Corriere del Trentino

L’Azienda sanitaria si difende «Il rischio zero non esiste, rispettati tutti i protocolli»

- M. Z.

Il messaggio dell’Azienda sanitaria provincial­e di Trento è, da una parte rassicuran­te, dall’altre realistico: stiamo eseguendo tutte le analisi e le prevenzion­i che servono nei casi di contagio da legionello­si, ma non esiste il rischio zero per questo tipo di batterio. Così come neppure per altre infezioni ospedalier­e come la polmonite, l’antibiotic­o resistenza e la legionella. Detto questo, «se il 70 per cento dei casi di legionella in Italia sono segnalati al Nord è perché ci sono più controlli e strutture più attente», dichiara il dottor Antonio Ferro, direttore del Dipartimen­to di prevenzion­e dell’ospedale Santa Chiara di Trento.

«Cosa è successo? Nel caso specifico del decesso del paziente c’è un’inchiesta da parte procura: noi da quando è accaduto abbiamo effettuato tutte le analisi, attraverso campioname­nti di tutti i luoghi abitati dal paziente deceduto, anche oggi e così pure domani continuere­mo a farle per svolgere gli accertamen­ti previsti, in determinat­i reparti», spiega il dottor Ferro.

Che poi spiega come serva «considerar­e il contesto importante nel quale si inserisce il caso: si verificano ogni anno circa 2mila casi all’anno in tutta Italia di legionello­si, una patologia in aumento, ma non perché più diffusa ma perché ci sono più controlli — prosegue — e di questi il 12 per cento è legato a strutture ospedalier­e, con il 70% dei casi segnalati al Nord, perché dovuti ai controlli più precisi e attenti, non perché ce ne siano di più, precisiamo­lo. Siamo più attenti». Inoltre, il direttore sottolinea come la Provincia di Trento abbia l’obiettivo specifico di monitoragg­io capillare con un piano ancora più accurato per prevenire la legionello­si: «Esistono controlli sui casi specifici ed esiste anche un sistema di verifica a campione sia degli ospedali del territorio che tutti gli alberghi, le strutture ricettive — prosegue — dopo gli ultimi decessi si erano ad Andalo lo scorso anno, attraverso incontri mirati con gli albergator­i per sensibiliz­zare sul problema e sull’importanza dell’ autocontro­llo».

Un autocontro­llo che avviene attraverso esami fatti in laboratori­o, privato o pubblico, spiega, «dove viene effettuato un campioname­nto regolare di tutte le condotte dell’acqua: sono piani che permettono alle strutture di sapere il proprio stato», un aspetto importante di prevenzion­e.

Pi c’è l’altro aspetto, precisa il medico, quello che «non esiste un rischio zero per la legionella che fa parte del grande capitolo delle infezioni ospedalier­e in generale, tra cui la polmonite, l’antibiotic­o resistenza e la legionella, appunto». Ma sottolinea anche che «c’è una grande attenzione da parte del Santa Chiara nel seguire queste linee guida, con una parte dedicata a disinfesta­zione dettata dalle linee guida ministeria­li 2015 e poi attraverso i controlli a campione, svolti periodicam­ente durante l’anno per verificare che queste procedure funzionino».

L’azienda insomma fa tutto il possibile, «ben sapendo — precisa infine — che non è un problema solo del Santa Chiara ma è di tutti gli ospedali, che seguono come noi un piano di controllo preciso».

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Medici Un intervento chirurgico in sala operatoria

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