Boccia:«Serve un’Europa forte, la sfida è con il mondo esterno»
Il presidente all’Italia: non basta battere i pugni, servono alleanze per contare di più
BOLZANO In Trentino Alto Adige Vincenzo Boccia ci torna sempre volentieri, «perché con voi c’è una vera amicizia e siete una società aperta e inclusiva». E ieri, il presidente nazionale di Confindustria non si è perso l’occasione di essere in Fiera, a Bolzano, perché il tema «L’Europa siamo tutti noi», dell’annuale assemblea provinciale di Assoimprenditori , era un’occasione da non perdere per ripetere il “mantra”, che porta in giro da settimane: «L’Europa deve essere sogno e speranza, di cui la politica si deve riappropriare invece di cavalcare le ansie. Serve oggi visione e strategia per progettare e costruire un futuro di integrazione e piena occupazione per i nostri giovani».
Presidente cosa chiedono l’imprese all’Europa che uscirà dopo quello del 26 maggio, che si può definire un voto «storico»
«Che diventi un gigante politico compatto perché la sfida è con il mondo esterno e non tra Paesi. Da una parte abbiamo la Cina che spinge con la rotta della seta e dall’altra gli Stati Uniti con i dazi e queste sfide non si vincono da soli. Noi siamo politici, ma non partitici e, quindi, non parteggiamo per quella, piuttosto che per quell’altra formazione. Il mondo economico chiede solo un’Europa, si da riformare, ma più forte e integrata»
Ma per i sovranismi, anche in Italia, la visione è diversa.
«Ascolti, quando sono con i colleghi europei ripeto sempre che sono cittadino europeo di nazionalità italiana e questo per sottolineare che si può difendere l’interesse nazionale in un quadro europeo. L’Italia, per il prossimo governo europeo, deve puntare ad avere Commissari di alto livello, come, per esempio, al commercio, all’industria, alla concorrenza, al mercato interno. E da questo che si vede la dignità di un Paese. Non basta andare in Europa e battere soltanto i pugni sul tavolo. Al nostro Paese servono anche dirigenti di alto profilo e affrontare per tempo la sfida del dopo Draghi alla Banca centrale europea. Una visione d’insieme strategica da rafforzare con una grande alleanza riformista con Francia e Germania». Ma proprio la Germania, assieme ai «burocrati» europei è accusata, ad esempio, di troppa austerità, vedi lo sforamento del 3% del Prodotto interno lordo.
Sforare il 3% è una questione tutta italiana e non europea. Non facciamo promesse facili, che poi sarà difficile. Bisogna concentrasi sulle nostre imprese che sono state brave a rimanere competitive. Bisogna avere grandi obiettivi come investire di più in formazione, ridurre il costo del lavoro e i tempi della giustizia. Solo la crescita è la soluzione per eliminare i divari»
Parliamo di Autonomia differenziata per Veneto, Lombardia e Emilia Romagna. E’ meglio farla subito, come chiedono i governatori di queste regioni, o fare un’ulteriore riflessione, che sembra essere la linea del governo?
«Guardi il problema non è temporale, ma di merito. Deve servire a rendere più competitivi ed efficienti i territori e non dev’essere a danno degli altri. Inoltre, per noi, devono anche esserci delle clausole di “supremazia”, perché su argomenti delicati, come infrastrutture e energia, qualora dovesse esserci un conflitto Stato- Regioni, a prevalere deve essere l’interesse nazionale. Questo per evitare che si creino blocchi, come avvenuto in alcune regioni del Mezzogiorno, in cui si fermano i gasdotti che sono, invece, d’interesse nazionale. In questo quadro, sta al governo e al parlamento fare prima o dopo».
Grandi opere. Ci sono tanti no e le divisioni nel governo di fatto creano un’impasse. Questo crea un forte malessere nelle imprese
«Le infrastrutture vanno fatte. Bisogna spingere sul decreto “sblocca cantieri” e andare oltre. Abbiamo risorse già stanziate, che potrebbero attivare cantieri. Il che significa mettere in moto un’operazione anticiclica in termini economici. Le infrastrutture sono esse stesse parte di un’idea di società, collegano territori e, quindi, includono persone. Sulle infrastrutture il Paese costruisce la sua visione del futuro, sia tra territori e sia in rapporto al mondo».
E per l’Europa sono anche necessarie?
«Anche per il Continente serve una grande dotazione infrastrutturale. Ricordiamoci che le infrastrutture sono necessarie per le imprese che, insieme al lavoro, rappresentano la nostra ricchezza. Non abbiamo risorse come, ad esempio, il petrolio».