Marchiori (Patt): «Suppletive, libertà di voto Vogliamo costruire il nuovo oltre gli schemi»
TRENTO Elezioni suppletive, meno due al voto e il Patt non esprime preferenze. Ma il nuovo segretario Simone Marchiori non ha paura ad ammettere: «Il Trentino deve andare in direzione diversa rispetto alla politica nazionale».
I partiti di centrosinistra si sono riuniti attorno al nome di Giulia Merlo e di Cristina Donei. Il Patt non si è ancora schierato. Perché?
«Dopo le elezioni dell’anno scorso non volevamo ripetere certe dinamiche. Abbiamo preferito rimanere svincolati perché crediamo che seguire degli schemi vecchi sia un rischio non solo per i partiti ma soprattutto per l’autonomia. Abbiamo quindi lasciato libertà di coscienza ai nostri elettori».
Domenica la grande sfida è tra Lega e alleanza di centrosinistra. Qual è la differenza tra le due proposte ai vostri occhi?
«Siamo autonomisti perché vogliamo portare avanti un progetto territoriale con la nostra terra. Non è detto che ci sia solo un’alternativa di destra o di sinistra. Per le suppletive c’è, e nessuno entra nel merito, ma per il futuro vogliamo guardare oltre le scadenze elettorali. La volontà è quella di costruire qualcosa di nuovo nel panorama politico trentino, di fare da apripista per un nuovo ragionamento. Il Patt non ha la presunzione di essere autosufficiente, ma l’ambizione di aprire una nuova strada per la terra trentina, un territorio speciale che non può essere gestito con gli schemi che ci sono a livello nazionale ma che deve avere un elemento di diversità. Altrimenti cosa siamo autono«Nei mi a fare se siamo la fotocopia del nazionale?».
Lei andrà a votare domenica, e per chi?
«Votare è un diritto ma soprattutto un dovere. Ho una fortuna che mi permette in qualche modo di non rispondere a questa domanda. Sono di Tione, un collegio che non va al voto per le suppletive, e voterò solo per comunali ed europee».
Alcuni militanti ed esponenti del Patt hanno dichiarato sotto traccia che voteranno per la coalizione di centrosinistra...
«Non essendoci nomi della scuderia del partito ognuno fa i suoi ragionamenti. Può darsi che ci sia chi è interessato al centrosinistra, chi al centrodestra, chi ancora voterà scheda bianca. Come partito però continuiamo a non esporci».
In che direzione volete muovervi?
prossimi mesi andremo sul terreno dei progetti, andando a dialogo con le comunità locali. Teniamo aperte tutte le porte, ma per creare qualcosa di nuovo. Se ragioniamo sempre con gli stessi schemi non cambia niente».
Andare a dialogo con la Lega non significherebbe saltare sul carro del vincitore?
«No, altrimenti l’avremmo fatto prima».
Tra destra e sinistra una terza via?
«Potrebbe anche essere, altrimenti il Patt non avrebbe preso il 13% quando veniva dato per morto e sepolto da qualcuno. Noi guardiamo soprattutto a quella società trentina che non ha voglia di essere omologata».
Non c’è il rischio di condannarsi a un ruolo di eterna opposizione?
«Noi vogliamo anche essere alla guida di questa provincia, la nostra non è una battaglia ideologica».
Una vittoria del centrosinistra senza il Patt sarebbe quasi una sconfitta nel dimostrare che può andare avanti senza di voi, mentre una sconfitta costringerebbe a una riflessione di altro tipo in relazione al nuovo governo provinciale.
«Non leggerei così i risultati. La sfida è sul nazionale, non sul locale. Se vincesse il centrosinistra che l’anno scorso ha perso su tutti i seggi significa che è cambiata la sensibilità degli elettori. Al contrario se dovesse prevalere la Lega significa che l’onda lunga continua ad andare avanti».
Una valutazione sui primi sei mesi del nuovo governo provinciale?
«Siamo ancora all’inizio, ma su alcune cose sarebbe stato più positivo vedere una dimensione più autonoma e meno vincolata a determinate dinamiche nazionali».