«Le imprese hanno bisogno di dati credibili»
Pil 2017 altoatesino abbassato da 1,7 a 0,4. Corrarati (Cna): «Mettetevi d’accordo»
BOLZANO «Mettetevi d’accordo: abbiamo bisogno di un solo dato credibile per capire come va veramente l’economia». Claudio Corrarati, presidente degli artigiani di Cna Trentino Alto Adige, fornisce il punto di vista pratico di una categoria economica alle prese con il paradossale balletto di cifre a cui si è assistito negli ultimi giorni in relazione al Pil dell’Ato Adige.
Sul sito dell’Astat le stime del Pil altoatesino, riportate nei grafici a scorrimento, indicano ancora un +2,2% nel 2016, un +1,7% nel 2017 e stimano un +2,5% nel 2018. Nei giorni scorsi però l’istituto di statistica provinciale ha recepito i dati forniti dall’Istat: +0,6% nel 2016 e +0,4% nel 2017. Dura la reazione del direttore Ipl Stefan Perini: lo strumento dell’Istat è fragile. Poi l’Astat è intervenuta: «I dati dell’Istat sono provvisori e potrebbero essere oggetto di revisioni anche di dimensioni notevoli». Un’incertezza notevole che non fa bene alle imprese e a chi deve fare previsioni.
«Credo sia arrivato il momento di fare una riflessione — afferma Corrarati —. Guardare alle oscillazioni di decimali non fa capire esattamente come stanno le cose. L’economia del Trentino Alto Adige si sente in ripresa, ciononostante stenta a sentirsi veramente sana, perché tuttora il margine che rimane in azienda è veramente troppo basso».
«Non può ridursi tutto a una lotta su chi ha il dato migliore — continua il presidente di Cna —, sarebbe meglio che si mettessero d’accordo, per fornire un solo dato. A quel punto le imprese saprebbero a quale valore fare riferimento. Mettetevi d’accordo e soprattutto confrontatevi prima di pubblicare». L’invito ricalca le affermazione del direttore Ipl Stefan Perini: «Sono convinto che non sia certo il primo caso di problema di interpretazione corretta. Servirebbe una stima congiunta tra Astat, Ire e Ipl, come Gemeinschaftsdiagnose in Germania. Visto che la statistica ufficiale non è in grado di produrre dati a distanza di meno di 3 anni, meglio stime qualitative condivise».
Corrarati va però oltre: «Questi dati forniscono delle medie, ma io vedo grandi differenze anche in una sola provincia: abbiamo paesini molto ricchi grazie al turismo e le città con un sacco di negozi chiusi. La crisi si sente ancora: con un maggiore dettaglio si potrebbe aiutare chi è più in difficoltà».