«Un fatto grave, ma abbiamo fiducia nella struttura»
Viaggio al Santa Chiara tra pazienti e familiari. Marco: «Il virus può essere ovunque»
TRENTO La morte sospetta al Santa Chiara non sembra aver destato particolare apprensione nelle persone. A distanza di un giorno dalla notizia della morte di un uomo trentino di 78 anni deceduto mercoledì sera dopo aver contratto la legionella, non c’è nessun allarmismo fuori l’ospedale. Anche se non manca la preoccupazione. «Speriamo che riescano a trovare nel breve tempo possibile la causa del decesso. Bisogna metterci la giusta attenzione nel risolvere il problema, ma ho piena fiducia nella struttura», dice Loner, appena uscito dall’ospedale per una visita.
Ancora non è chiaro, infatti, se sia stato il bacillo che determina la malattia a provocare il decesso dell’anziano, oppure se la morte sia stata causata dalle patologie preesistenti nell’uomo. Così come non è chiaro se il paziente abbia contratto la legionella nella struttura ospedaliera o altrove. Su questo sta indagando la Procura che ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo dopo la segnalazione da parte delle due figlie dell’uomo. «Ragionando per logica — osserva Luca — rispetto al totale delle persone che ci sono nella struttura è possibile che una persona contragga la legionella. Personalmente non mi preoccupa. Ho familiari che lavorano in struttura e credo che funzioni tutto alla perfezione. Il Santa Chiara sicuramente ha la sua età, ma ciononostante per i servizi che offre è un ottimo centro». Del resto è stato lo stesso direttore del Dipartimento di prevenzione dell’ospedale, il dottor Antonio Ferro, a dire che il rischio zero per questo tipo di batterio non esiste (Corriere del Trentino di ieri). Su un totale di 2 mila casi all’anno di legionellosi in Italia, il 12 per cento risulta infatti legato alle strutture ospedaliere. «La legionella può stare ovunque, non è una cosa difficile da escludere — afferma molto cinicamente anche Marco —. Deve esserci una normale preoccupazione, ma non bisogna creare allarmismo. La legionella c’è sempre stata in tutti gli ospedali».
Rimane alto comunque il sospetto che il paziente deceduto abbia contratto la legionella nell’ospedale. Dato che il periodo di incubazione del batterio va dai 7 ai 10 giorni l’anziano era stato ricoverato due settimane fa. Per questo da mercoledì, nel momento in cui gli è stata diagnosticata la patologia, è scattato il piano di prevenzione e controllo della legionellosi secondo le linee guida ministeriali con le analisi e i campionamenti di tutti gli ambienti nei quali è stato tenuto in cura l’anziano. «Non sono competente, ma è logico che il timore c’è — spiega Lidia mentre accompagna sua madre anziana all’ospedale —. Sono talmente occupata con le mie situazioni familiari che purtroppo non do peso a questa notizia. Ma non bisogna sottovalutare questi casi perché se ci si riflette non è normale essere ricoverati e non uscire più per questi motivi. Le persone debilitate a rischio, come mia madre, vanno tutelate». L’età avanzata e le patologie e i farmaci che provocano immunodepressione sono tra le cause principali che favoriscono lo sviluppo del batterio.