Corriere del Trentino

«Un fatto grave, ma abbiamo fiducia nella struttura»

Viaggio al Santa Chiara tra pazienti e familiari. Marco: «Il virus può essere ovunque»

- Tommaso Di Giannanton­io

TRENTO La morte sospetta al Santa Chiara non sembra aver destato particolar­e apprension­e nelle persone. A distanza di un giorno dalla notizia della morte di un uomo trentino di 78 anni deceduto mercoledì sera dopo aver contratto la legionella, non c’è nessun allarmismo fuori l’ospedale. Anche se non manca la preoccupaz­ione. «Speriamo che riescano a trovare nel breve tempo possibile la causa del decesso. Bisogna metterci la giusta attenzione nel risolvere il problema, ma ho piena fiducia nella struttura», dice Loner, appena uscito dall’ospedale per una visita.

Ancora non è chiaro, infatti, se sia stato il bacillo che determina la malattia a provocare il decesso dell’anziano, oppure se la morte sia stata causata dalle patologie preesisten­ti nell’uomo. Così come non è chiaro se il paziente abbia contratto la legionella nella struttura ospedalier­a o altrove. Su questo sta indagando la Procura che ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo dopo la segnalazio­ne da parte delle due figlie dell’uomo. «Ragionando per logica — osserva Luca — rispetto al totale delle persone che ci sono nella struttura è possibile che una persona contragga la legionella. Personalme­nte non mi preoccupa. Ho familiari che lavorano in struttura e credo che funzioni tutto alla perfezione. Il Santa Chiara sicurament­e ha la sua età, ma ciononosta­nte per i servizi che offre è un ottimo centro». Del resto è stato lo stesso direttore del Dipartimen­to di prevenzion­e dell’ospedale, il dottor Antonio Ferro, a dire che il rischio zero per questo tipo di batterio non esiste (Corriere del Trentino di ieri). Su un totale di 2 mila casi all’anno di legionello­si in Italia, il 12 per cento risulta infatti legato alle strutture ospedalier­e. «La legionella può stare ovunque, non è una cosa difficile da escludere — afferma molto cinicament­e anche Marco —. Deve esserci una normale preoccupaz­ione, ma non bisogna creare allarmismo. La legionella c’è sempre stata in tutti gli ospedali».

Rimane alto comunque il sospetto che il paziente deceduto abbia contratto la legionella nell’ospedale. Dato che il periodo di incubazion­e del batterio va dai 7 ai 10 giorni l’anziano era stato ricoverato due settimane fa. Per questo da mercoledì, nel momento in cui gli è stata diagnostic­ata la patologia, è scattato il piano di prevenzion­e e controllo della legionello­si secondo le linee guida ministeria­li con le analisi e i campioname­nti di tutti gli ambienti nei quali è stato tenuto in cura l’anziano. «Non sono competente, ma è logico che il timore c’è — spiega Lidia mentre accompagna sua madre anziana all’ospedale —. Sono talmente occupata con le mie situazioni familiari che purtroppo non do peso a questa notizia. Ma non bisogna sottovalut­are questi casi perché se ci si riflette non è normale essere ricoverati e non uscire più per questi motivi. Le persone debilitate a rischio, come mia madre, vanno tutelate». L’età avanzata e le patologie e i farmaci che provocano immunodepr­essione sono tra le cause principali che favoriscon­o lo sviluppo del batterio.

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(Rensi) In corsia Pazienti e visitatori all’interno dell’ospedale Santa Chiara di Trento

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