Corriere del Trentino

L’INTERVISTA MASSIMO SARTORI

- Di Francesco Barana

Presa di coscienza. Reale, per certi versi scomoda. Ma gli understate­ment, a volte, non servono a niente. Peggio ancora la falsa modestia. Così mentre su Jannik Sinner - il 17enne pusterese enfant prodige del tennis

- in un crescendo rossiniano si eleva il coro del «lasciamolo tranquillo», Massimo Sartori, che è il suo coach, alza il tiro: «Non ho mai visto uno così in vita mia. Jannik è forte, né è consapevol­e. Le pressioni? Sono normali, deve saperci convivere».Sartori, vicentino, 51 anni, lavora con Riccardo Piatti a Bordighera, ma il filo rosso con l’Alto Adige non si è spezzato. Vive a Caldaro, dove ha insegnato alla Tc Kaltern dal 1995 al 2011, ed è anche il coach storico di Andreas Seppi.

Sartori, dove arriverà Sinner?

«Mi basterebbe che Jannik avesse la continuità di Andreas. Il resto lo farà il talento superiore. Jannik può arrivare lontano».

Dove?

«Tra due-tre anni lo vedo certamente nei primi 20 del mondo, ma può entrare nella Top ten e vincere uno slam. Ma ora l’obiettivo è continuare il progetto di crescita. Quest’anno Jannik ha già giocato tanto, 47 match con 40 vittorie, ora rifiaterà un po’ e poi comincerem­o a lavorare sull’erba, in vista anche delle qualificaz­ioni di Wimbledon».

Eppure da gennaio è stato un boom: gli ottavi a Budapest, il successo con Johnson a Roma, il Challenger vinto a Bergamo. Il suo manager Alex Vittur ha detto che ha stupito anche voi...

«In realtà sapevamo che quest’anno qualcosa di grosso sarebbe successo, ma pensavamo potesse accadere nella seconda parte di stagione. Più che altro ha dell’incredibil­e il rendimento di Jannik sulla terra rossa».

Non è la sua superficie?

«Il suo gioco è più per superfici veloci, cemento, erba, ma Jannik può e deve diventare un tennista forte dappertutt­o. Abbiamo lavorato per insegnargl­i a giocare sulla terra, ma non pensavamo che già a 17 anni, con un fisico ancora in formazione, riuscisse a vincere su una superficie dove occorre resistenza».

Parlava prima di progetto di crescita. Cosa intende?

«Ora l’obiettivo non è vincere, ma portare Jannik al top tra un paio d’anni. Come quando nel 2014 abbiamo cominciato a Bordighera nel silenzio generale. Da juniores Jannik non ha fatto grandi risultati, ma era previsto. Allora tutti parlavano di Musetti e nessuno di Sinner».

Che invece oggi ha gli occhi puntati addosso...

«Lui la sente questa attenzione mediatica, sta a noi fargliela vivere in modo corretto e a lui saperla gestire. Ma è normale che ci sia per uno che è il numero uno del mondo del 2001. Jannik ha tante qualità e una fortuna...».”

Partiamo dalle qualità...

«La testa, è intelligen­te, ascolta e impara in fretta. Accetta di lavorare sul biennio, ha pazienza e non è scontato. Molti tennisti vogliono i risultati subito».

La fortuna?

“Si allena spesso con Federer, che ha detto la frase più bella ovvero “Sentiremo parlare di lui, Piatti lo migliorerà anche come persona e questo farà la differenza”».

Il colpo migliore di Sinner?

«Il rovescio. E un fisico

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Vicentino Massimo Sartori, 51 anni, allenatore di Seppi, Sinner e tanti altri ottimi tennisti
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