertite. La forca, naturalmente virtuale, è da anni eretta a difesa del nostro territorio nel timore della «colonizzazione». Al sindaco di Rovereto che si è «intruppato» con il comitato del «no», ho fatto pervenire delle riflessioni sulla proposta del presidente Maurizio Fugatti. Ho altresì messo in evidenza come, contraddicendosi, abbia accolto recentemente il nuovo presidente del Mart, Vittorio Sgarbi, condividendone l’idea che «il Mart debba essere promosso ben oltre il Trentino». Un concetto in antitesi con la chiusura delle frontiere con il Veneto. Due provocazioni: la prima di tipo lessicale. Il collegamento, già chiamato Pi.Ru.Bi. e successivamente «Autostrada Valdastico», assumi la denominazione semplice di «Rovereto-Schio» o «Rover-Schio». La seconda è quella che Rovereto, come ho ricordato nel preambolo storico, si appropri, da protagonista, dell’iniziativa di pretendere che il collegamento tra Veneto e Trentino avvenga modernamente nel rispetto di un antico diritto. A me non interessa che questo collegamento si realizzi a sud o a nord, purché Rovereto ne tragga vantaggio. Ne ha bisogno la città, ne ha bisogno la sua economia. Tra le possibili soluzioni sono per prevedere l’entrata in Trentino attraverso un piccolo tunnel sotto il Passo della Borcola e, proseguendo con parziali viadotti lungo il fondovalle sinistro della valle di Terragnolo, si raccordi a sud di Rovereto. Ricordo che le strade, da sempre, accompagnano l’avventura umana. Chi ha contribuito a far grande l’Impero di Roma sono state proprio le strade. Un modello unico in Europa e avveniristico per quei tempi. Un peccato che oggi la miopia di pochi non abbia permesso ai nostri governanti di prendere delle decisioni a favore dello sviluppo. Si sostiene come la vocazione del Trentino sia di essere ponte tra il mondo latino e quello tedesco,va però sottolineato che tale ruolo sarà effettivo nella misura in cui il nostro territorio sarà connesso e complementare al sistema economico del Nordest rappresentandone, con il proprio essere specifico, il punto più avanzato e la naturale porta di sbocco verso il mondo tedesco. Si dice che Paesi a noi vicini, Austria e Svizzera in particolare, abbiano adottato delle politiche restrittive non solo di blocco a nuove strade, ma anche di contingentamento del traffico pesante. Vorrei però ricordare che ciò è avvenuto dopo che tali Paesi si sono dotati di infrastrutture adeguate e moderne piattaforme logistiche che sono ben altra cosa rispetto al servizio fornito dall’Interporto. Così com’è necessario promuovere l’attraversamento del territorio delle merci attraverso la ferrovia. Lo de
Storia Non bisogna dimenticare la visione dei Romani