Rurale, Gios rassicura i soci «Non esiste alcun rischio»
Rurale di Rovereto, Gios supera l’esame dell’assemblea. Lunedì la riconferma «Per i soci nessun rischio. Coniugare le esigenze di comunità e le economie di scala»
TRENTO Soddisfatto dell’assemblea dei soci della Cassa Rurale di Rovereto che si è tenuta giovedì sera, anche se la sua riconferma alla presidenza non è ancora stata ufficializzata — «la proclamazione ci sarà lunedì» — Geremia Gios guarda alla prospettiva della fusione con altri istituti di credito cooperativo della Vallagarina con prudenza: «Dobbiamo valutare attentamente, in base ai dati e tenendo in considerazione il rapporto con la comunità di riferimento».
Presidente, com’è andata l’assemblea?
«È stata un’assemblea molto bella, un clima disteso, con approfondimenti su molti temi che stanno a cuore ai nostri soci. La proclamazione avverrà lunedì».
Sembrava dovessero farla fuori, e invece...
«Non mi risulta, le ripeto che il clima era disteso, queste sono notizie messe in giro per confondere le acque: con la base sociale non c’è alcun problema. Prima dell’assemblea ho fatto almeno 20 pre-assemblee, un record».
Per convincere i soci?
«Ma no, per coinvolgerli. Una cooperativa ha senso se tutti partecipano, ma non tutti in un’assemblea plenaria con più di 200 persone prendono parola, dicono quello che pensano. Così ho voluto fare incontri con piccoli gruppi, per agevolare la partecipazione, per promuovere scelte condivise».
E quali preoccupazioni ha raccolto tra i soci? Che rassicurazioni ha saputo dare?
«Se le cose vengono spiegate bene ci si capisce subito, per i soci non c’è nessun rischio. Per quanto riguarda i depositi e i presiti è tutto pacifico. E anche sul personale le preoccupazioni sono infondate».
Avrà spiegato la sua linea, allora. Qual è?
«C’è la comunità di riferimento e c’è l’economia di scala, due cose che sono necessarie per far stare in piedi una cooperativa nel mondo del credito. La prima attiene alla resilienza, e si badi bene che la necessità di una comunità di riferimento non dev’essere letta soltanto dal punto di vista etico, è anche una questione economica. Una banca di credito cooperativo non si occupa solo di beni di mercato ma anche di beni collettivi come la fiducia, la capacità di identificarsi nei bisogni e nei destini della comunità.
E l’economia di scala?
«Questa ha a che fare con la resistenza verso eventuali choc esogeni. Le due cose devono essere in equilibrio. L’efficienza è importante quanto il riferimento a una comunità. Si tratta di contemperare questi due aspetti».
Presidente, sul territorio lagarino ci sono tre casse rurali: Alta Vallagarina che a breve si fonde con Lizzana, Vallagarina e Rovereto. L’economia di scala suggerirebbe la fusione.
«Certo, suggerirebbe questo. Ma l’economia di scala non sempre coincide con la volontà di considerare il bene della comunità di riferimento. Tra queste tre si tratta di capire quale eventuale aggregazione funziona meglio».
La riforma del credito cooperativo e la creazione del nuovo gruppo bancario fa pendere la bilancia verso l’economia di scala non trova?
«La riforma è stata fatta, margini non ce ne sono per poter fare qualcosa di creativo, perlomeno allo stato attuale».
All’assemblea era presente anche il ministro Fraccaro, che sulla riforma del credito cooperativo ha espresso qualche dubbio.
«Ha spiegato che l’avrebbero anche modificata ma la maggioranza delle casse rurali la condivideva, a differenza delle casse rurali altoatesine. Quindi è stata trovata una soluzione per gli istituti dell’Alto Adige. Ha detto però che se ci sono da fare degli aggiustamenti è disponibile».
Aggiustamenti che anche lei suggerirebbe?
«Sì, ma non so se sono gli stessi che suggerisce il ministro Fraccaro».